La «tigre turistica» torna a ruggire: Croazia meta al top anche nell’era Covid

Inarrestabile l’onda dei vacanzieri anche dalla Nuova Europa. Quasi 110 mila gli arrivi soltanto da Varsavia e Danzica
Turisti a Ragusa
Turisti a Ragusa

BELGRADO Code ai confini e ai caselli autostradali, hotel e ristoranti affollati, spiagge piene, dove spesso è impossibile persino immaginare di mantenere la distanza. Potrebbe non essere una stagione così disastrosa, quella del 2020, per la Croazia, “tigre turistica” che sta ricominciando a tirar fuori gli artigli e a ruggire, a differenza dei suoi concorrenti dell’Europa sudorientale. È quanto suggeriscono nuovi dati ufficiali resi pubblici ieri dall’Ente turistico croato (Htz), relativi ai primi nove giorni di agosto, inizio di un mese-chiave per il comparto e l’economia in generale, in una nazione dove il turismo pesa per il 25% sul pil. Htz che ha reso noto che, dal primo al nove agosto, sono stati oltre un milione gli arrivi nel Paese, con oltre 7,2 milioni di pernottamenti.

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Più esauriente è però un altro dato, il confronto con l’anno scorso. I turisti e i pernottamenti dei primi di agosto del 2020 hanno infatti toccato quota 70% rispetto a quelli del 2019, ultima felice stagione prima della pandemia, un dato oltre le aspettative per un Paese che, in primavera, sperava nella migliore delle ipotesi di registrare un dimezzamento dei turisti su base annua. A luglio, il calo del turismo croato era stato del 40% circa rispetto al 2019. Turisti che invece ricominciano ad accorrere a frotte, con picchi proprio durante lo scorso weekend, quando si sono registrati 323mila arrivi, ha specificato l’Htz. Numeri che sono corroborati dalle immagini e dai video trasmessi dalla Tv pubblica croata, che ha commentato le «lunghe code» ai valichi confinari e le attese in entrambi i sensi di marcia ai caselli autostradali a Zagabria, direzione mare. E ha parlato di traffico del tutto identico a quello del 2019.



Nel weekend, è stato pari al «92% di quello dello scorso anno alla barriera di Lucko», ha specificato Perica Siljeg, delle autostrade croate (Hac). A “salvare” la stagione turistica croata sono stati, sempre secondo stime dell’Htz, i tedeschi, con 225mila arrivi ai primi di agosto e +6% rispetto al 2019, seguiti dai vacanzieri croati (178mila, +18%) e gli sloveni (133mila, +10%), ma anche i polacchi, che hanno letteralmente invaso quest’anno la costa dalmata. Sono stati quasi 110mila gli arrivi da Varsavia e Danzica (+16% anno su anno), ma ottimi risultati – anche grazie a un imponente battage pubblicitario – stanno arrivando pure dai mercati di «Austria, Cechia, Slovacchia e Ungheria», ha illustrato il direttore dell’Htz, Kristjan Stanicic. Stanicic che ha però fatto anche appello ai turisti, stranieri e non, a rispettare le misure anti-Covid, un messaggio particolarmente appropriato soprattutto quando si rincorrono notizie di turisti stranieri che sarebbero stati contagiati durante le ferie in Croazia. «Abbiamo avuto diversi rapporti dalle autorità sanitarie di Germania, Italia, Austria e Slovenia su turisti contagiati qui», ha confermato ieri il numero uno dell’Istituto di salute pubblica croato, Krunoslav Capak, che ha definito tuttavia la situazione epidemiologica nel Paese – ieri solo 45 contagi, un decesso - come «favorevole».

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E ha specificato che il maggior problema, al momento, rimangono i night club. In ogni caso il numero di turisti infetti è limitato e i dati dei contagi restano «eccellenti» perché esigui, considerato «che al momento ospitiamo 900mila turisti», ha aggiunto Capak. Non si può invece essere ottimisti sul fronte crociere: -90% gli arrivi in Croazia. E non si sorride neppure in uno dei “competitor” di Zagabria, il Montenegro, Paese che basa addirittura il 32 % del suo Pil e dell’occupazione sul turismo. Secondo dati ufficiali dell’Ufficio statistico Monstat, a giugno il crollo degli arrivi su base annua è stato del 90% - -91,4% i pernottamenti- e anche a luglio si sarebbe registrato un profondissimo rosso, ha anticipato il quotidiano Vijesti. Deprimenti le stime anche in Grecia, dove si teme un crollo del Pil del 6% a causa dei mancati introiti del comparto. Ma problemi sono segnalati anche i Paesi che stavano scalando le classifiche del turismo globale, in particolare Romania e Bulgaria – dove l’amatissima dagli inglesi Sunny Beach è quasi deserta. —


 

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