La testimonianza: «Golpe vero in Turchia ed Erdogan stava per essere ucciso»
TRIESTE. Marco Ansaldo, inviato di Repubblica si trova a Istanbul da dove ci racconta le ultime novità sul golpe turco contro il presidente Tayyip Erdogan.
Quello in Turchia è stato un golpe vero oppure un trucco orchestrato da Erdogan? Credo che il golpe sia reale, basta vedere il volto di Erdogan nel momento decisivo che è quello del video sul cellulare quando si rivolge ai suoi cittadini e chiede loro di resistere e di andare in piazza, lì si vede l’immagine di un uomo che ricorda molto il presidente romeno Ceausescu quando era negli ultimi momenti della sua vita, un volto sofferente, con l’occhio quasi chiuso. Oggi ho parlato con un suo fedelissimo e mi diceva che lo stavano quasi per assassinare.
Questo ci dimostra però che Erdogan era sull’orlo dell’abisso... In quel momento però lui ha avuto la capacità ferina di voltare la vicenda a suo favore, ma lui stava quasi per essere sconfitto.
La frangia militare golpista che cosa voleva cancellare della politica di Erdogan? L’Esercito da sempre considerandosi il garante della laicità della Turchia non è stato mai d’accordo con la politica di Erdogan che nel corso degli anni si è sempre più rivelata scarsamente democratica e molto più vicina ai proclami fatti dai religiosi. Dopo il video di Erdogan durante il golpe alcuni muezzin dalle moschee hanno chiamato la gente. E la gente è scesa in piazza. Una parte dei militari non è mai stata d’accordo su questo.
C’è stato un lungo braccio di ferro... Sì, nel 2007 molti generali sono stati arrestati dal governo islamico conservatore, poi c’è stato una sorta di patto.
Quale patto? Quello di ricominciare la guerra nel sudest dell’Anatolia contro il Pkk curdo. Un accordo tra governo ed Esercito.
Accolto positivamente da tutti i generali? No, non tutti i generali sono d’accordo con Erdogan. I militari non sono iper religiosi, tutt’altro, quindi all’interno dell’Esercito c’è stato chi ha voluto provare l’azione di forza, ma è fallita.
Ora Erdogan cavalca ul suo successo e ha avviato una pesante serie di purghe... Le purghe ci sono, continueranno, il pugno sarà durissimo nei confronti non solo dei golpisti ma anche nei confronti di moltissimi giudici che Erdogan considera vicini ai golpisti. Ma Erdogan mostra però anche molte debolezze.
Quali sono questi punti deboli di colui che in Turchia viene chiamato “il califfo”? Non è un leader pienamente democratico, è un leader che entra nelle redazione facendo spianare i fucili, cambiando i redattori da un giorno all’altro e da un giorno all’altro le linee politiche sono completamente diverse con i media quasi totalmente asserviti. Un leader che combatte i curdi considerandoli come terroristi, mentre invece c’è un partito democratico curdo che ormai combatte ad armi pari sulla piazza elettorale e in Parlamento.
Erdogan è sempre stato un grande nemico di internet, ma alla fine si è servito proprio di internet per salvarsi la vita... Sì, paradossale, perché la piazza lo odia, basta pensare ai fatti di Gezi park nel 2013. Allora è iniziato con il divieto di assembramento e tutto si è poi rivolto sui social media, con la tv turca che faceva vedere i filmati sui pinguini mentre la Bbc e la Cnn mostravano la rivolta. Per questo lui odia Facebook, Google, Twitter. Non li ammette. Li ha bloccati tante volte.
Ma nel momento del bisogno... Sì, i vecchi generali hanno puntato alla tv di Stato mentre lui, Erdogan ha usato i media privati che hanno subito trasmesso il suo appello su Facetime che poi gli ha salvato la vita.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo