La testimonianza dei nemici della mafia sbarca a Trieste nel nome di Pio La Torre

l’evento
Il 30 aprile di 36 anni fa Cosa nostra assassinava uno dei suoi più strenui avversari: Pio La Torre, sindacalista, politico nel senso nobile del termine, uomo di fiducia di Enrico Berlinguer. Assieme a lui perdeva la vita il compagno di partito Rosario Di Salvo, che si trovava a bordo della stessa auto. Ma non solo. Il 1982 fu l’anno della grande mattanza, all’interno della cosiddetta Seconda guerra di mafia tra i corleonesi e le cosche rivali, che non si limitarono a uccidersi tra di loro. Magistrati, politici, sindacalisti, rappresentanti delle forze dell’ordine e così via. Il 1982 fu però anche l’anno dell’approvazione della legge che, poco prima, era costata la vita a Pio: quella nota come “Rognoni - La Torre”, appunto, che mirava a colpire il patrimonio dei clan mafiosi con i sequestri dei beni e le successive confische.
L’articolo 416 bis introdusse per la prima volta nel Codice penale il reato di associazione mafiosa, cui fa da corollario il concorso esterno nell’associazione mafiosa: un vero e proprio spartiacque nella storia della lotta al crimine organizzato. Una complessa trama lega la nostra attualità a quel passato, soltanto in apparenza lontano nel tempo e nello spazio.
Se ne parlerà oggi pomeriggio alla libreria Lovat di Trieste assieme a Franco La Torre, figlio di Pio e prosecutore dell’impegno del padre nella lotta alla criminalità organizzata. Ma anche con Attilio Bolzoni, cronista di Repubblica nonché tra i più autorevoli giornalisti d’inchiesta antimafia in Italia, e con il direttore del Piccolo Enzo D’Antona.
L’appuntamento è alle 17.30: “Eredità, storie e futuro del 416 bis e dei beni confiscati” è il titolo scelto per l’incontro.
A organizzare la conferenza sono due associazioni giovanili. «All’interno dell’università purtroppo non si tratta in maniera approfondita dell’antimafia e di chi ha combattuto dando la vita, per ideali di giustizia e di legalità», spiega Margherita Buccilli, socia del nodo triestino di Elsa, l’organizzazione che a livello internazionale riunisce gli studenti di Giurisprudenza, Scienze politiche ed Economia.
«Ecco il perché dell’incontro - prosegue - al di fuori delle mura universitarie, nel tentativo di annullare la distanza tra il pubblico e chi sta in cattedra». «I beni confiscati alle mafie sono in aumento anche in Friuli Venezia Giulia», aggiunge Francesco Trotta, membro della onlus Cosa vostra, nonché moderatore del dibattito di oggi.
Cosa vostra, di cui Pio La Torre è presidente onorario, aggrega giovani attiviste e attivisti dell’intero Nordest impegnati, tutti a titolo di volontariato, nella diffusione della cultura della legalità tramite progetti didattici nelle scuole e attraverso una redazione web, dove sono pubblicati approfondimenti proprio sul tema dell’antimafia (www.cosavostra.it). «Terreni, ville e non solo - continua Trotta -. In Fvg sono 15 gli immobili sequestrati, già destinati al riutilizzo pubblico. Altri 40 sono ancora in mano all’Agenzia nazionale, che ha in carico le procedure. Il territorio con più confische è il Pordenonese ma pure Trieste non se la passa male, con cinque beni confiscati in centro città e altritre nel Comune di Duino Aurisina. E le procure continuano a indagare. Bisogna smetterla con l’idea che il Nordest sia un’isola felice. La mafia non è più quella di Totò Riina. Accanto ai vecchi capi ci sono le nuove generazioni, sotto cui sta un esercito di colletti bianchi: avvocati, notai, commercialisti che hanno sede nel Settentrione e aiutano il crimine organizzato a infiltrarsi nella nostra economia. Ma la mafia non nasce dal nulla: attecchisce dove trova terreno fertile. Ecco perché è importante combatterla a partire dal piano culturale».
Di Cosa vostra fanno parte persone come Asia Rubbo, studentessa magistrale in Sociologia a Padova, originaria di Bolzano: «Ho fatto la triennale a Innsbruck, vengo da un mondo dove tutto apparentemente funziona alla perfezione. Dall’estero ho iniziato a vedere la mafia con occhi diversi: la sua storia è la storia del nostro Paese ma nessuno la racconta. Ci dicono che il problema sono i migranti. Eppure, quando ho proposto una tesi magistrale sulla criminalità in Veneto, un professore mi ha avvertita: “Stia attenta a non mettersi nei guai”». —
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