La “tassa di disturbo” porta 770 mila euro nelle casse del Comune

Tra denaro già incassato e denaro da riscuotere gli uffici comunali dell’Ambiente calcolano una somma che fa circa 770 mila euro. E che fa contenta l’assessore leghista Luisa Polli, la quale ha potuto conferire queste risorse nel redigendo bilancio 2017, nelle sospirate voci di entrata.
Questi 770 mila euro - spiega la Polli - sono spettanze che derivano al Comune dalla cosiddetta “tassa di disturbo ecologico”: poichè il territorio municipale ospita un impianto di smaltimento di rifiuti provenienti anche da altre zone, ha diritto a un risarcimento per il disagio subìto.
Lo prevede un Decreto del presidente della giunta regionale, lo 0502 per esattezza, risalente all’ottobre 1991, quando a capo del governo giulio-friulano sedeva il democristiano Adriano Biasutti: si trattava del regolamento esecutivo della legge 30/1987. In base a quel provvedimento, il Comune triestino ha diritto a 2,54 euro/tonnellata per i rifiuti urbani e a 3,82 euro/tonnellata per i rifiuti speciali “non pericolosi”.
Il termovalorizzatore attualmente funzionante, più noto come inceneritore, è situato in via Errera ed è gestito dalla srl Hestambiente posseduta al 100% dal gruppo Hera, attraverso le due controllate Herambiente (70%) e AcegasApsAmga (30%). Ma, fino al luglio 2015, il termovalorizzatore di Trieste (e quello di Padova) erano in mano della sola AcegasApsAmga.
Queste spiegazioni preliminari, soprattutto per quanto riguarda l’avvcendamento gestionale, sono indispensabili onde comprendere perchè - a giudizio dell’assessore Polli e della struttura amministrativa - il Comune era rimasto indietro nelle riscossioni o, a seconda dei punti di vista, Hestambiente (o altra realtà del gruppo Hera) aveva rallentato la dazione.
Al punto che una nota comunale datata 4 aprile presentava il conto degli insoluti, dal 2014 al 2016. Più precisamente gli uffici dell’Ambiente chiedevano sul 2014 l’integrazione del primo semestre e il saldo del secondo semestre per un totale di 255 mila euro; sul 2015 il pagamento del secondo semestre per un importo di 190 mila euro; sul 2016 l’intera tassa annuale per un ammontare di circa 335 mila euro. Una somma che, come anticipato, andava ad aggirarsi attorno a 770 mila euro.
Nel giro di un paio di settimane il gestore ha parzialmente riscontrato la sollecitazione comunale: il procedimento di riscossione non è ancora concluso per quanto riguarda il 2014, mentre lo scorso 21 aprile la bolletta 16145 ha “onorato” quanto dovuto nel 2015 e nel 2016. Quindi, fisicamente, nelle casse municipali sono finora affluiti circa 525 mila euro rispetto al totale preteso di 770 mila euro.
«Nessuna intenzione polemica contro la precedente amministrazione - vuole accuratamente chiarire Luisa Polli - ed è inutile rincorrere le responsabilità di questi “incagli”. E’invece importante evidenziare che queste risorse sono state finalmente recuperate e inserite nel bilancio 2017, ridando linearità e chiarezza al rapporto tra il Comune e il gestore dell’impianto».
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