La sua firma è su due liste Si oppone e va a processo

Era stato condannato dal giudice per le indagini preliminari per aver sottoscritto due liste di candidati, durante la fase di raccolta delle firme necessarie a partecipare alle elezioni comunali di Monfalcone del 2016. L’uomo, Salvatore Ceriello, 33 anni, nato a Napoli ma residente in città, lo scorso aprile aveva ricevuto un decreto penale di condanna. Il gip Rossella Miele, del Tribunale di Gorizia, in virtù del reato contemplato all’articolo 93 del Dpr 570 del 1960 che vieta la sottoscrizione di più liste, aveva sancito una pena di un mese e mille euro di multa. Ma il giovane, sicuro che ci fosse stato uno sbaglio considerato che lui di firme sostiene di averne apposta una sola, s’è affidato a un legale per andare a fondo della vicenda e far valere le sue ragioni. Insomma, a suo dire, la seconda firma non gli appartiene proprio. L’avvocato Sascha Kristancic ha presentato opposizione al decreto penale di condanna del gip, a fronte della richiesta di giudizio immediato. Venerdì scorso davanti al giudice monocratico Gianfranco Rozze, al Tribunale di Gorizia si è aperto il processo a carico del 33enne. Il giudice ha revocato il decreto penale di condanna rinviando l’udienza al 15 giugno.
Si profila un dibattimento che, a questo punto, non darà nulla per scontato. E vedrà sfilare in aula, a titolo di testimoni, tutta una serie di politici monfalconesi, compresi gli attuali amministratori e consiglieri del Comune di Monfalcone, all’epoca impegnati nella campagna elettorale. Testimoni richiesti dal legale difensore Kristancic e già ammessi dal giudice Rozze. Processo per «fare piena chiarezza», ha affermato l’avvocato Kristancic. Una “sfida”, quella intrapresa dal 33enne, considerato che il reato contestato prevede pene fino a 2 anni e un’ammenda fino a 10mila euro.
Ceriello s’è trovato davanti a una situazione non certo irrilevante. Quale elettore per il Consiglio comunale di Monfalcone, secondo l’accusa aveva dunque sottoscritto più di una lista di candidati. Nella fattispecie la civica Alternativa per Monfalcone a sostegno della candidatura a sindaco di Suzana Kulier, e Fratelli d’Italia - Alleanza nazionale a supporto del candidato sindaco Anna Maria Cisint. La normativa stabilisce l’obbligo da parte degli elettori di sottoscrivere una sola lista, escludendo quindi anche la possibilità di firmare più liste in appoggio allo stesso candidato sindaco (in quella tornata elettorale emersero 82 doppioni). Obbligo per il quale l’autenticatore preposto alla identificazione delle sottoscrizioni, non è comunque tenuto a farlo presente ai cittadini. Sta di fatto che erano risultate due firme del 33enne, apposte a liste peraltro concorrenti nella tornata elettorale. Sottoscrizioni per le quali deve anche essere indicata la modalità di identificazione. Nel caso specifico, nell’una erano stati riportati i dati del documento di identità dell’uomo, mentre nell’altra era scritto «per conoscenza personale», tutto in piena regolarità. E lo scorso aprile il recapito della comunicazione del decreto penale di condanna del gip Rossella Miele. Il legale ha quindi proceduto con l’opposizione al decreto richiedendo il giudizio immediato. Venerdì la revoca del decreto, con il giudice monocratico a dar corso al procedimento rinviando l’udienza a giugno.
Si partirà dai testi del pubblico ministero, i carabinieri che all’epoca s’erano presentati in Comune per l’acquisizione delle due liste in questione. Quindi i testimoni presentati dalla difesa e accolti dal giudice. Si tratta di Suzana Kulier, attuale consigliere comunale, allora candidato sindaco, il primo cittadino Anna Maria Cisint, allora candidata alla carica di primo cittadino, Giuliano Antonaci, all’epoca della civica Monfalcone responsabilmente con i fatti, Mauro Steffè, attuale consigliere di maggioranza con Fratelli d’Italia, e l’ex sindaco Pd, Silvia Altran, attuale consigliere di opposizione.
«Contesto il fatto che sia autentica la firma apposta su una delle due liste – ha osservato il legale difensore –. Il mio assistito ne ha sottoscritta una sola. E vuole capire, anche attraverso i testimoni, le modalità di acquisizione delle firme, non solo per quanto lo riguardi in questo procedimento, ma altresì nel senso più generale. Vogliamo chiarire com’è avvenuta la raccolta delle firme dei cittadini elettori». L’avvocato Kristancic ha aggiunto che «si tratta di capire in entrambi i casi chi siano stati i rispettivi autenticatori dei sottoscrittori». Il giudice monocratico peraltro può disporre d’ufficio, durante il procedimento, qualora lo ritenesse, una perizia calligrafica.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo