La stretta della Procura sull’area della Ferriera

TRIESTE Nuove centraline per l’analisi delle emissioni inquinanti e “nasi elettronici” per sondare l’impatto degli odori nel centro abitato che, come risaputo, rendono spesso insopportabile la vita a Servola. La Procura, già alle prese con esposti e fascicoli di varia natura, torna a farsi avanti nell’intricata vicenda della Ferriera mettendo in atto una doppia operazione di monitoraggio nel rione e nelle vicinanze della fabbrica. Un altro filone investigativo?
«Dobbiamo parametrare il nostro intervento preventivo e repressivo, oltre che sulla base del decreto legislativo 152 del 2006 (norme in materia ambientale, ndr), anche sulla nuova Aia», si limita a dire, per il momento, il procuratore capo di Trieste Carlo Mastelloni. L’impressione è che il tema Ferriera, in questi mesi schiacciato dai rimpalli polemici tra Comune e Siderurgica triestina, sia rientrato a pieno titolo in cima all’agenda del palazzo di giustizia, versante Procura, al di là di quanto emerga pubblicamente. «Lo stabilimento siderurgico - osserva lo stesso Mastelloni - è sempre all’attenzione di questa Procura e soltanto i dati salienti sono oggetto di comunicazioni a mezzo stampa». Le prossime mosse, pare, si stanno già studiando in questi giorni nelle stanze dei pm coinvolti.
La prima andrà a segno nel giro di qualche mese e tocca proprio il filone ambientale. L’intenzione è installare altri impianti di controllo, da aggiungere a quelli dell’Arpa, per studiare con ulteriore precisione le particelle che fuoriescono dalla fabbrica. Serve in effetti un riscontro più accurato sulle tipologie di polveri, comprese quelle “ipersottili”, come le Pm 2,5. «Queste non sono mai state rilevate», fanno notare in Procura. Tirando le somme si arriverà a “certificare” una volta per tutte l’incidenza delle sostanze sull'aria, e in definitiva sulla qualità della vita, dopo le indicazioni previste dall'Aia.
I dispositivi saranno anche in grado di esaminare le emissioni estemporanee e la loro pericolosità, come le fumate nere o rossastre che di tanto in tanto, per svariati motivi, si alzano dallo stabilimento allarmando i residenti. Fenomeni documentati in più di un’occasione dai servolani con foto e video. La Procura stessa, in queste settimane, sta raccogliendo le testimonianze e le segnalazioni dei cittadini.
Ma accanto alle emissioni, si apre un ulteriore campo di indagine: quello degli odori percepiti, con il posizionamento di apparecchiature tecnologiche capaci di “annusare” le esalazioni che si diffondono nel rione. La puzza, insomma. Perché anche questa, al di là dei rischi sulla salute, ha rilevanza sulla quotidianità delle persone che vivono a poche decine di metri dalla Ferriera. Veri e propri “nasi elettronici” in grado di analizzare le componenti chimiche e valutarne l’esatta provenienza.
Il capitolo “odori” non è un vezzo della magistratura, ma è previsto espressamente all’interno dell’Allegato 3 dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale: un passaggio veloce, di sette righe in tutto, che però impone alla proprietà di studiare pure questo aspetto «entro un anno» dal varo del documento. L'attenzione della Procura resta dunque alta. Lo si è visto pochi giorni fa, con l’ispezione dei carabinieri del Noe nella banchina dello stabilimento. L'intervento era stato sollecitato da un esposto dei Verdi del Friuli Venezia Giulia, preoccupati della tenuta strutturale del molo. L’area, a sentire i timori, nel corso degli anni sarebbe stata riempita con materiale ferroso, «vecchie carcasse di camion», si legge nel documento. Materiale che avrebbe provocato «lo smottamento di quello vecchio e quindi danni ai pali del molo». Di qui la richiesta di una verifica statica sull’infrastruttura. Niente di tutto questo: gli accertamenti, che hanno reso necessario anche l’impiego dei sommozzatori, al momento non hanno evidenziato alcuna criticità. Sul posto per l’appunto i carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico), il Genio civile, l’Arpa, i vigili del Fuoco e l’Azienda sanitaria. L'ispezione non si è fermata lì: nella stessa giornata la Procura si è mossa anche per accertare l'inquinamento acustico prodotto dalla fabbrica, peraltro oggetto di scontro tra il Comune e la proprietà. In particolare, da quanto è stato possibile ricostruire, sono stati controllati gli interventi impiantistici già attuati sugli impianti di aspirazione delle polveri.
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