La strana idea dell'ovovia Molo IV-Opicina: Bora e costi esorbitanti non frenano il Comune di Trieste
TRIESTE Un dato è certo: all’ambizioso progetto dell’ovovia tra Molo IV e Opicina l’amministrazione comunale ci crede davvero. Lo dimostra la rapidità con cui sta portando avanti l’operazione, annunciata un po’ a sorpresa in piena emergenza sanitario-economica da Covid-19. Già approdata in giunta nei giorni scorsi la delibera per partecipare al bando del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla mobilità sostenibile, e ottenere quindi i fondi necessari a coprire le consistenti spese di realizzazione dell’opera. Il costo dell’operazione è di 30 milioni di euro, che verrebbero interamente coperti dai finanziamenti destinati ai sistemi di Trasporto rapido di massa ad impianti fissi, se Trieste risultasse tra i vincitori della gara. «A mio avviso abbiamo buone possibilità - commenta l’assessore all’Urbanistica Luisa Polli -, anche perché non ci sarà, pare, molta concorrenza».
Già definite anche le coordinate logistiche dell’impianto che, secondo le previsioni comunali, una volta a regime dovrebbe dare lavoro ad una trentina di persone tra macchinisti e tecnici. L’itinerario innanzitutto: partenza dal Molo IV, fermate intermedie all’altezza della Centrale idrodinamica, nella zona del polo museale, al Bovedo, dove c’è il parcheggio di interscambio, e poi su fino a Campo Romano. Tempo di percorrenza del tragitto 13 minuti, capacità di 2 mila persone all’ora.
Ma gli scenari immaginati dall’amministrazione non finiscono qui. «Prevediamo un’ovovia che giri continuamente e che consenta a chi si sposta in bici di caricarsela sulla cabina. La bellezza di questo impianto sta nel fatto che si può raggiungere il Carso senza muovere l’auto (come si poteva fare quando era regolarmente in funzione il tram, fa notare più di qualcuno sui social e non solo, ndr). L’orario nei fine settimana verrà ricalibrato diversamente da quello dei bus, in base al rapporto costi-benefici, per consentire ad esempio chi vuole andare ad esempio in osmiza (peccato che la maggior parte delle “frasche” disti parecchio dal centro di Opicina, ndr), e chi decide di andare in città per cena, di rientrare a casa senza guidare. Alla stazione di arrivo ci saranno delle navette per chi vuole andare in pellegrinaggio a Montegrisa».
Lo studio di fattibilità, senza «un progetto di dettaglio», è già stato concepito dagli uffici del dipartimento Territorio e Mobilità (direttore Giulio Bernetti), che Polli ringrazia per aver colto l’idea da lei accarezzata già ai tempi in cui lavorava in Regione. Il progetto rientrerà nel piano urbano della mobilità sostenibile e nella riqualificazione del Porto vecchio.
«Abbiamo già preventivamente fatto un passaggio anche con la Soprintendenza – specifica l’esponente della giunta Dipiazza. Ad esempio, quando l’ovovia si muoverà in orizzontale sopra i magazzini del Porto vecchio, l’intervisibilità prevista dal Piano paesaggistico non verrà intaccata. Quando invece procederà da park Bovedo verso l’alto, non passerà sopra le case. Le cabine saranno in vetro, eccetto il pavimento e quindi l’impatto visivo sarà minimo. Inoltre, è già stato considerato il problema geologico e quello della bora: gli uffici hanno eseguito dei calcoli ed è emerso che l'impianto terrà fino a 75 chilometri di raffiche». Una soglia che, secondo le valutazioni dei tecnici, viene superata circa 30 volte l’anno, e non è detto che si chiuda l’impianto solo per una raffica. Quindi, al massimo l’impianto si fermerà per un periodo massimo di un mese l’anno. Un ostacolo evidentemente non sufficiente a scoraggiare il Comune che si spinge addirittura ad immaginare gli step successivi in caso di vittoria del bando. «Sono solo un paio le società a livello mondiale che si occupano di questo settore - conclude Polli -, il che permetterebbe di procedere celermente nella gara. Se tutto fila liscio, si potrebbero iniziare i lavori già a ottobre 2021». —
red. cr.
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