«La strada migliore? Creare tre Province e fondere insieme Trieste e l’Isontino»
TRIESTE La giunta rompe il riserbo sulla riforma degli enti locali. «L’ipotesi più probabile è basata su tre Province», annuncia Pierpaolo Roberti, secondo cui «l’unificazione di Trieste e Gorizia è la soluzione più naturale», accanto alla riproposizione di Udine e Pordenone. Il braccio operativo di Massimiliano Fedriga nel riassetto delle aree vaste farà di tutto per convincere i sindaci isontini, ma non manca un piano B, basato sulla compresenza fra Città metropolitana di Trieste e Provincia di Gorizia, con Monfalcone chiamata a scegliere sotto quale amministrazione collocarsi.
Dopo giorni di polemiche, ora la giunta sposa l’unificazione fra i due territori?
Avremmo tre aree omogenee per numero di abitanti. Gli enti economici hanno poi già iniziato a unirsi: Camere di commercio e Confindustria, ma presto arriveranno i Confidi.
Delle proteste dei sindaci Ziberna e Cisint cosa pensa?
Ho sempre detto che la riforma ascolterà i territori e rispetterà l’identità: assurdo non farlo dopo aver criticato il metodo usato per le Uti. A giorni convocherò i sindaci isontini per capire se ci sono margini per superare le incertezze. Altrimenti nasceranno la Provincia di Gorizia e la Città metropolitana di Trieste, perché la Provincia di Trieste sarebbe un ente inutile.
Come convincerà i riottosi?
Spiegherò la necessità di fare massa critica, garantirò il rispetto della parte del Goriziano che ha cultura friulana e rassicurerò che nessun territorio sarà umiliato. Si potrebbe pensare a un’alternanza per la presidenza: l’autonomia permette diverse soluzioni.
Se la mediazione fallisse?
Concorderemo coi sindaci dell’ex provincia di Trieste un assetto di Città metropolitana. Ho comunque proposte per la possibile unificazione del monfalconese con la Città metropolitana. Ci sono molti punti in comune: presenteremo un progetto serio e indiremo un referendum consultivo.
E il resto dello schema?
Le Province di Udine e Pordenone avranno il perimetro di un tempo, senza scorporare la montagna, che avrà forme di autonomia nei rispettivi enti.
Saranno enti elettivi anche se la riforma Delrio non prevede più l’elezione diretta?
Assolutamente sì. Una legge ordinaria come la Delrio ha meno peso di una legge costituzionale, come la modifica del nostro Statuto regionale. Fra le ipotesi che valutiamo, questa è la soluzione preferita: modifica dello Statuto, con doppio passaggio parlamentare. Presenteremo la legge nei prossimi mesi, creando gli enti con forma commissariale, in attesa che la modifica statutaria permetta di far partire la fase elettiva, che mi auguro arrivi prima possibile.
Il doppio passaggio parlamentare è complicato…
Sono molto ottimista.
Che funzioni eserciteranno le nuove Province?
Prenderanno quelle delle ex Province e alleggeriranno la Regione da ciò che non è programmazione. Saranno inoltre di supporto ai Comuni, che potranno demandare all’ente intermedio vari servizi: questo potrà farlo il commissario, che gestirà da subito anche edilizia scolastica e funzioni non politiche. Già durante i commissariamenti sposteremo quote di personale. Poi arriveranno altre funzioni, senza tempi scritti in legge: viabilità, ambiente e piccole funzioni d’area vasta. Valuteremo inoltre se affidare anche valorizzazione delle lingue minoritarie e trasporto pubblico locale.
Come farete col personale?
La prima base sarà quello oggi nelle Uti. Ricordo che il Comparto unico ha età media elevata. Con le modifiche alla legge Fornero il turnover accelererà moltissimo: via via che trasferiremo le funzioni saranno direttamente le Province ad assumere. Non saranno molti i dipendenti regionali trasferiti.
E i costi?
Le Uti non hanno prodotto risparmi ma moltiplicato la dirigenza e disperso risorse. Inoltre il passaggio del personale da Province a Regione ha portato all’aumento degli stipendi. Scriveremo in legge che determinate spese vanno limitate ad alcune percentuali, mentre il resto sarà collegato alle funzioni davvero svolte.
Il centrodestra non si era espresso per abolire le Province?
Quando il Consiglio ha votato nella scorsa legislatura, l’unica nostra consigliera era Barbara Zilli, uscita dall’aula.
Il nome lo avete già deciso?
Lo sceglierà il presidente.
Porterà a termine la riforma o la ritroveremo candidato sindaco di Trieste?
Chi fa politica per passione sogna di fare il sindaco del proprio comune. Ma oggi lavoro in Regione e mi gratifica gestire enti locali, sicurezza e immigrazione: tre assi portanti del nostro programma. —
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