La storica pasticceria Mignon di via Conti entra a far parte del club dei locali storici

L’attività è iniziata nel lontano 1933. Scatta la pratica per il “gotha”: il Comune è d’accordo, la parola alla Regione 
La pasticceria Mignon
La pasticceria Mignon

TRIESTE È un pezzo della Trieste anni Trenta, che avvolge anche il forno del dessert. Poco prima che via Conti, lambita piazza Perugino, termini la sua corsa in viale d’Annunzio, sulla sinistra sorge una pasticceria, che quest’anno compirà 87 anni. Pertanto, in considerazione di questa milizia dolcemente lunga e del possesso di arredi-strumenti d’antan, i gestori hanno chiesto a Comune (prima istanza) e a Regione (seconda e decisiva istanza) il riconoscimento di locale storico. La giunta municipale, su proposta dell’assessore Serena Tonel in base all’istruttoria compiuta dalla dirigente Francesca Dambrosi, si è intanto espressa con favore. Il nome è gentile, “Mignon”, e, qualora sia quello originario, nonostante l’ascendenza ultramontana, ha resistito all’italianissima vigilanza lessicale del Ventennio. A compiere il passo amministrativo gli eredi di Maurizio Benato, i signori Eleonora Cattaruzza, Samanta e Marino Benato. Così hanno scritto sui moduli all’attenzione degli uffici deputati alla verifica del pedigree: «Siamo una pasticceria artigianale tradizionale triestina, operiamo un prodotto derivato da antiche ricette tratte dai quaderni di più di 50 anni fa di Benato Maurizio».

L’attività è nata nel 1933, proprio l’anno in cui, secondo quanto riportato dagli eredi Benato, è stato realizzato l’edificio che al pianterreno accoglie la pasticceria. La storia della bottega conta su quattro esercenti: il primo fu Matteo Hrelia dal 1930 al ’39, il secondo Ruggero Nasazio dal 1940 al 1964, il terzo Giuseppe De Nicoloi dal 1964 al 1971, infine nell’agosto 1971 la pasticceria venne rilevata da Marino Benato.

Quindi, la famiglia degli attuali gerenti manda avanti “Mignon” da ben quarantanove anni. «Abbiamo mantenuto gli stessi servizi - aggiungono nella domanda - apportando una maggiore tipologia del prodotto artigianale». Nel 1988 la parte aperta al pubblico è stata restaurata.

Tra laboratorio e negozio si lavora in meno di 50 metri quadrati. A supporto logistico funziona un magazzino. Alla voce “elementi significativi” i Benato elencano il forno “Leira” con pianale in terracottacostruito a Novate Milanese (quella di Leira è una storia nella storia, un’azienda fondata durante la guerra da un ufficiale e da alcuni commilitoni), i cilindri raffinatori Artofex, lo sbattiuova fabbricato dalle officine Pietro Berto, tre bilance (due Berkel, 1 Bizerba), il mulino da zucchero, i vasi in vetro per caramelle ecc., l’insegna del negozio. La zona Perugino-d’Annunzio (inizialmente viale Sonnino) è stata in buona parte edificata negli anni Trenta, coeva a Mignon. Federica Rovello, co-curatore di “Trieste 1918-1954. Guida all’architettura”, ricorda come vennero espropriate e demolite numerose case, dove sorsero «compatti blocchi edilizi». Tra i progettisti Ramiro Meng, Michele Toffoloni, Giacomo Bait. —

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