La storia partigiana riemerge negli archivi

Riordinati 254 fascicoli e 36 registri dei Volontari della libertà di Gorizia e dell’Api di Pola. I documenti saranno resi pubblici

TRIESTE Duecentocinquataquattro fascicoli e 36 registri, oltre a più di tremila fotografie, con documenti che coprono un arco temporale tra l’autunno del 1945 (anche se alcuni risalgono già al 1943) e il 2014. Questi i numeri e la consistenza del fondo che costituisce l’archivio storico dell’Associazione volontari della libertà (Avl) di Gorizia e dell’Associazione partigiani italiani (Api) di Pola, che è stato riordinato e inventariato per iniziativa della stessa associazione e grazie al lavoro dell’archivista Lucia Pillon.

Un’operazione che ha richiesto un impegno di tre anni, e che è stata illustrata ieri alla Fondazione Carigo di via Carducci dalla stessa curatrice e da Giovanni Bressan e Franco Miccoli dell’Avl di Gorizia. Relatori che hanno sottolineato il valore dell’archivio testimoniato dal fatto che la Soprintendenza archivistica del Friuli Venezia Giulia lo ha già riconosciuto di particolare interesse storico, richiedendone dunque la tutela. I documenti al momento sono conservati in un’abitazione privata, ma in tempi relativamente brevi l’associazione conta di poterli mettere a disposizione di chi li vorrà consultare, individuando uno spazio aperto al pubblico.

«Ci sembrava doveroso portare avanti questa operazione anche per recuperare l’attività dell’associazione che aveva vissuto un momento di stallo dopo la scomparsa della sua anima, Mario Merni – ha detto il presidente Bressan –, anche per valorizzare il patrimonio storico a nostra disposizione». «L’obiettivo è recuperare una parte di storia rimasta in ombra, da analizzare in termini propositivi e pacifisti, senza polemiche – ha aggiunto Franco Miccoli –, anche perché la storia e i documenti raccontano di come le popolazioni finiscano sempre per subire e patire le ideologie e i governi. Quello che ci piacerebbe fare anche grazie al riordino di questi archivi è contribuire a proporre una lettura della storia meno conflittuale e più propositiva».

Venendo più nello specifico alle caratteristiche del fondo riordinato, esso è composto da due archivi distinti: da un lato quello dell’Api di Gorizia (dal 1982 poi Avl), con 188 fascicoli, 18 registri e oltre 3000 fotografie (seppur in gran parte relative alle iniziative sociali, e relativamente recenti, più che ai fatti storici), dall’altro quello dell’Api di Pola, con 66 fascicoli e 18 registri. L’archivio della sezione goriziana racconta la nascita e le attività dell’associazione, fondata ufficialmente nel dicembre del 1945 e capace nella primavera successiva di contare già 600 iscritti. Inizialmente impegnata soprattutto in propaganda e assistenza, l’Avl sosteneva i partigiani nel difficile reinserimento nella società, forniva assistenza economica e sanitaria, seguiva le complesse pratiche relative al riconoscimento di feriti e caduti. Ancora, i documenti raccontano dell’attività di ricostruzione attraverso la cooperativa edilizia “La Partigiana”.

«L’interesse storico dell’archivio è legato anche e soprattutto ai fascicoli con le testimonianze biografiche dei partigiani – ha spiegato Lucia Pillon –, e per quanto riguarda il fondo relativo alla sezione di Pola, che sostanzialmente svolgeva attività analoghe a quella di Gorizia, vi sono anche numerose lettere ricevute da Mario Merni e inviate da ex partigiani che aveva aiutato». Anche per confermare e avvalorare quanto emerso dagli archivi dell’Associazione partigiani italiani, sono state compiute indagini in diversi archivi conservati in regione, da quello della Resistenza a quello del Cln di Gorizia. –


 

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