La storia dell’automobile si schiera in piazza Unità

Tra venerdì e domenica una trentina di vetture storiche si faranno guardare nel “salotto buono”. Imperdibile il “Disco volante” che sarà sorvegliato a vista da una guardia armata

TRIESTE. Piazza Unità ridiventa palcoscenico a cielo aperto a soli cinque giorni di distanza dalla conclusione della Barcolana. Dalle vele e delle prue si passa ai motori e alle carrozzerie d’epoca. Tra il municipio e il mare, da stamane, saranno schierate tre decine di vetture storiche che domani e domenica parteciperanno alla prima edizione del Mitteleuropean Race, una gara di regolarità che impegnerà le vetture sulle strade del Carso, del Collio e del Gradiscano.

 

Auto storiche a Trieste per la Mitteleuropa Race

 

Regina, anzi imperatrice indiscussa della manifestazione è un’Alfa Romeo 1900 coupè C52 di cui esistono al mondo tre soli esemplari. Tra gli storici dell’automobilismo e gli appassionati è conosciuta come “Disco volante” ed è stata costruita nel 1954. A Trieste, direttamente dal Museo dell’Alfa di Arese, arriverà all’interno di una bisarca il cosiddetto coupè a “fianchi larghi”.

 

 

Sarà esposta in una sorta di spazio privilegiato, realizzato ieri dallo studio Gasperini Lab che ha “ridipinto” piazza Unità, e sarà accompagnata costantemente dallo sguardo di un paio di tecnici dell’Alfa Romeo e da una guardia armata che la controllerà 24 ore su 24. Come fosse un quadro di Vincent van Gogh o di Amedeo Modigliani.

 

 

Non è ancora del tutto chiaro se, tra la Prefettura e il Palazzo del fu Lloyd Triestino, gli appassionati potranno ascoltare e registrare il rombo del quattro cilindri bialbero che ha contraddistinto gran parte delle auto sportive costruite dal “biscione”. Certo è che gli organizzatori della manifestazione sono riusciti a portare sulle strade di Trieste e Gorizia un gruppo di vetture storiche blasonate, molte delle quali, con i rispettivi piloti-proprietari, hanno partecipato alle ultime edizioni della Mille Miglia.

«Puntiamo in alto. Cercheremo di entrare nel gotha della gare riservate alle auto storiche» dichiara Riccardo Novacco, il patron della Mitteleuropean Race che con un ristretto gruppo di collaboratori è riuscito a portare a Trieste personaggi e automobili che hanno segnato la storia sportiva delle quattro ruote. Tra i partecipanti spicca il nome di Miki Biasion, più volte campione mondiale con la Lancia Delta integrale, un’indimenticata e indimenticabile vettura da rally. In gara anche il triestino Fulvio Bacchelli, vincitore di diverse prove mondiali nel campionato rally a bordo dello squadrone Fiat gestito negli Anni Settanta da Cesare Fiorio. Bacchelli farà da apripista con una nuovissima Fiat 124 spider Abarth, finora vista negli spot pubblicitari televisivi, ma non ancora approdata alle piazze e alle strade regionali.

 

 

Tra i modelli iscritti spicca la Bugatti T40 di Riccardo Cristina e Sabrina Baroli. È stata costruita tra il 1926 e il 1930 in circa 800 esemplari dotati di un piccolo motore a quattro cilindri di 1496 centimetri cubici con distribuzione monoalbero in testa e tre valvole per cilindro. Era ed è una sofisticata architettura, approdata solo da una paio di decenni alla grande produzione di massa. Nel 2015 un’identica Bugatti ha trionfato nella Mille Miglia.

Ed ancora, tra le altre partecipanti, due realizzazioni uscite dalle officine Lancia. Una Lamba del 1927, la prima automobile a carrozzeria portante, priva cioè dei longheroni e delle traverse degli antichi telai oggi definitivamente finiti in soffitta. E un’Aprilia prodotta a Torino dal 1937 al 1949 in 27 mila esemplari: sospensioni a ruote indipendenti, freni posteriore posizionati all’uscita del differenziale anziché accanto alle ruote, una scelta dettata dalla volontà dei progettisti migliorare la tenuta di strada. Vincenzo Lancia, durante una prova di collaudo, dopo un paio d’ore di guida, non ebbe timore di lodare ad alta voce il lavoro dei suoi ingegneri esclamando: «Che vettura magnifica».

Si narra, ma potrebbe essere una leggenda, che al Salone di Parigi, dopo aver atteso la chiusura al pubblici, Henry Ford si fosse inginocchiato e poi sdraiato su un’Aprilia per ammirarne la costruzione. Sorpreso dai custodi fu redarguito prima di essere riconosciuto. «Era l’unica vettura del salone per la quale valeva la pena di correre il rischio di fare una figuraccia» esclamò l’industriale americano.

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