La storia dell’architetto Giorgio Polli: realizzò il palazzo “Associazione cooperativa di credito”

Quando l’architetto Giorgio Polli (1862-1942) costruisce a Trieste la Pescheria Nuova nel 1913, a Gorizia aveva già realizzato dieci anni prima il palazzo della “Associazione Cooperativa di Credito”,...
Quando l’architetto Giorgio Polli (1862-1942) costruisce a Trieste la Pescheria Nuova nel 1913, a Gorizia aveva già realizzato dieci anni prima il palazzo della “Associazione Cooperativa di Credito”, in stile gotico veneziano di fronte ai Giardini di corso Verdi, con energico uso di pietra sulle ali laterali e con terrazzini, bifore e trifore quasi tratti dal repertorio edilizio del Canal Grande. Per la pescheria sulle Rive di Trieste, Polli sceglie il Liberty quale linguaggio architettonico e un impianto basilicale a tre navate per l’interno e, grazie all’uso del cemento armato che permetteva di alleggerire i muri perimetrali, enormi finestroni per l’ingresso di luce abbondante, fondamentale per esaminare negli occhi il pesce esibito sui banchi di pietra e abbondantemente raffrescato dall’acqua di mare proveniente a caduta dal serbatoio della torre dalle forme tipiche di torre campanaria, tanto che l’edificio è sempre stato definito dai triestini come la “Basilica di Santa Maria del Guato”.


Incredibilmente, all’epoca della Giunta Illy venne decisa la modifica della destinazione d’uso di questo immobile che nel 1974 fu utilizzato da Francis Ford Coppola per alcune scene ambientate a Ellis Island ne il “Padrino parte II”. Il chiassoso mercato del pesce diventa così nel 2006 il “Salone degli Incanti”, dal nome delle aste del pescato quando veniva venduto al miglior offerente, per essere adibito a sala mostre. Un’idea senz’altro balzana: troppa la luce che disturba la visione delle opere e troppa la carenza di muri sui quali appendere i quadri.


Arduo quindi il compito dell’allestimento della mostra “Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”, al quale è stata chiamata l’architetto Barbara Fornasir, goriziana, da lunghi anni a Trieste e con rinomato studio in quella città, la quale, forte della sua esperienza nel riuso esemplificata nella splendida ristrutturazione del bar Urbanis nel palazzo del Tergesteo, avvenuta nel 2005 con nuovi arredi e la conservazione del pavimento musivo e l’affrescato del soffitto, esalta la struttura basilicale della ex pescheria con la collocazione nelle navate laterali di strutture chiuse a guisa di cappelle dipinte di un potente colore rosso, capace di esaltare la qualità delle opere, mentre la navata centrale si conclude con un altare idealizzato, recante un trittico di cartoni di Carlo Sbisà preparati per il ciclo di affreschi del Museo di Piazza Oberdan, al quale si arriva tramite una passatoia longitudinale d’argento dal riflesso che ricorda l’acqua del mare di Trieste. Alla mostra, visitabile fino al 27 agosto, è presente anche la “sedia libro” in legno, apribile e pieghevole da cm 100x150x30, prodotta in numero limitato dall’azienda trevisana Cadorin, ideatata da Barbara Fornasir, e presentata dallo stesso Vittorio Sgarbi a Milano, in occasione dell’Expo Belle Arti del 2015.


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