La storia della cabinovia di Trieste: un braccio di ferro infinito
Le tappe del complesso iter partito nel 2020 che hanno diviso la politica. In mezzo i via libera ottenuti tra petizioni, ricorsi al Tar e slogan popolari
Il 15 maggio 2020 il sindaco Roberto Dipiazza, il dirigente Giulio Bernetti e l’allora assessore Luisa Polli in diretta su Telequattro annunciano il progetto di un impianto di risalita tra mare e ciglione carsico. Il costo stimato è di 30 milioni e l’unica cosa che si sa del progetto, già abbozzato nel piano europeo Portis, è che i piloni saranno piantati tra i magazzini del Porto Vecchio e i cedri secolari del Bovedo. «È come se fosse un tram, solo sospeso», dicono.
Trieste divisa
Avrebbe dovuto unire Trieste, ma Trieste si divide. Il centrosinistra insorge, parla di «opera inutile, insostenibile e impattante» e così fanno le associazioni ambientaliste. I residenti dell’altipiano iniziano a temere per la propria casa.
Alle prime avvisaglie nasce un comitato che nei quattro anni successivi avrebbe presentato ricorsi al Tar, alla Corte dei Conti, anche alla presidenza della Repubblica, raccolto diecimila firme per il Parlamento europeo e organizzato manifestazioni dietro bandiere azzurro cielo. Viene chiamato “Comitato No Ovovia”, perché la differenza tra una cabinovia e un’ovovia è la forma, e nel primo rendering diffuso dopo l’annuncio televisivo non è ancora chiaro quale tipo di cabina sarebbe stata scelta.
Le elezioni e l’ok al Pnrr
Il progetto «innovativo» che per il Comune risolverà l’accesso a Nord della città arriva secondo al concorso nazionale “Goslow”, viene sottoposto al governo Draghi ed entra a gamba tesa nel dibattito politico locale. Il 18 ottobre 2021 Dipiazza è rieletto contro Francesco Russo, il 4 novembre il Mit dà il via libera all’opera inserendola nei neocostituiti bandi Pnrr.
Il 24 febbraio 2022 il Comune annuncia lo stanziamento dei fondi: dai 30 milioni annunciati a Ring si passa ai 48,7 accordati dall’Europa, che diventeranno 62 assicurati da altri fondi. «Un’opportunità senza precedenti», esulta la giunta. «No allo spreco di risorse pubbliche», protesta l’opposizione. I No Ovo chiedono un referendum ma la Commissione dei garanti dichiara la proposta inammissibile.
La protesta: “No all’Ovovia!”
È il 10 maggio 2022 e la protesta si riorganizza tra banchetti e volenterosi dossier del Comitato. Il 17 giugno 2022 duemila triestini sfilano in corteo al canto di “Ovovia portime via”, il 23 giugno 2022 l’archistar Fuksas svela le scintillanti stazioni tra Molo IV e Opicina. Il 15 dicembre 2022 viene approvato il Progetto di fattibilità tecnico economica dell’opera.
Il bando viene pubblicato il 28 dicembre 2022 ma una settimana dopo, il 4 gennaio 2023, il consigliere di FdI Marcelo Medau menziona in diretta tv l’altoatesina «Leitner», che però vincerà l’appalto solo due mesi dopo.
I pareri e le polemiche
Il 2023 inizia in polemica. Ai pareri della Soprintendenza sulla posizione dei piloni, in primavera si sommano quelli dell’Arpa sull’incidenza ambientale dell’impianto, ma l’iter procede e si attendono le deroghe al vincolo Natura 2000. Arriva l’estate e iniziano i carotaggi in una strada del Friuli presidiata da agenti in antisommossa: ignoti avevano già manomesso un tubo e c’è il rischio che la protesta divampi.
Il 28 settembre 2023 il prototipo della cabina Leitner è presentato in piazza della Borsa e la giunta Dipiazza viene scortata dalle forze dell’ordine tra le urla di una cinquantina di persone.
Appena il giorno prima, reduce dal caso Rocco l’assessore Giorgio Rossi aveva bocciato il tratto orizzontale in Porto Vecchio: una «superfetazione».
Il 25 ottobre 2023 Dipiazza va a Roma per «mettere in riga» i tecnici della Cultura, l’8 novembre 2023 Vittorio Sgarbi definisce l’ovovia «un’illusione modernista».
Il 23 novembre 2023 viene presentato il progetto definitivo: Fuksas non c’è.
Le carte romane
Il dem Russo inizia a scoprire le carte romane. Il 24 gennaio 2024 di quest’anno il dem diffonde i pareri negativi dei consulenti del governo, il 9 aprile 2024 quelli di Soprintendenza speciale e Belle arti e il primo agosto la richiesta di Terna di spostare la linea elettrica nello scalo.
Tutti «pareri superati» in fase preliminare, replica la giunta: nel caso dei pali dell’alta tensione, spese «già coperte dai ribassi di gara».
L’iter va avanti
Il Comune va avanti e incassa il disco verde della Conferenza dei servizi istruttoria, che riconosce il «ridotto» impatto ambientale dell’opera e i benefici che si avrebbero con la riduzione del traffico, lo attesa anche l’Università di Udine. Il 29 maggio 2024 la Regione approva la Vinca di III livello (al II il parere fu negativo) propedeutica alla Variante al piano regolatore per il tratto di risalita sul Bovedo, salvo poi riscriverla e riapprovarla il 7 giugno 2024 dopo la sentenza del Tar sul ricorso Legambiente–Lipu-Wwf.
Il vertice romano
A quel punto la palla passa a Roma e la cronaca accelera. Il 22 luglio 2024 l’Unità di Missione al Pnrr informa che l’opera «non soddisfa i criteri di biodiversità», l’11 settembre 2024 il Mit invita il Comune a valutare finanziamenti alternativi.
L’Europa è scettica ma il governo va avanti e ieri arriva il parere positivo dell’Ambiente. Oggi primo ottobre 2024 il sindaco Dipiazza sarà a Roma, e assicura: «La cabinovia si farà»
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