La statua di Santin “trasloca” dal Porto di Trieste a Monte Grisa
TRIESTE Le preghiere in sei lingue hanno avuto il loro effetto. Come la processione attorno al santuario del rettore padre Luigi Moro. Come la messa celebrata dal vicario del vescovo monsignor Ettore Malnati. Come il rosario di più di 1200 firme raccolte per iniziativa di Salvatore Porro. «Chiederemo al vescovo la possibilità di spostare la statua di Santin al santuario di Monte Grisa. La competenza è sua» spiega Mario Sommariva, segretario del Porto di Trieste, reduce dall’incontro con Alessandro Merlo, liquidatore dell’Istituto di cultura marittimo portuale di Trieste in capo al quale c’era fin dal 2012 la procedura di realizzazione della statua in Porto Vecchio.
«Non ci sono vincoli o problemi di sorta a spostare il monumento» aggiunge Sommariva che ringrazia la Divina Provvidenza che ha consentito all’Authority di mollare gli ormeggi alla statua di Santin, un bronzo di 3 metri realizzato dallo scultore trentino Bruno Lucchi, ancora da collocare, parcheggiato da 10 mesi in un’officina del Mantovano. A Monte Grisa tra altro, non servirà neppure il basamento in acciaio corten da due metri e mezzo che resterà a disposizione dell’artista. Come ricordo all’Autorità portuale resterà il plinto in cemento realizzato a fine agosto in testa al molo IV dove avrebbe dovuto collocarsi il monumento di quasi 7 metri (il progetto originale lo prevedeva a 11 metri sopra il tetto del magazzino). «Giocheremo a bocce sul plinto. Non credo che finiremo alla Corte dei conti per la cifra spesa» scherza Sommariva felice di aver salvaguardato lo skyline delle Rive di Trieste.
Il vescovo, monsignor Giampaolo Crepaldi, non si farà certo pregare per accogliere a Monte Grisa l’opera da 80mila euro visto che quando nel 2012 la Regione, come saldi di fine legislatura (su iniziativa di alcuni consiglieri di centrodestra) concesse il contributo di 110mila euro all’Istituto di cultura marittimo portuale, pensava fondamentalmente a lui e al vicario Malnati, per 11 anni segretario personale del vescovo Santin.
Per lo scultore Lucchi, attualmente in vacanza in Sardegna, è la fine di un incubo: «Questa notizia mi fa felice. Avevo il sentore, così da lontano, che questa statua non fosse benvoluta. E tutte queste lungaggini non facevano che confermare i sospetti. Sono ancora più contento che vada in un luogo dove è desiderata. Senza basamento è ancora più bella. La gente ci può girare intorno. Non è il monumento che guarda dall’alto in basso. È allo stesso livello della gente. La cosa ideale».
E, da ieri, c’è anche il nulla osta “istriano” al dirottamento della statua al tempio mariano di Monte Grisa. «L’imponente Santuario nazionale a Maria Madre e Regina sorse proprio in seguito al voto che il Vescovo di Trieste e Capodistria Santin espresse nella tragica primavera del 1945, nel momento in cui le truppe tedesche in ritirata minacciavano di fare esplodere il porto e le principali vie di comunicazione del capoluogo giuliano - spiega in una nota l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia -. Vent’anni dopo, al momento dell’inaugurazione, questo luogo di culto, intimamente collegato alla Madonna di Fatima, divenne anche un punto di riferimento per la comunità italiana rimasta in Istria sotto la dominazione del regime di Tito, in quanto chiaramente visibile dalle coste istriane settentrionali».
Quello che si dice una location perfetta. «Collocare qui la statua di Santin, ritratto nella singolare posa sferzata dalla bora, assumerebbe un significato simbolico particolarmente importante, poiché dal piazzale del Santuario si dominano il Golfo di Trieste e l’Istria, i luoghi nei quali il presule si fece carico delle gravi responsabilità che lo hanno inserito da protagonista nella storia del confine orientale italiano» spiega il presidente nazionale di Anvgd Renzo Codarin. Quando si dice la Provvidenza Divina. Con l’intercessione della Madonna in questo frangente.
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