La spending review comunale dimezza i costi delle “partecipate”
C’è stato lo spoils system che ha mutato la composizione della massima parte dei consigli di amministrazione. Ma c’è stata, anche, una sforbiciata poderosa di poltrone. E di compensi. E dunque di esborso di denari pubblici. Tanto poderosa da avere praticamente dimezzato il costo annuo degli organi di governance: dai poco più di 900mila euro calcolati al maggio 2011 ai meno di 400mila attuali. Le poltrone sono quelle delle società partecipate del Comune, i numeri si leggono nella risposta scritta che il sindaco Roberto Cosolini ha inviato ai due consiglieri comunali del Pd Giovanni Maria Coloni e Pietro Faraguna, che avevano presentato un’interrogazione per sapere quale fosse «lo stato dell’arte al momento dell’insediamento dell’amministrazione Cosolini», subito dopo l’uscita di scena della giunta di Roberto Dipiazza, «e quale sia il quadro attuale». Un’opportunità per fare il punto tirando le somme dei risparmi attuati «per precisa scelta politica», dice Cosolini. Una «guerra agli emolumenti spropositati delle partecipate», come la definisce Faraguna, che Matteo Renzi ha dichiarato ma che - certificano i numeri - a Trieste già da tempo si è combattuta. Sul piano quantitativo ma anche - e molto forte - su quello qualititativo, rimarca il consigliere comunale ricordando come Cosolini abbia istituito un Comitato di garanzia sulle nomine così da avere «profili di competenza elevati».
Si parte da AcegasAps, dove la rivoluzione è legata alla fusione con il gruppo Hera. Nel 2011 il presidente di AcegasAps (allora era Massimo Paniccia) percepiva un’indennità di 214mila euro; 40mila ne prendeva il vice, 25mila gli altri componenti in rappresentanza del Comune. Dei cinque membri che nel cda di AcegasAps sedevano per il Comune, tre - con lo stesso Paniccia Renzo Codarin e Manlio Romanelli - erano consiglieri della holding (a 13.500 euro di indennità che salivano a 38.193 per il presidente). Calcolando anche gli incarichi al vertice in EstEnergy e Sinergie il totale dei compensi ammontava a 541.193 euro. Dopo la fusione, a oggi Trieste esprime un membro del cda e del comitato esecutivo di Hera spa (dopo Giovanni Perissinotto è stato indicato Riccardo Illy) per un totale di 75mila euro (che scenderanno a 60mila «per decisione del patto di sindacato dei soci pubblici nell’assemblea di aprile»); il presidente di AcegasAps (Giovanni Borgna con 60mila euro) e un consigliere di AcegasAps (Domenico Costa) con 25mila euro più 40mila come presidente di Sinergie. Totale, 200mila euro.
Quanto a Esatto spa, dopo le dimissioni anticipate dalla presidenza di Fabio Scoccimarro, ecco ristretti compensi e cda (poltrone al minimo previsto dallo statuto sociale): da 5 a 3 i consiglieri, da 80mila a 52.500 gli esborsi complessivi. Per membri non più di timbro politico ma tecnico: due consiglieri sono dirigenti del Comune. Soluzione drastica per Amt spa, messa in liquidazione: rispetto ai 73.632 euro annui che servivano per pagare presidente (c’era nel 2011 Andrea Polacco) e consiglieri ne occorrono ora 25mila per il liquidatore. Che è il commercialista Stefano Podda, subentrato al collega Matteo Montesano quando quest’ultimo si è dimesso giacché divenuto assessore. Stessa sorte per Amt Trasporti srl, dove Adriano Del Prete - che con gesto di correttezza apprezzato da Cosolini aveva rimesso il mandato il giorno dopo le elezioni comunali del 2011 - è stato confermato al suo posto dal sindaco stesso dapprima come amministratore unico, ora quale liquidatore. Niente taglio di posti infine in Trieste Trasporti, ma costi dimezzati. Insomma, dice Faraguna, «un’autentica rivoluzione sul punto».
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