«La sorpresa di quei bambini davanti alla piscina gonfiabile»

Ad Amatrice gli operatori del Fvg sono riusciti a conquistare la fiducia degli sfollati anche offrendo un po’ di svago ai più piccoli. «I loro “grazie” ti ripagano della fatica»
La piscinetta gonfiabile per i bambini del campo sfollati ad Amatrice
La piscinetta gonfiabile per i bambini del campo sfollati ad Amatrice
TRIESTE «All'inizio erano diffidenti, o più semplicemente timidi. Poi hanno iniziato a “sciogliersi” e imparata la strada sono venuti a farci visita più volte al giorno». Shaula Martinolli e Milvia Chersi, le due volontarie caposquadra triestine della Prima colonna della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, sono in partenza per tornare a casa dopo cinque giorni di lavoro ad Amatrice. Quando le raggiungiamo al telefono - come accaduto spesso in questi giorni - una scossa di assestamento fa tremare nuovamente la terra nel paese più colpito dal terribile sisma di mercoledì scorso. 
 
 
La squadra della Protezione civile sulla passerella costruita ad Amatrice
La squadra della Protezione civile sulla passerella costruita ad Amatrice
 
 
Nel “Campo Friuli Venezia Giulia” la giornata trascorre come le altre per i volontari: lavoro frenetico per concludere gli ultimissimi interventi di allestimento della struttura. Accanto a loro ci sono i bambini sopravvissuti al sisma - circa una decina - che iniziano a prendere sempre più confidenza con quella che sarà la loro nuova casa.
 
 
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I volontari della protezione civile
 
 
«Per cercare di dare un po' di sollievo ai bambini e anche per ridare un senso della normalità abbiamo allestito nel campo una piscinetta, un campetto di calcio e una mostra di giocattoli. All'inizio i bambini si vergognavano, poi invece venivano a salutarci e ogni tanto recuperavano qualche giochino», racconta la 41enne Shaula Martinolli. La dipendente universitaria del Dipartimento di Matematica e Geoscienze ha operato nei container adibiti a magazzini. Al loro interno sono stati raccolti vestiti, lenzuola, coperte, pannolini, giocattoli e altri generi di prima necessità, perlopiù legati alla pulizia della persona. «Alla spicciolata sono arrivati soprattutto mamme e anziani. Erano molto titubanti e riguardosi nei nostri confronti. Ma noi ovviamente eravamo lì per questo, per cercare, per quanto possibile, di dare loro una mano», aggiunge Martinolli. 
Iscritta alla Protezione civile dal 2004, la volontaria triestina ha già affrontato le emergenze terremoto di L'Aquila ed Emilia. Due anni fa la prima esperienza internazionale in occasione delle alluvioni verificatesi in Bosnia. «Ad Amatrice abbiamo operato per costruire il campo per sfollati e volontari. Un compito ben chiaro che siamo riusciti ad affrontare grazie alla splendida sinergia tra l’intera “squadra” del Fvg. Ovviamente, oltre alla soddisfazione di aver creato il campo, la nostra grande ricompensa è stato i tante "grazie" ricevuti dai sopravvissuti».
 
 
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Durante l'ultima giornata c'è stata anche una sorpresa particolare. Una coppia di Napoli è giunta al campo portando una macchina per produrre lo zucchero filato e allestendo dei gonfiabili per i bambini del luogo: grande la gioia dei più piccoli. Nel magazzino della Protezione civile Fvg è stata operativa anche la triestina Milvia Chersi: «Il rapporto con le persone è andato in crescendo. All'inizio tanta timidezza, poi invece la gente ha cominciato a parlare sempre di più con noi e se c'era qualche necessità o richiesta sapevano che potevano contare su di noi». 
 
Tra le opere dei volontari della Protezione civile regionale anche la realizzazione di una passerella mobile che collega il campo con un vicino agriturismo, rimasto isolato. «Il ponte preesistente - continia Martinolli - si è rotto in seguito al continuo passaggio di enduro che hanno il compito di portare i viveri all'agriturismo, rimasto eretto e perfettamente agibile dopo il sisma, di fatto l'unico luogo, assieme alla cucina del campo, in grado di poter dare dei pasti caldi. Da qui l'idea di creare un passaggio che collegasse campo e agriturismo, diventato uno dei pochissimi luoghi di svago dove fare due chiacchiere e bere qualcosa insieme».
 
«Umanamente - conclude Chersi - mi ha dato tanto poter aiutare la popolazione di Amatrice. Ora è il momento di tornare a casa dalla mia famiglia. Sicuramente conto di tornare perché purtroppo qui dovranno passare diversi mesi prima che le cose tornino alla normalità». Infine un appello a chi vuole aiutare la popolazione di Amatrice: «Abbiamo vestiti, coperte, giocattoli, viveri. Quello che serve sono soprattutto scarpe da lavoro e di ginnastica per la popolazione. Anche perché qui c'è gente che ha voglia di tornare subito a lavorare per ricostruire un paese che purtroppo non c'è più».
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