La Soprintendenza scommette sul tesoro di via Bagni nuova

L’area in cui sono emersi i mosaici durante gli scavi di Irisacqua non comporta spese aggiuntive in quanto di proprietà comunale
Di Tiziana Carpinelli
GRADO - DOMENICO MARINO - DIRETTORE MUSEO DEL MARE
GRADO - DOMENICO MARINO - DIRETTORE MUSEO DEL MARE

Trovato per caso, ma riconosciuto in un lampo, è finito sotto speciale tutela il sito musivo di via Bagni nuova nel quale, un mese fa, gli operatori di Irisacqua stavano forsennatamente picconando per assemblare il nuovo tratto fognario. Una tutela della Soprintendenza ai beni archeologici, impegnata su più fronti a Monfalcone (vedi gli scavi archeologici sotto il municipio con rinvenimenti importanti che adesso saranno valorizzati). Non a caso il funzionario Domenico Marino guarda con «molto interesse scientifico» alle operazioni che si succederanno per chiarire se effettivamente sotto la crosta d’asfalto di via Bagni nuova si celano le vestigia di un’antica villa imperiale, come quei cinquanta centimetri di mosaico policromo, dai motivi geometrici color ebano e sangue, sembrano suggerire.

Il soprintendente Luigi Fozzati è stato chiarissimo: «Quel sito potrebbe diventare un’area archeologica». E, secondo colpo di fortuna per gli studiosi di antichità, il terreno risulta nella quasi totalità di proprietà pubblica, comunale nello specifico. «Potrebbe rendersi necessaria l’acquisizione di ulteriori aree private - ha sottolineato Fozzati - perché potrebbero esserci ulteriori vani a fianco del ritrovamento, ma ciò si capirà solo dopo gli accertamenti. È necessario scavare per capire. Ritengo comunque che non dovrebbe esserci, in via Bagni nuova, solo il mosaico, ma ben altro».

«Gli esperti svolgeranno le ricerche al di qua e al di là della strada - ha proseguito -: il tutto compatibilmente ai fondi che giungeranno da Roma».

Per il momento i cinquanta centimetri di mosaico svelato sono stati ricoperti con tutte le accortezze del caso, per evitare danneggiamenti. Il supplemento di verifica, ancora da effettuarsi, è in capo a chi esegue i lavori, vale a dire Irisaqua. Lo ha chiarito il vicesoprintendente Marino: «La normativa prescrive che sia l’impresa committente a dare incarico a un professionista di redigere una relazione preliminare di verifica dell’interesse archeologico». Tale figura, già individuata, sta attualmente consultando, com’è prassi, gli archivi della Soprintendenza per accertare se vi fossero già descrizioni di ritrovamenti in quel preciso sito o meno. «Poi una ditta specializzata - ha affermato - andrà a svolgere l’indagine più approfondita per capire l’estensione del ritrovamento. La cosa più importante, ora, è che il cantiere sia in sicurezza e che il lacerto musivo sia stato coperto, per una sua tutela».

Quanto alle opere di realizzazione, in zona Schiavetti Brancolo, del nuovo ramo fognario «spetta alla società decidere se intende proseguire i lavori», in ogni caso «ci sarà sorveglianza archeologica sul sito: l’area è già sotto nostra tutela», ha precisato il vicesoprintendente. Marino ha assunto infatti la direzione scientifica.

La datazione del reperto musivo, ritrovato appena due metri sotto il manto stradale, è stata indubitabilmente circoscritta all’età imperiale, tra il I e il III secolo dopo Cristo. Il mosaico policromo, in seguito ricoperto, è risultato visibile per soli cinquanta centimetri, ma in quello scorcio ha svelato una serie di geometrie su sfondo chiaro, color pietra, in tutto e per tutto analoghe ad altri reperti trovati ad Aquileia e a Barcola. Tasselli ben fatti, indizio di un lavoro di pregio. Quella pavimentazione non apparteneva a una casa qualsiasi, bensì a una vera e propria domus. E chissà ancora cosa uscirà fuori dallo scrigno di via Bagni nuova.

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