La Slovenia "scoppia": accolti oggi oltre seimila profughi

Ieri sera Lubiana ha bloccato per ore il treno degli immigrati che aspettavano nel fango a pochi metri dal confine. Braccio di ferro con la Croazia, lite fra il ministro dell’Interno sloveno Znidr e il premier Milanovic che tuona: «I rifugiati devono procedere»
Il viaggio dei profughi dalla Slovenia verso l'Austria
Il viaggio dei profughi dalla Slovenia verso l'Austria

ZAGABRIA. E' di nuovo caos sulla rotta dei Balcani. Dopo la chiusura della frontiera croato-ungherese venerdì sera a mezzanotte, il flusso dei rifugiati in viaggio verso l’Unione europea si è riversato in Slovenia, saturandone, nel giro di due giorni, le capacità ricettive. Ieri sera, le autorità di Lubiana hanno finito per interrompere per diverse ore il passaggio al valico di Trnovec/Središce ob Dravi, attraverso il quale sarebbe dovuto passare un treno speciale con circa 1.800 persone a bordo.

Profughi, la situazione al confine croato-sloveno

E nella sola giornata di oggi, martedì 20 ottobre, fino a mezzogiorno, erano 6.092 i migranti entrati in Slovenia: lo ha illustrato in conferenza stampa il segretario di Stato sloveno agli Interni, Bostian Sefic. Da venerdì scorso, gli arrivi in Slovenia sono stati quasi ventimila.

Profughi, cala la sera nel campo di Dobova (a sud di Celje)

Sefic ha aggiunto che il lavoro della polizia slovena sta diventando sempre più difficile poiché gli arrivi di treni e autobus che trasportano i migranti non sono concordati con le autorità croate. Gli sloveni stanno cercando di mantenere ordinato il flusso. I profughi vengono scortati e formano lunghe colonne. Entrano soprattutto dal valico vicino a Dobova, un paesino a Sud di Celje, dov'è stato allestito un campo e fatti confluire soccorsi, volontari, cibo e coperte.

Un po' alla volta i disperati vengono fatti salire su dei pullman e poi portati a Celje, alla stazione ferroviaria. I treni speciali con circa duemila persone alla volta partono e vanno a Nord di Maribor, al confine con l'Austria, dove il viaggio della speranza prosegue: la metà finale è, quasi sempre, la Germania.

Slovenia sommersa dal flusso di migranti FOTO e VIDEO
Anche tanti bambini tra i migranti in attesa di entrare in Slovenia

È stato infine puntualizzato che la sessione straordinaria del Parlamento sloveno dedicata alla discussione di emendamenti alla legge sulla difesa, che dovrebbero ampliare i poteri dell'esercito per sostenere la polizia nella crisi migratoria, si terrà già nella giornata di oggi e non domani.

Il convoglio, proveniente da Tovarnik, al confine con la Serbia, è stato fermato alle due di notte ad appena 200 metri dal territorio sloveno, mentre una rete metallica veniva issata dalle forze dell’ordine per impedire ai migranti di continuare. Sotto la pioggia battente e nell’aria già fredda dell’autunno (appena 7 gradi sopra lo zero questa mattina), i passeggeri hanno dovuto trascorrere tutta la notte in attesa, improvvisando dei fuochi da campo per riscaldarsi.

Secondo quanto riporta la televisione nazionale croata Hrt, il pronto soccorso locale ha dovuto intervenire più volte mentre i gruppi giudicati “più vulnerabili” hanno potuto oltrepassare il cordone formato dalla polizia slovena: poche centinaia di persone tra cui una donna incinta, poi portata in ospedale.

La rotta balcanica dopo la chiusura dei confini ungheresi
La rotta balcanica dopo la chiusura dei confini ungheresi

La situazione ha cominciato a sbloccarsi alle dieci e mezza di ieri mattina, quando da Lubiana è arrivato l’ordine di riaprire (gradualmente) il valico. Dal pomeriggio la Croazia ha nuovamente consentito il passaggio delle migliaia di migranti e profughi bloccati da sabato scorso alla frontiera con la Serbia a causa della riduzione dei flussi consentiti in Austria e Slovenia.

Nel fango della campagna del Mecimurje, c’erano ormai quasi 2mila persone - scrive il quotidiano sloveno Delo - e in condizioni sanitarie precarie, tanto che si era resa necessaria la presenza di tre équipes mediche. La stessa scena, inoltre, si ripeteva in contemporanea a 300 chilometri di distanza, verso Sud-Est. Al confine serbo-croato, diverse migliaia di persone si erano infatti accalcate davanti al valico di Šid/Tovarnik, bloccate, questa volta, per volontà del governo di Zagabria.

Nella corsa a ostacoli dell’esodo verso Nord, le difficoltà crescono man mano che le condizioni meteorologiche peggiorano e che gli Stati della regione falliscono nel coordinarsi. Per il governo di Miro Cerar a Lubiana, “la Croazia sta violando l'accordo in materia di immigrazione”, inviando un numero troppo elevato di persone, come sostiene la ministra dell’Interno Vesna Györkös Žnidar che annuncia “un programma di sicurezza intensiva" al confine.

Per il premier croato Zoran Milanovic, però, “i rifugiati devono andare avanti” e le accuse di Žnidar non hanno luogo di essere. «Forse la ministra non ha parlato con il suo Primo ministro», lancia Milanovic, facendo riferimento al suo colloquio telefonico con Miro Cerar, in cui i due capi di governo si sarebbero accordati “su tutto”. «La Slovenia non può accettare un numero illimitato di rifugiati al giorno!», tuona qualche ora più tardi lo stesso premier sloveno (massimo 2.500, non 5mila come vorrebbe Zagabria).

La folla di migranti marcia verso il confine sloveno

La Croazia si volta allora verso la Serbia, da cui, scrive la stampa croata, «arriveranno nella prossime 24 ore circa 10mila persone, che hanno già attraversato la Grecia». Che fare? Mentre le cancellerie della regione si accusano a vicenda, all’esterno, il flusso di profughi prosegue senza sosta sotto la pioggia e i migranti finiscono per tracciarsi la rotta da soli.

Alle quattro del pomeriggio, un gruppo decide di incamminarsi autonomamente verso l’area Schengen e attraverso i campi di granoturco, poco distanti dal valico di Središce ob Dravi. I restanti devono invece correre per salire sui primi cinque bus messi a disposizione da Lubiana. Troppo pochi per le 1.600 persone in attesa da ore, commenta il portale croato Index.

In un solo giorno 2.400 migranti in Slovenia
L'arrivo dei migranti in Slovenia

All’altra frontiera, con la Serbia, viene aperto il passaggio di Bapska sul Danubio e subito due, tre mila persone lo attraversano per poi essere condotte al campo di registrazione di Opatovac, nell’Est della Croazia. Sempre al confine serbo-croato, sale nel frattempo la tensione tra gli agenti croati, tanto che un fotografo dell’AFP denuncia di essere stato malmenato e di essersi visto requisire il suo materiale dai poliziotti di Zagabria.

Segue una nota perentoria del ministero dell’Interno: «Il fotografo aveva attraversato illegalmente la frontiera serbo-croata con i migranti». Lo si è fatto per tutta l’estate, ma ora la tolleranza è finita. Dallo scorso 15 settembre, quando Budapest ha deciso la chiusura dello frontiera con la Serbia, quasi 200mila persone hanno attraversato la Croazia, mentre da venerdì, quando anche il confine croato-ungherese è stato sigillato, 5mila persone sono entrate nel territorio sloveno (o sono sul punto di farlo). Il flusso di persone in arrivo dalla Siria, dall’Iraq e dall’Afghanistan, insomma, non accenna a diminuire, nonostante l’arrivo della brutta stagione.

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