La Slovenia come l’Ungheria? Sos al Consiglio d’Europa

L’allarme lanciato da dieci Ong che si battono per la libertà di stampa e parola Janša evoca la proclamazione dello stato di emergenza, sinistra all’attacco

LUBIANA Senza dubbio Orban piace, piace a chi non piace la democrazia e a chi piace comandare. La fine del ritornello è sempre lo stesso: populismo che fa rima con autoritarismo. Almeno nei Balcani e nell’Europa centrale. Così come è altrettanto certo che se il premier sloveno Janez Janša, destra populista per l’appunto, avesse i numeri di Orban in Parlamento il giochetto sarebbe già fatto. Ossia pieni poteri al primo ministro, magari senza limiti di tempo per fronteggiare l’offensiva del nemico invisibile coronavirus.

Ungheria, pieni poteri a Orban: Budapest butta la democrazia
epa08315632 Hungarian Prime Minister Viktor Orban delivers his speech about the current state of the coronavirus during a plenary session in the House of Parliament in Budapest, Hungary, 23 March 2020. EPA/Tamas Kovacs HUNGARY OUT


Ne sono convinte anche dieci Ong che sostengono la libertà di stampa e di parola al punto da inviare una lettera al Consiglio d’Europa sollecitandolo ad adottare misure contro quei Paesi che abusano della crisi Covid-19 per frenare le libertà fondamentali, citando l’Ungheria, la Slovenia e la Repubblica Ceca come esempi particolarmente preoccupanti. «Diversi governi in tutta Europa stanno già utilizzando la pandemia - hanno scritto - per rivendicare poteri straordinari che possono minare le istituzioni democratiche, compresa la stampa libera». «Riteniamo - hanno precisato le organizzazioni tra cui troviamo anche Articolo 19 e Reporter sans frontiers - che alcuni Stati membri del Consiglio d’Europa siano a rischio deroga alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo».

Dal Montenegro alla Romania Orbàn apripista dei “pieni poteri”
La presidente della Commissione europea Ursula van der Leyen ieri ha bocciato Budapest


Ma Janša è un politico molto astuto e non molla. Lui cerca di far diventare visibile il pandemico nemico invisibile e vuole dare poteri di polizia giudiziaria ai militari e spedirli al confine con la Croazia. La commissione Difesa del Parlamento però lo ha stoppato e, anche se martedì il tema sarà all’ordine del giorno dei lavori dell’Assemblea di Stato, la stessa non potrà votarla. Janša non molla e annuncia che per motivi di pubblica sicurezza e di controllo del rispetto delle norme anti-Covid-19 dovrà richiamare numerosi agenti di polizia dai confini che rimarranno così, visto che non ci possono andare i soldati, scoperti. In risposta alla dichiarazione secondo cui, nonostante la bocciatura parlamentare, il governo insiste pervicacemente a voler inviare i soldati alla frontiera, reagisce duramente Levica (opposizione) secondo cui è chiaro che il governo vuole concedere poteri di polizia a tutti i costi all’Esercito. «Per raggiungere questo obiettivo, sta spudoratamente manipolando e sopravvalutando l’entità del fenomeno dei migranti» lungo la rotta balcanica. Levica (Sinistra) ha affermato che circa 150 membri delle forze armate slovene collaborano già con la polizia al confine croato. A seguito del rifiuto dell'opposizione di dare poteri di polizia agli uomini con le stellette, ora Janša «minaccia di trasferire tutti gli agenti dal confine all’interno del Paese e minaccia che il confine rimarrà così incustodito - prosegue Levica - ma questa minaccia non è realistica, riflette piuttosto come la destrezza e la vendetta siano armi del governo Janša». Secondo le stime di Levica, in questa fase di lockdown non ci sono eventi pubblici o grandi eventi sportivi, il traffico è in gran parte fermo, le strade sono vuote, il crimine, i reati e gli incidenti stradali sono in calo. Quindi si chiedono perché il governo manda anche gli agenti di frontiera a presidiare il territorio.

Da qui a uno Stato di polizia il passo sarebbe breve considerando che lo stesso premier Janša ha paventato la possibilità di proclamare lo stato di emergenza. Secondo il premier ne avrebbero già discusso in sede di governo ma, per ora, nulla è stato deciso. Per proclamarlo e decidere anche la sua “scadenza” servono comunque un passaggio parlamentare e 46 voti e molte forze di opposizione, esclusa Levica, potrebbero votare “sì”. Il premier ha detto che il Paese rischia di ritrovarsi di fronte a una sorta di «vacuum» se il Parlamento non riuscirebbe più a riunirsi per il coronavirus. Per questo, secondo Janša, sarebbe opportuno lo stato di emergenza, durate il quale le decisioni del governo vengono direttamente ratificate dal capo dello Stato e solo in una fase conclusiva esaminate dall’Assemblea di Stato.

Nel complesso risiko sloveno ai tempi del coronavirus la posta è molto alta, anzi altissima e si chiama “democrazia”. Il populismo di Janša arriva diritto alla pancia degli sloveni. Resta da vedere quant’è profonda questa fame. —

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