La sicurezza fai da te dei cittadini sentinella ai tempi dei social

Contano migliaia di iscritti anche in Fvg i gruppi su Facebook e WhatsApp nati per segnalare movimenti sospetti, “spiando” passanti e vicini di casa

TREISTE Il Carso è una zona isolata. Per garantire la sicurezza urbana, e “agevolare” in un certo senso il lavoro delle forze dell’ordine, i cittadini hanno pensato che possa servire qualche occhio in più. Una sorta di vedetta di vicinato, a supporto appunto di polizia e carabinieri spesso sotto organico. Si sono mossi per primi Roberto Jory e poi Roberto Mandler, compagni di scuola alle elementari, l’infanzia passata assieme a Opicina, comune di cui sono tornati recentemente residenti. Con WhatsApp è tutto più facile. Jory, alle spalle un’attività di import/export nel settore del caffè crudo, conta una quarantina di contatti (preferisce gruppi di poche persone); Mandler, geologo, è salito a 150, allargandosi anche a Trebiciano e Banne. Chi è dentro quelle chat segnala alle autorità persone e movimenti sospetti, in particolare quando si avvista uno sconosciuto suonare i campanelli delle abitazioni.

Il network

Ma quelle avviate sull’altipiano non sono affatto iniziative isolate. Anche in Friuli Venezia Giulia la sicurezza fai da te contempla l’utilizzo della messaggistica per il “controllo del vicinato”. Stando a una stima nazionale gli aderenti al network sarebbero almeno 140 mila in tutta Italia, 20 mila nel Veneto leghista, una delle regioni più attive. Ma l’esperimento sta prendendo piede anche in Emilia Romagna e Toscana, e in città con giunte di centrosinistra come Lucca, dove il sindaco ha lanciato una app che consente al cittadino-sentinella di dialogare in tempo reale con la Polizia locale. Nulla di nuovo, giacché gli abitanti-spia nascono negli Stati Uniti negli anni Sessanta e si vestono da investigatori in Europa, a partire dalla Gran Bretagna, nei primi anni Ottanta. Nemmeno nulla di irregolare, visto che prefetture, sindaci e forze dell’ordine ne sono informati e non disprezzano certo la circolazione di informazioni mirate alla prevenzione della microcriminalità.

L’esperienza sull’altipiano

In Carso, dopo l’escalation di intrusioni e furti nelle abitazioni, nell’aprile dell’anno scorso è nata l’idea di usare il comodo WhatsApp. Jory ha aperto «Gruppo di sorveglianza», Mandler, qualche tempo dopo, ha fatto lo stesso con “Sentinella.Opicina”. «Ho conosciuto il “neighborhood watch” a Londra - spiega Jory -. Funziona benissimo ed è stato naturale utilizzarlo anche in una zona, la nostra, colpita dalla piaga dei furti in casa».

Il caso venezia

In altre regioni il servirsi di occhi e orecchi dei vicini ha però creato qualche “al lupo, al lupo”. A Venezia, con 21 municipi della città metropolitana che hanno sottoscritto l’adesione all’associazione di controllo del vicinato, nel 2018 si sono accumulate 19 mila segnalazioni tra chiavi smarrite, vetri rotti e pericoli decisamente sovrastimati. Ma Jory non ha dubbi: «Con un portavoce capace di gestire i partecipanti, non c’è il rischio degli allarmismi inutili. E ogni segnalazione serve a prevenire i crimini».

Il dialogo con le istituzioni

Mandler allarga il campo: «Cerchiamo anche di sollecitare l’amministrazione alla realizzazione degli interventi promessi di illuminazione nelle strade, installazione di telecamere di videosorveglianza remota, pattugliamento

parte delle forze dell’ordine, con una collaborazione molto stretta in particolare con la stazione dei Carabinieri». Ma in “Sentinella.Opicina” «si discute pure di possibili sistemi di allarme e teniamo buoni contatti con il vicino centro di formazione del Villaggio del Fanciullo per una migliore sorveglianza dei minorenni affidati. Nostra intenzione è dialogare con altri centri di accoglienza dell’Altipiano: la fiducia tra residenti e comunità di migranti potrebbero rafforzarsi grazie ad attività culturali e sportive». Jory pensa poi a incontri con la circoscrizione e le istituzioni regionali e comunali. Nell’attesa ha aperto una pagina Facebook, “Gruppo di sicurezza del Fvg”, «a disposizione di coloro che volessero scambiarsi consigli e suggerimenti, avessero domande da fare, volessero segnalare possibili soluzioni». La sintesi è che «l'unione di tutti i ben intenzionati è la forza per combattere i malintenzionati».

I gruppi fb

A gestire una pagina Fb sono anche Diego Pangher e Tiziana Brezzoni. Si tratta di “Vivere Opicina e l’Altipiano”, 4.200 iscritti, spazio dove vengono pubblicati articoli di diverso argomento, ma in cui compaiono anche informazioni per prevenire i furti in villa. «Sapere che queste cose purtroppo accadono può aiutare ad aumentare le contromisure», sottolinea Pangher.

Le iniziative in friuli

Iniziative simili si segnalano anche in Friuli. Le pagine “Udine senza ladri” e “Feletto senza ladri” non sembrano particolarmente attive, mentre l’evoluzione “Udine più sicura” unisce 1.380 membri e si descrive come «gruppo riservato per prevenire la microcriminalità, truffe telefoniche e online, per essere informati e poterci tutelare da eventuali persone o traffici sospetti». L’avvertimento è di «segnalare sempre alle forze dell’ordine e al Comune, Uti o chi di competenza».

Il primato di pordenone

Nella provincia di Pordenone, capoluogo che ha visto da tempo debuttare le ronde, il controllo di vicinato ha storia più lunga. Già nel 2015 il progetto “Spilimbergo città sicura 2.0”, sotto il cappello dell’amministrazione comunale, è stato istituzionalizzato con tanto di protocollo “Comunità protagonista” e nel 2016 c’è stato pure il visto della prefettura con il benestare del ministero dell'Interno. Al cambio della guardia del governo cittadino l’esperienza è proseguita, vista la disponibilità dei volontari. Nello Spilimberghese si sono attivati una quindicina di referenti che comunicano tra loro e indirizzano alle forze dell’ordine eventuali segnalazioni.

Il “patto” con i vigili

Non è mancata la chat di WhatsApp coordinata dal comandante della polizia locale. Analoga iniziativa a San Quirino. Con il via libera del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, il sindaco Gianni Giugovaz ha sottoscritto a sua volta il protocollo d’intesa con la prefettura, aggiornato, proprio alla luce dell’utilizzo di WhatsApp, con le stesse modalità di Spilimbergo. Sei i capigruppo delle chat, tre per il comune e altrettanti per le frazioni. Con l’aggiunta di sei volontari individuati come sostituti. —


 

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