La sfuriata di Dipiazza sul tram fermo al palo. Il gup: «Aveva ragione»
TRIESTE Dunque aveva ragione Roberto Dipiazza a dire peste e corna sul tram di Opicina, ormai fermo da quattro anni. Il sindaco aveva anche ragione di prendersela con i funzionari statali e la burocrazia: così facendo ha interpretato, certo in modo colorito e incauto, il “sentiment” dei triestini.
Lo scrive con chiarezza il gup Giorgio Nicoli nelle motivazioni che accompagnano la sentenza di assoluzione dalla causa per diffamazione aggravata intentata da Antonio De Fazio, dirigente dell’Ustif, l’organismo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che si è occupato della storica trenovia dopo il clamoroso incidente dell’agosto 2016.
Ma cosa aveva detto esattamente il primo cittadino, tanto da meritarsi una querela per diffamazione?
Dipiazza, commentando i procedimenti tecnico amministrativi per il ripristino del tram, il 30 maggio 2018 si era scagliato sul dirigente postando un video su Facebook. «Cari concittadini, siamo arrivati alle comiche. Allora questo ingegner Antonio De Fazio dell’Ustif di Venezia... adesso vi do anche la mail così potete scrivergli qualcosa di interessante... questi servitori dello Stato si permettono di bloccare la trenovia di Trieste con una serie incredibile di prescrizioni, che poi leggerete sui giornali. Vedete... una serie di prescrizioni folli. Tutte stupidaggini mai viste, perché loro pensano di essere importanti. E allora a questo punto dico qual è il problema di questo Paese? Sono i servitori dello Stato questi che ci impediscono di lavorare e che poi... quando devono fare le prescrizioni sono andati a cercare le cose più impossibili e insensate per cercare di bloccare tutto».
Il dirigente dell’Ustif, tirato in ballo, aveva sporto querela per diffamazione. Ma il primo cittadino, difeso dall’avvocato di fiducia Giorgio Borean, ha vinto la causa: assolto.
Il gup Nicoli non ha dubbi. «È ben noto che il permanente blocco della trenovia è causa di forti malumori, sconcerto e disappunto nell’opinione pubblica locale», annota il giudice nelle motivazioni della sentenza. «È dunque fisiologico e comprensibile – aggiunge – che gli esponenti politici locali abbiano espresso, a volte anche in modo forte, i sentimenti diffusi a Trieste di malcontento e disappunto per la perdurante stasi del servizio tranviario».
In buona sostanza il sindaco, sia pur in modo «assai ruvido», ha esercitato il diritto di «critica politica», anche se il funzionario a cui si faceva riferimento era di fatto estraneo alle prescrizioni «folli» che lo stesso Dipiazza citava nel suo post.
A detta del gup il primo cittadino, per quanto «incauto» nelle sue dichiarazioni, «non intendeva offendere la reputazione dell’ingegner De Fazio». Le «ruvide espressioni» di critica, prosegue il giudice, avevano piuttosto investito «un sistema burocratico e le relative scelte». In definitiva è su questo aspetto che si focalizza lo sfogo del sindaco: il sistema burocratico, appunto, verso il quale Dipiazza invitava i cittadini a esprimere il loro sconcerto. —
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