La Serbia verso le elezioni, Vučić vincitore annunciato
BELGRADO La grande magia di Aleksandar Vučić, padre e padrone della Serbia è stata quella di essere riuscito a trasformare la pandemia da Covid-19 in una clamorosa campagna elettorale in cui adesso, con inaugurazioni e annunci di mega progetti infrastrutturali, raggiunge il suo apice promettendo una patria ricoperta di latte e miele laddove solo pochi mesi prima scorrazzava l’infezione mortale deli virus. È questa la fase 3 in Serbia che in un crescendo giornaliero sfocerà infine nelle elezioni politiche del prossimo 21 giugno.
Il termine per i partiti che si candidano alle elezioni per presentare le loro liste è scaduto. Come ha reso noto la commissione elettorale, delle 22 liste presentate ne sono state accettate 16. Grande favorito è il Partito del progresso serbo (Sns, conservatore), la forza di maggioranza guidata dal presidente Aleksandar Vučić, che secondo i sondaggi è intorno al 50%. Alcuni partiti dell'opposizione radicale intendono boicottare le elezioni sostenendo che nel Paese non vi sono le condizioni per un voto libero e democratico a causa della politica ritenuta autoritaria di Vučić e del suo controllo sui media.Il presidente serbo, proprio in vista del voto, ha detto di prevedere una dura e difficile campagna elettorale per il suo partito Sns, che deve combattere da solo contro tutte le altre forze politiche. «Tutti parlano male di noi, è normale in campagna elettorale, tutti si presentano con critiche nei nostri confronti, e sta a noi rispondere con i fatti. Le elezioni non saranno facili», ha detto Vučić in una intervista alla tv privata Prva.
Il Partito del progresso serbo, la forza politica di maggioranza guidata da Vučić, è data però largamente in testa dai sondaggi, con percentuali che toccano o superano, come detto, il 50%. L'opposizione, che nei mesi scorsi aveva creato un cartello unitario contro il presidente denominato Alleanza per la Serbia (SzS), annunciando con convinzione il boicottaggio del voto contro la politica autoritaria di Vucic, negli ultimi tempi ha rivelato dissensi e fratture, e non tutte le forze antigovernative diserteranno le urne il 21 giugno. Alcune formazioni intendono partecipare alle elezioni, parlamentari e amministrative, anche alla luce dell'abbassamento dal 5% al 3% del quorum di sbarramento deciso dal Parlamento nei mesi scorsi. Vučić nell'intervista televisiva si è detto a favore di una partecipazione al voto la più larga possibile da parte delle varie forze politiche, che a suo avviso fa bene alla democrazia.
Per il presidente, il fronte del boicottaggio si assottiglia sempre più ed è destinato all'insuccesso. Potranno sconfiggere lui ma non la nuova Serbia che con lui è stata costruita finora - ha affermato Vučić che è tornato a insistere sui tanti successi del suo ambizioso programma di riforme avviato negli anni scorsi. «Se manterremo pace e stabilità, nel 2025 la paga media raggiungerà il corrispettivo di 900 euro», ha detto. Attualmente il livello medio dei salari nel Paese corrisponde a circa 500 euro, e Vučić non si stanca di ripetere che solo pochi anni fa era poco più di 300 euro.
C’è poi la variante Kosovo, la spina sanguinante nel fianco di Belgrado. La Serbia lotterà con forza per far valere le sue ragioni e i suoi interessi nazionali, ha spiegato Vučić, ma difficilmente vi potrà essere una soluzione indolore per i serbi. Riuscirà il super presidente a far ingoiare questa pillola amara? —
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