La sentenza: tre anni al rapinatore dell’accetta
Tre anni di reclusione. È la pena patteggiata dall’uomo che era stato ribattezzato come “il rapinatore dell’accetta” perché resosi protagonista - con arma appunto al seguito - di due incursioni andate a segno e di altri due tentativi in diverse tabaccherie. Quattro episodi in altrettanti punti vendita. Andrea Castelli, 41 anni, ex gestore del Caffè Torinese e poi cameriere al Cafè Audace, resta dunque in carcere, dove ha già scontato sei mesi. L’accordo fra le parti - segnatamente tra il pm Giorgio Milillo e l’avvocato difensore Claudio Vergine - ha portato dunque all’applicazione della pena di tre anni, con sentenza pronunciata dal giudice Raffaele Morvay.
Castelli doveva rispondere dell’accusa di rapina a mano armata, tentata rapina e lesioni. Nelle quattro occasioni che l’avevano visto protagonista fra novembre e dicembre dello scorso anno - in largo Pestalozzi e in via Soncini era riuscito a farsi consegnare denaro dai tabaccai mentre in via del Molino a vento e in via Flavia non era riuscito a completare la sua azione criminosa - era infine fuggito, facendo perdere le proprie tracce. Qualche tempo dopo, però, a metà del dicembre 2013, la svolta: era stato bloccato dai poliziotti della Squadra Volante in seguito a un tentato scippo in via del Carpineto. Castelli aveva provato a strappare la borsetta a una sessantaduenne. La quale non aveva mollato la presa, cadendo poi a terra a causa dello strattone da parte dell’uomo. Castelli, probabilmente spiazzato dalla resistenza della donna, aveva lasciato a terra la borsa, scappando via. Ma alcuni passanti avevano assistito alla scena e all’arrivo della polizia sul posto lo avevano descritto puntualmente. Nel giro di alcuni minuti, l’uomo era stato così bloccato in zona dai poliziotti. Portato in questura, davanti agli agenti della Squadra Mobile, il colpo di scena: «Sono io il rapinatore dell’accetta, quello che state cercando», aveva confessato subito. Ribadendo il tutto anche di fronte al pm Milillo. Un volto e un’identità per il bandito dell’accetta che nelle settimane precedenti si era presentato in quattro diverse tabaccherie brandendo l’arma da taglio per impressionare i tabaccai e farsi consegnare dei soldi.
Nell’ambito del procedimento, il legale di Castelli, l’avvocato Claudio Vergine, ha posto l’accento sul fatto che l’uomo avesse effettuato i quattro raid sotto gli effetti dell’alcol, andato a sommarsi ai farmaci assunti per curare alcuni problemi di salute.
Tutta la vicenda era iniziata il 23 novembre scorso, quando Castelli aveva rapinato la rivendita di largo Pestalozzi, sottraendo circa 200 euro dopo aver anche distrutto i vetri di copertura del bancone con l’accetta. Quattro giorni dopo, il secondo episodio, in via Soncini: bottino attorno ai 400 euro. Anche qui il rapinatore aveva usato l’arma colpendo un espositore di metallo dov’erano sistemati dei pacchetti di gomme americane. Il 30 novembre e il 2 dicembre poi i due tentati colpi in via del Molino a Vento e in via Flavia, sfumati dopo che i tabaccai avevano urlato all’uomo di andarsene. Spiazzato da queste reazioni, Castelli era uscito dai due esercizi commerciali dileguandosi velocemente.
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