La sentenza: sedici anni e mezzo all’assassino di Slavica

Dragoslav Kostic condannato dal giudice Dainotti anche a risarcire la famiglia dell’ex moglie con 450mila euro
Lasorte Trieste 19/04/17 - Tribunale, Dragoslav Kostic
Lasorte Trieste 19/04/17 - Tribunale, Dragoslav Kostic

Sedici anni e sei mesi per l’omicidio di Slavica e l’occultamento del suo cadavere in una discarica. È questa la condanna inflitta a Dragoslav Kostic, 62 anni, l’ex impresario edile serbo accusato di aver ucciso il 24 aprile 2016 l’ex moglie strangolandola nella stanza da letto.

L'omicidio di Slavica Kostic in un minuto

La sentenza è stata pronunciata ieri pomeriggio dal gup Luigi Dainotti al termine del processo celebrato con rito abbreviato. Sono stati anche riconosciuti risarcimenti per 450mila euro a favore delle figlie e della madre della vittima rappresentate dagli avvocati Antonio Santoro, Paola Valle e Paolo Codiglia. Il pm Matteo Tripani, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto una condanna a 30 anni.

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Il difensore, l’avvocato Gianfranco Grisonich ha sostenuto il movente del raptus. E in qualche modo, all’inizio dell’udienza, Dragoslav ieri si è giustificato e ha spiegato: «Non ero venuto in Italia per uccidere Slavica. Ma è vero - ha aggiunto - ero andato a trovarla in quella casa». E poi ha ammesso ancora che la gelosia che gli rodeva dentro quella notte era esplosa quando aveva visto l’ombra di un uomo fuggire dalla finestra della casa.

Ma a scatenare la rabbia di Dragoslav, per il giudice Dainotti, è stata non solo la folle gelosia scatenata dal comportamento della donna ma anche una banale questione di soldi. Esattamente settemila euro. Denaro che Slavica gli avebbe dovuto pagare in conseguenza di una sentenza che riguardava una controversia sulla proprietà dell’appartamento di via del Roncheto 91. Sentenza che era stata depositata il 15 aprile, dunque pochi giorni prima dell’omicidio. E che aveva riguardato proprio quella stessa casa che pochi giorni fa - nel tentativo di ottenere qualche beneficio - Dragoslav attraverso una procura ha ceduto come “acconto” per il risarcimento agli eredi di Slavica. In tutto 80, 90mila euro.

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A inchiodare Dragoslav Kostic alle pesantissime responsabilità vi erano stati alcuni indizi individuati dagli agenti della Squadra mobile. Indizi che fin da subito avevano assunto la valenza e soprattutto il peso giudiziario di prove determinanti. A cominciare dal “doppio viaggio” di Drago. Il serbo era partito dalla cittadina di Kucevo alla volta di Trieste in un orario, come aveva rilevato il pm Tripani, «perfettamente sovrapponibile» con la scomparsa di Slavica. Aveva lasciato la Serbia senza avvisare nessuno di tale spostamento. Drago, sempre a detta dell’accusa, aveva in altre parole deciso fin dall’inizio di punire l’ex moglie.

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A sinistra, Slavica Kostic; a destra, la fuga di Dragoslav Kostic (qui fa benzina) il giorno dell'omicidio

E c’era poi il fatto che l’uomo aveva le chiavi dell’appartamento di via del Roncheto 91 dove abitava la donna e che pertanto, a differenza di un eventuale aggressore esterno, avrebbe comunque potuto giustificare la sua presenza nell’alloggio e anche le sue tracce biologiche. La prova “decisiva” era arrivata dalle telecamere delle aree di servizio slovene. Secondo gli investigatori della Squadra mobile vi erano stati forti indizi di una corrispondenza tra il passaggio di Kostic a Sesana e l’attivazione da parte del suo cellulare di alcune celle slovene in prossimità del confine italiano. Attivazione che si era ripetuta due volte quella notte.

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Qualche ora dopo essere rientrato in Serbia inoltre - esattamente alle 17.17 del 25 aprile - Kostic aveva chiamato la figlia minorenne di Slavica che la sera precedente gli aveva mandato un sms su incarico della madre (la quale ovviamente non poteva certo immaginare di essere seguita) chiedendogli di contattarla perchè doveva parlargli. Per giusificarsi Kostic aveva riferito che la sera precedente era dalla sua famiglia e aveva aggiunto che non aveva ricevuto l’sms perché aveva la batteria scarica. Tra le prove determinanti c’è stato, infine, anche l’incendio appiccato da Dragoslav alla sua Ford Mondeo utilizzata per trasportare il cadavere di Slavica dalla casa di via del Roncheto 91 alla discarica situata poco oltre il confine sloveno, a Kreplje.

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