La sede Inps rimane senza voce. Telefoni muti e servizi a rilento
TRIESTE Nel tempo in cui la tecnologia fa parte della vita quotidiana può capitare che alcuni uffici pubblici non dispongano nemmeno del necessario collegamento telefonico. È quanto sta succedendo nelle sedi Inps del Friuli Venezia Giulia, nelle quali i telefoni fissi da qualche giorno sono muti. Impossibile pertanto provare a contattare l’istituto previdenziale con il vecchio metodo della cornetta, perché la chiamata al numero di contatto della sede provinciale si chiuderà automaticamente. Situazione che non fa eccezione nella sede triestina dell’Inps di via Sant’Anastasio, con la quale è possibile comunicare solamente presentandosi fisicamente nella struttura. Il motivo? Il cambio di gestore telefonico da parte dell’istituto con la vecchia compagnia telefonica che, a partire dal primo gennaio, ha letteralmente staccato la spina alle sedi Inps di mezza Italia.
Come fanno sapere dal sindacato dei lavoratori pubblici Flp, questo cambio di gestore telefonico comporterà per l’istituto di via Ciro il Grande «risparmi per oltre 5 milioni di euro l’anno, ma al momento ha solo messo in difficoltà quello nuovo, il quale non è ancora riuscito a fornire le sedi periferiche di tutti gli apparecchi necessari. In questo modo – sempre a detta del sindacato – si è venuta a creare una grave difformità tra le varie sedi: alcune hanno ricevuto nuovi telefoni e cuffie, altre solo telefoni, altre ancora soltanto cuffie». Ma quanto tempo sarà necessario per tornare alla normalità? Non c’è una data precisa e pertanto ogni sede provinciale avrà una risposta diversa in tal senso. L’unica cosa certa è che «ci vorrà ancora del tempo, perché molte regioni, tra le quali il Friuli Venezia Giulia, sono ancora molto indietro nella consegna degli apparati con la conseguente sofferenza da parte del personale e degli utenti».
Tradotto in parole povere il pensionato o il disoccupato che volesse parlare direttamente con uno specifico ufficio della propria sede provinciale al momento non può farlo. Ma com’è stata la risposta degli utenti a questo black out comunicativo? Ieri in via Sant’Anastasio la situazione non era difforme rispetto alle altre giornate. Sala moderatamente piena di gente in attesa del proprio turno e, all’apparenza, pochi i disguidi. La macchina burocratica locale, però, a osservarla meglio è notevolmente rallentata. Facile spiegare il perché: «Per assolvere a una richiesta particolare o per avere risposte riguardo a delle richieste specifiche – ci spiega un dipendente dello sportello – normalmente basta alzare una cornetta e chiamare l’ufficio preposto, adesso è necessario prendere in mano la pratica e recarsi di persona al piano del collega. Un aspetto che rallenta di molto il disbrigo delle pratiche e che comporta un aumento del tempo che dobbiamo dedicare a ogni singolo cliente». Perché questo “ritorno al passato” delle comunicazioni, ovviamente, riguarda anche buona parte degli impiegati, che in questi giorni non riescono a parlare tra di loro consultandosi attraverso le semplici telefonate interne.
Per il cittadino, invece, «rimane sempre a disposizione il numero verde dell’istituto – ci spiega il personale all’entrata – al quale può rivolgersi per avere delle risposte. Senza dimenticare la possibilità di inviare comunicazioni e ottenere informazioni attraverso il sito». Vaglielo però a spiegare al pensionato che ha poca dimestichezza con pagine web e con le composizioni numerali telefoniche. Ecco pertanto che non serve aspettare troppo tempo per vedere i primi utenti spazientirsi: «Sono in fila da un’ora in attesa del mio turno – osserva Monica – per avere delle semplici informazioni riguardanti il mio status di disoccupazione. Ieri ho provato per tutto il giorno a chiamare l’ufficio con il quale mi ero già interfacciata in passato, ma la comunicazione cadeva immediatamente dopo aver composto il numero. Oggi sono venuta qui e ho trovato questa sorpresa. Il personale è competente e preparato, però a volte sembra che facciano di tutto per farci perdere la pazienza». Come se non bastasse, infatti, la macchina che all’entrata eroga i tagliandi per i vari servizi non funziona e pertanto è necessario per gli impiegati distribuire i numerini a mano. «Il servizio per le prestazioni al reddito è il più lento di tutti – spiega un altro fruitore –, a quanto pare il distributore si era bloccato e la A (la lettera corrispondente a tale servizio, ndr) non è uscita per un bel po’ di tempo». Colpa della tecnologia che non sempre procede con lo stesso passo di chi decide. E a subirne le conseguenze, come sempre, sono il personale e la cittadinanza. —
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