La seconda vita di Sasha Grey dal porno al thriller d’autore

L’attrice a Trieste per la proiezione di “Open windows”,«un film che fa l’occhiolino alla mia storia»
Sasha Grey
Sasha Grey

Minuta, quasi esile, simpatica, capelli corvini, occhi neri sbarazzini da ragazzina e un’aria retrò da “scream queen” anni ’60. Tutti al mondo la conoscono come Sasha Grey. In realtà si chiama Marina Ann Hantzis, e dal 2006 al 2009 è stata una delle più celebri e discusse protagoniste del cinema hard, e una delle più amate e cliccate con un record di oltre 800mila followers. Ma ora la star 26enne è volata da Los Angeles a Trieste, al Science+Fiction, dove ieri ha accompagnato la proiezione del thriller “Open Windows” dello spagnolo Nacho Vigalondo, il nuovo titolo della sua “seconda vita” come attrice di cinema mainstream (ma è anche musicista e scrittrice), nel quale rivela una naturalezza disarmante e un sorprendente lato cinefilo.

Zorana e Sasha, ospiti “hard” oggi in sala a Science+Fiction
Zorana Kostic Obramovic, protagonista di "Nymph" di Milan Todrovic

«Mi piace l’Italia – dice subito –. Sono molto coinvolta nella promozione di questo film e mi piace accompagnarlo soprattutto nei festival, perché così viene visto da un pubblico speciale, d’elite, che ama questo tipo di storie. So che questo Festival ha una tradizione importante, che è il più antico nel suo genere, e anche se non è grande è molto “cool”, perché ha tanti titoli interessanti in programma e celebra personalità come Jodorowski e Mario Bava che io adoro. E poi il mio motto è: quel che posso, lo faccio».

Come è avvenuto l’incontro con Nacho Vigalondo?
Sono stata io a cercarlo. Conoscevo e apprezzavo i suoi film, mi era piaciuto in particolare ‘Los Cronocrimenes’ (Asteroide d’oro a Trieste nel 2007, n.d.r.) e quando ho saputo che era a Los Angeles ho fatto di tutto per incontrarlo. Anche se nella Los Angeles del cinema, al contrario di quanto si possa immaginare, non è affatto facile combinare un appuntamento di lavoro.

La serata di inaugurazione del Festival
La serata di inaugurazione del Festival

Il film è stato ribattezzato “La finestra sul cortile 2.0”, perché è tutto ambientato su schermi del pc, webcam o videocamere. Vigalondo ha forse adattato la storia sul suo personaggio, visto che lei è una star su tutti i tipi di schermi?
In partenza no, perché Vigalondo stava scrivendo la storia di “Open Windows” da 5 anni. Si parla di un ragazzo (Elijah Wood, il Frodo del “Signore degli anelli”), che grazie a un concorso online vince una cena con un’attrice. Però l’appuntamento misteriosamente salta, e al ragazzo viene invece offerto di spiare l’attrice dal suo computer, e le sorprese non finiscono qui. Anche se tutto era già stato immaginato da Vigalondo, è chiaro che la mia presenza ha portato all’intreccio sfumature interessanti. Il film fa un po’ l’occhiolino al mio personaggio e alla mia storia personale”.

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Una scena di "The last days on Mars"

La sua è una vicenda sicuramente singolare. Per abbandonare l’hard-core e passare al mainstream ci è voluta più forza o più talento?
Forse più talento, ma in realtà tutto è stato piuttosto semplice. C’è stato innanzitutto il fallimento della mia casa di produzione. Litigavo, dormivo tre ore per notte, e ho capito che dovevo scegliere che strada prendere. Ed ecco una fortunata coincidenza, perché lo sceneggiatore di Steven Soderbergh mi chiama dicendo che vuole proprio me per il film di Steven “The Girlfriend Experience”, dove interpreto una escort che vive e lavora a Manhattan. Il film è stato poi presentato al Sundance e al Tribeca Film Festival. E’ chiaro che l’incontro con Soderbergh è stato fondamentale per dare credibilità alla mia nuova carriera. Altrimenti credo che avrei fatto la produttrice di cinema “indie”.

Quali sono i film che l’hanno spinta a diventare attrice?
“Quelli che mi hanno particolarmente impressionato dal punto di vista delle interpretazioni delle protagoniste: ad esempio “Gloria” di Cassavates o “Alien” di Ridley Scott. Mi piacerebbe lavorare con Dario Argento e mi sarebbe piaciuto recitare per Fellini. Però con un personaggio maschile.
 

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