La scure leghista sull’accoglienza: licenziamenti al via per 82 operatori Ics
TRIESTE Il cambio di rotta del governo sull’accoglienza dei migranti, teso a smantellare il sistema “diffuso”, inizia a mietere i propri effetti collaterali a livello nazionale, con i primi licenziamenti anche in Friuli Venezia Giulia. L’epicentro del fenomeno è proprio Trieste, dove 82 operatori sociali stanno per perdere il posto di lavoro.
Il Consorzio italiano di solidarietà (Ics) ha ufficializzato una «procedura di riduzione del personale», dandone comunicazione scritta alla Regione e ai sindacati. Se nessuno interverrà a tamponare la situazione, quello messo in atto dal principale gestore dell’accoglienza nel capoluogo giuliano sarà il primo licenziamento “di massa” in Fvg, successivo alle mutate politiche migratorie da parte del governo regionale e di quello nazionale.
E potrebbero seguirne a breve degli altri nel resto della regione. Dall’entrata in vigore della legge Sicurezza, centinaia di esuberi nel settore stanno infatti avvenendo in tutta Italia. Alcuni posti si sono persi anche a Udine, mentre altri stanno traballando. E il fenomeno potrebbe espandersi: è arduo prevedere come evolverà la situazione, che varia non solo in ogni provincia ma anche da comune a comune.
Tornando a Trieste, il primo bando di gara per riaffidare il servizio è andato deserto a causa del drastico abbassamento del finanziamento del servizio da parte dello Stato: conseguenza della legge Sicurezza voluta dal vicepremier leghista Matteo Salvini. Il capitolato del ministero dell’Interno prevede, come è noto, che si passi da 35 a 21,35 euro giornalieri per l’amministrazione globale di ogni richiedente protezione internazionale: una cifra giudicata insufficiente da tutti gli operatori presenti sul territorio, che non hanno partecipato alle gare d’appalto.
La Prefettura di Trieste ha così emesso un nuovo invito pubblico a manifestare interesse per la presa in carico dell’accoglienza diffusa «a procedure negoziate». L’avviso scade il 9 agosto: data che potrebbe segnare una svolta. «È con dolore – spiega il presidente Ics Gianfranco Schiavone – che diamo il via a una procedura di licenziamento collettivo a tutti gli effetti. A meno che qualcosa non cambi, perderanno il posto 82 dei nostri 182 dipendenti attuali. Sono tutti contratti a tempo indeterminato. A questi si aggiungono una quindicina di posti già saltati negli ultimi mesi: contratti a termine che non abbiamo potuto rinnovare».
Attualmente l’Ics opera assieme alla Caritas diocesana in regime di proroga. Le convenzioni con la Prefettura sono infatti scadute. Davanti all’abbassamento dei costi, Ics ha impugnato il nuovo capitolato davanti al Tar del Lazio (il ricorso è aperto) mentre i dipendenti della onlus da mesi paventano lo spettro dei licenziamenti. Spettro che sembra assumere sembianze concrete. «Continua a registrarsi uno squilibrio tra il costo del personale dipendente e quanto ricavabile dagli enti pubblici appaltanti il servizio – si legge nella lettera indirizzata da Schiavone alla giunta regionale e alle parti sociali, per dare notizia degli imminenti esuberi –. Il licenziamento collettivo è da individuarsi, nostro malgrado, come l’unica soluzione oggettivamente riscontrabile».
Interrogato a riguardo dal Piccolo, Schiavone aggiunge: «Speriamo che le autorità scelgano di tutelare i lavoratori. Finora abbiamo sempre lavorato con efficienza. Se c’è una crisi in atto, è a causa di scelte politiche. Eppure è proprio la politica che in questo momento pone grande enfasi sulla priorità del lavoro degli italiani. E adesso? Vorremmo risposte dalla Regione, cui ribadiamo la disponibilità al dialogo».
Tale è il quadro a oggi. Quadro che potrebbe cambiare ulteriormente dopo il 9 agosto, quando scadrà il già citato avviso prefettizio. Preso atto che i precedenti bandi sono andati deserti, la Prefettura ora vuole individuare nuovi soggetti disponibili ad accollarsi l’accoglienza diffusa. Per gli eventuali operatori economici interessati, al momento ci sono a disposizione gli invariati 21,35 euro al giorno per la gestione di ogni accolto nei 500 posti in appartamento e – novità – 26,35 euro per gli altri 500 posti, ovvero quelli in strutture collettive di piccole dimensioni. Se la gestione del settore verrà affidata ad altri enti, i licenziamenti in quota Ics potrebbero addirittura aumentare di numero. Se anche questa procedura risultasse deserta, invece, si andrebbe verso una negoziazione con l’Ics (vedi l’intervista al prefetto Valerio Valenti, ndr), i cui termini sono tuttavia ignoti.—
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