La scure di Tremonti sulla Riserva di Miramare

TRIESTE.
A livello nazionale è considerata un fiore all’occhiello per la capacità di coniugare felicemente tutela dell’ambiente e promozione del territorio, anche in chiave turistica. Eppure la Riserva naturale marina di Miramare, realtà che attrae ogni anno più di 15 mila visitatori, oggi rischia di scomparire. Sull’area protetta triestina, così come sull’intero arcipelago di parchi e oasi naturalistiche sparse in tutta Italia, pende infatti la scure dei tagli della manovra Tremonti che, dopo aver ”colpito” gruppi culturali e associazioni scientifiche, pare pronta ad accanirsi contro gli enti a vocazione ambientale.


Una spada di Damocle che potrebbe dimezzare il finanziamento di 300 mila euro concesso ogni anno alla Riserva, e decretare inevitabilmente la fine dell’esperienza virtuosa iniziata nel 1986. «Se ci verranno effettivamente tagliati i fondi - ammette amaramente il direttore dell’area protetta, Maurizio Spoto - non potrà più esistere niente di ciò che è stato creato in questi anni. Niente più Castelletto, centro visite, progetti per le scuole o attività turistica subacquea garantita tutto l’anno. Nel caso in cui non venisse corretta l’attuale versione della manovra, l’intera attività sarebbe destinata a sparire».


Una prospettiva che inevitabilmente lascerebbe in mezzo alla strada tutti i dipendenti dell’area protetta. Attualmente nelle due società che ne garantiscono il funzionamento - la Wwf oasi a cui di deve il coordinamento e la cooperativa Shoreline, incaricata della gestione - lavorano venti persone a tempo pieno alle quali si aggiunge, specie nei momenti di picco registrati durante l’estate e nel periodo delle gite scolastiche, una decina di figure part time. Ruoli ricoperti in genere da studenti e laureati che a Miramare svolgono una sorta di praticantato.


«Facile quindi immaginare con quanta apprensione il personale viva questo momento - continua Maurizio Spoto -. L’allarme è di quelli seri. Per la verità è sempre esistito, visto che è dal 2004 che i parchi nazionali e le aree protette si vedono erodere continuamente i fondi. Adesso però siamo al limite del sostenibile, specie se si pensa che i tagli annunciati potrebbero andare addirittura a incidere già sui contratti stipulati quest’anno».


I timori triestini sono stati raccolti anche in sede nazionale da Wwf e Fai che, proprio per scongiurare la riduzione del 50% dei bilanci di decine di riserve e aree protette, stanno facendo pressing sul Parlamento e sul governo. «Ma se perfino i governatori delle Regioni hanno avuto difficoltà a ottenere udienza da Tremonti, dubito fortemente che possa venire ascoltato il piccolo mondo dei parchi nazionali - prosegue Spoto senza nascondere un certo scetticismo -.


Purtroppo per riuscire a recuperare i famosi 25 miliardi di euro indicati dalla manovra, si ragiona solo in termini produttivi, senza guardare minimamente agli investimenti sul territorio. Eppure la protezione della natura è una voce estremamente redditizia. Ogni euro speso in quest’ambito, produce ricadute 6-7 volte maggiori in termini di ritorno turistico e culturale».

La prova, chiarisce ancora il direttore, arriva dal successo delle numerosissime attività avviate in questi anni dalla Riserva in collaborazione con scuole ed enti locali. «Da tempo siamo in contatto con la Provincia per sviluppare progetti di sostenibilità del territorio (tra gli l’iniziativa legata alla valorizzazione dei pastini ndr) che ci consentano di entrare nel tessuto economico cittadino - continua il direttore -.


In questo il nostro bilancio si autosostiene al 50%. Del resto se non avessimo i contributi locali e non facessimo sforzi per essere il più autosufficienti possibile, con i soli fondi statali avremmo già chiuso. Il punto è che scendendo sotto i 300 mila euro di finanziamenti pubblici l’area marina protetta non riuscirebbe a sopravvivere. Per questo - conclude Spoto - faccio un appello a Comune, Provincia e Camera di commercio perché sostenga le nostre attività. Da questo appoggio dipende il futuro della Riserva».


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