La scuola di via Roma chiusa dalla Curia

Troppi costi nonostante le rette e i contributi pubblici. Infuriati i genitori dei 60 bambini. Spiazzate anche le sette maestre 
Bonaventura Monfalcone-16.12.2017 Laboratorio scuola materna Via Roma-Via F.lli Rosselli-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-16.12.2017 Laboratorio scuola materna Via Roma-Via F.lli Rosselli-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
La scuola dell’infanzia paritaria di via Roma, a insegnamento cattolico, dipendente dalla parrocchia di Sant’Ambrogio chiude. L’annuncio, del tutto inaspettato, lo ha dato il parroco, don Fulvio Ostroman, giovedì pomeriggio ai genitori dei bambini che al momento frequentano la scuola, una sessantina. Le famiglie erano state convocate in modo urgente solo il giorno prima, lo stesso in cui il Comune ha ricevuto la nota ufficiale della parrocchia sulla decisione di cessare l’attività dello storico “asilo”, il cui edificio ha quasi 110 anni di vita e che è stato gestito fino al 1999 dall’Ordine delle suore della Provvidenza e poi affidato dall’Arcidiocesi alla parrocchia nel 2002.


Nonostante le difficoltà finanziarie nella gestione della scuola fossero presenti da qualche anno, per i genitori, subito scesi sul piede di guerra, si è trattato di una vera e propria doccia fredda. Come per le sette maestre (di cui una part time), che delle intenzioni della parrocchia non sapevano nulla e sono venute a conoscenza solo perché si trovavano nella scuola al momento della riunione tra il parroco, l’economo della parrocchia e i genitori. «È vergognoso che la Curia, perché riteniamo sia una decisione dell’arcivescovo di Gorizia Roberto Redaelli – hanno detto i genitori dopo aver appreso la notizia –, abbia deciso di chiudere una scuola a insegnamento cattolico. A fronte poi degli sforzi che le famiglie stanno compiendo per evitare proprio la chiusura».


Dopo che alla fine dello scorso anno scolastico la parrocchia aveva ribadito le pessime acque in cui navigava la gestione della materna di via Roma, i genitori si sono costituiti in comitato avviando una serie di iniziative per raccogliere dei fondi in grado di contribuire al bilancio della scuola. «Purtroppo il lavoro si sta concretizzando ora – spiegano –, ma avevamo anche detto chiaramente che eravamo disponibili ad accettare un aumento della retta». Già, perché per frequentare la materna i genitori pagano 170 euro a bambino.


Per il 2017 la parrocchia ha inoltre potuto contare sul contributo annuale del Comune di 50mila euro, da anni erogato a riconoscimento della presenza della scuola, che mette a disposizione 90 posti, e sul versamento di altri 20mila euro per l’utilizzo degli spazi in cui è stata collocata una sezione della scuola dell’infanzia di largo Isonzo, ospite ancora nella vicina primaria Duca d’Aosta. Dalla Regione sono arrivati, a valere sul passato anno scolastico, 17mila euro, altri 54mila dallo Stato e 31mila da singoli cittadini con l’iniziativa della parrocchia “Un caffé per la scuola di via Roma”. Le rette lo scorso anno scolastico hanno garantito quasi 152mila euro. «Abbiamo avanzato anche la possibilità di essere di supporto attivo alla gestione – aggiungono – o di valutare la possibilità di costituire una cooperativa con le insegnanti o di aprire una sezione primavera, con rette quindi più alte, trattandosi di bambini più piccoli. Ci è sempre stato risposto di no, anche all’aumento della retta. Abbiamo chiesto da tempo di vedere i bilanci della scuola, ma non li abbiamo mai ottenuti in questi mesi».


I genitori ieri hanno quindi richiesto un incontro urgente con l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Roberto Redaelli. «Senza ottenere alcuna risposta», ha sottolineato un gruppetto di genitori che si trovava attorno alle 13 all’esterno della scuola, dove ha incontrato in modo informale il sindaco Anna Cisint, esprimendo con chiarezza tutta la propria rabbia e preoccupazione. «Ci hanno fatto iscrivere lo scorso gennaio – ha detto una mamma –, senza ovviamente dirci nulla delle difficoltà. Ora non sappiamo se potremo continuare a frequentare la scuola e se potremo iscrivervi il fratello più piccolo. A chi poi dovremmo presentare domanda? Non ci si può comportare in questo modo quando ci sono di mezzo bambini dai 3 ai 6 anni». Le famiglie hanno chiarito inoltre di aver scelto la scuola di via Roma per la sua offerta formativa, a indirizzo cattolico, e per il suo corpo docente, la cui presenza non sarebbe garantita nel caso in cui la scuola diventasse statale. Quindi laica e aperta in modo diverso alla città.


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