La scienza svela i rischi del rigassificatore

Allarme dell’Ogs sul pericolo sismico. E Cosolini invia un dossier bis contro il progetto ai tre ministeri competenti
WCENTER 0XLFBAUGMF Un vecchio sismografo, ancora in uso, nella sala sismica dell' Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia a Roma oggi 10 maggio 2011. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
WCENTER 0XLFBAUGMF Un vecchio sismografo, ancora in uso, nella sala sismica dell' Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia a Roma oggi 10 maggio 2011. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Le faglie, cioé i piani di rottura presenti nel sottosuolo del golfo di Trieste, se attive potrebbero innescare terremoti disastrosi, di magnitudo 6.5. É un elemento solo recentissimamente portato alla luce dai ricercatori dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste che ha indotto il sindaco Roberto Cosolini a scrivere ai ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e dei Beni e delle Attività culturali incrementando con questi ulteriori dati il già corposo dossier anti-rigassificatore di Zaule. Ne ha dato notizia ieri in una conferenza stampa l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni specificando come il Comune stia continuando la battaglia contro il progetto evidenziando tutte le ipotetiche pericolosità riscontrabili su basi scientifiche oltre a valutare parallelamente la possibilità di avanzare ricorso per vie legali accodandosi a quanto già fatto dai Comuni di Muggia e di San Dorligo della Valle che hanno impugnato davanti al Tar del Lazio la compatibilità ambientale accordata dal Governo. La ricercatrice dell’Ogs Martina Busetti ha riferito che «fino al 2005 mancavano informazioni geologiche dettagliate dell’area del golfo di Trieste e della zona costiera orientale. A partire da tale data - ha specificato - abbiamo svolto tre diverse campagne di geofisica marina, l’ultima delle quali in collaborazione con l’università di Lubiana, per individuare le strutture geologiche profonde, comprese le faglie, che si trovano nella zona. Attualmente gli studi sono ancora in corso, anche in collaborazione con l’università di Trieste, per ricavare una migliore comprensione del sistema delle faglie e della loro possibile attività attuale».

A questo punto è entrato in azione l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che ha utilizzato anche i risultati ottenuti a Trieste per produrre una mappa della pericolosità sismica su scala europea e ha stimato una magnitudo massima di 6.5 assumendo che la faglia lungo la costa sia tuttora in grado di produrre terremoti. «Quest’analisi però non valuta - hanno specificato i ricercatori triestini - la probabilità che la faglia sia ancora attiva. Questo tassello mancante ha indotto l’Ogs a intraprendere uno studio per approfondire il ruolo di questa e di altre strutture del golfo, nell’ambito del quale proprio la settimana prossima inizieranno le operazioni di installazione di una stazione sismica a Punta Salvore, in collaborazione con l’università di Zagabria».

Chiaro che lo studio non potrà portare alla previsione o meno di terremoti, ma la pericolosità della situazione soprattutto in relazione a un impianto di rigassificazione a poca distanza da centri abitati dovrebbe apparire chiara. Laureni ha citato un articolo comparso su una rivista specializzata in cui la stessa Busetti afferma: «L’area del golfo di Trieste e la relativa costa orientale, mancando informazioni geologiche adeguate e avendo a disposizione solo le registrazioni strumentali e i dati storici, veniva considerata con una sismicità non significativa, mentre i risultati di queste indagini, evidenziando la presenza di faglie con attività recente, suggeriscono una rivalutazione della pericolosità sismica». «Risultano modificate dunque - ha sintetizzato l’assessore - le condizioni di partenza dello studio di Gas Natural e ciò viene svelato grazie a un eccezionale esempio di collaborazione tra un ente di ricerca presente sul territorio e l’amministrazione pubblica. Altri, forse decisivi elementi di perplessità dunque, si addensano sul rigassificatore di Zaule».

«Le conoscenze sulla situazione sismica dell’area triestina, con particolare riferimento alla possibilità che alcune delle faglie esistenti possano generare terremoti - ha aggiunto a margine Mario Ravalico, presidente Commissione Ambiente del Comune - sono ben evidenziate nello studio geologico allegato al Piano regolatore generale comunale, adottato un anno fa. L’elaborato considera le varie sorgenti sismogenetiche presenti nel territorio la cui attività tettonica dà luogo ad eventi sismici i cui effetti possono ripercuotersi negativamente sull’area d’interesse. In questo quadro rientrano pertanto sia le linee sismotettoniche del Carso sloveno (con epicentri tra Postumia e il Monte Nevoso) sia quella del Golfo di Trieste, che necessita di ulteriori approfondimenti specialistici. Ogni nuovo rilievo su questa struttura sepolta, come lo studio dell’Ogs, costituisce un incremento di conoscenza che va al di là del livello scientifico. Bene ha fatto perciò l’amministrazione comunale - ha aggiunto Ravalico - a portare a conoscenza dei Ministeri competenti i recenti dati quale elemento ulteriore di valutazione in rapporto alla deprecata realizzazione del rigassificatore di Zaule».

E il governo ora deve tener conto di quanto evidenziato dai ricercatori dell’Ogs anche secondo Giorgio Cecco di FareAmbiente.

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