La scienza ricorda Budinich e chiede più unità agli enti
TRIESTE «Oggi Paolo Budinich non avrebbe parlato tanto della persona che si commemora, ma delle cose che si vorrebbero fare e si potrebbero chiedere alle istituzioni. E così farò io». In questo modo, un po’ anomalo, Erio Tosatti, fisico e collega di Budinich, ha esordito nell’intervento centrale della cerimonia con cui, nella sala del Consiglio comunale, ieri pomeriggio si sono commemorati i 100 anni dalla nascita del fisico, ma anche dell’uomo di scienza e del “manager”, al quale si deve la creazione delle istituzioni scientifiche per le quali la nostra città è nota nel mondo.
Di fronte a una platea affollata da esponenti del mondo scientifico, delle istituzioni, da diversi familiari di Budinich e di tante persone che lo avevano conosciuto, Tosatti ha osservato che «uno dei punti su cui la politica può farsi sentire» è il declino dei finanziamenti. «Trieste - ha rimarcato - è una perla dell’imprenditoria scientifica. È importante che questa direzione venga sposata dalla politica. Esiste un protocollo tra Comune e comunità scientifica, punto di partenza importante che può portare a una maggiore unità»
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Altro aspetto che preoccupa la comunità scientifica triestina è quello dei collegamenti, a cominciare da quelli con l’aeroporto, per migliorare i quali «qualunque sforzo è benvenuto». E poi, ha rimarcato Tosatti, «deve diminuire la distanza fra la città e le realtà scientifica. Il rettore si dà da fare, ma chi deve decidere riduca la quantità dei “no se pol”. Se operiamo in questo senso - ha concluso - facciamo ciò che Paolo Budinich avrebbe voluto fare».
Ai rilievi di Tosatti ha risposto l’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti. «L’impegno della Regione - ha affermato - è di portare avanti la visione che aveva il professor Budinich: una connessione diretta fra il sistema scientifico di Trieste e la città». Ripercorrendo le istituzioni create da Budinich, Torrenti ha poi ha sottolineato il ruolo della Fondazione internazionale Trieste per il progresso e la libertà delle scienze, presieduta da Stefano Fantoni. «La Fondazione può essere lo strumento più idoneo per riporrare quel rapporto fra la scienza e Trieste senza filtri retorici o solo legati alla divulgazione. Bisogna approfittare - ha aggiunto - della qualificata presenza degli enti di ricerca creati da Budinich, sostenendo l’Università nell’essere uno dei motori di sviluppo del territorio».
Alle osservazioni di Tosatti ha risposto anche il sindaco Roberto Dipiazza, affiancato sui banchi della giunta dal vicesindaco Pierpaolo Roberti, dall’assessore alla Cultura Giorgio Rossi e dal presidente del Consiglio comunale Marco Gabrielli. «Anche voi, sistema scientifico dovete aprirvi di più», ha replicato il primo cittadino, che ha poi osservato che «mai come stasera vedo una simbiosi, un’unanimità tra ambienti diversi». Dipiazza ha così invitato tutti a «togliere di mezzo il “no se pol”» e lanciato un chiaro messaggio: «Lavoriamo assieme per il bene di Trieste».
Alla commemorazione istituzionale è seguita l’inagurazione della mostra, “L’arcipelago delle meraviglie”, a palazzo Costanzi, che ripercorre la vita, gli incontri e le realizzazioni del padre del “Sistema Trieste”. Il taglio del nastro è stato preceduto dall’intervento dello scrittore Claudio Magris, amico di vecchia data di Paolo Budinich. Un momento quasi personale in cui Magris ha delineato la personalità del fisico nato a Lussingrande, ricordandone «la chiarezza e la benevolenza con cui era pronto a spiegare a chiunque le cose più complicate». Paolo, ha affermato Magris, sentiva il dovere di arricchire gli altri con la conoscenza. Non temeva di circondarsi di grandi scienziati, interessato solo al vantaggio comune della ricerca. «Non si appagava dello studio e delle scoperte scientifiche, ma sentiva la necessità di operare per la ricaduta delle conquiste intellettuali sulla vita degli uomini».
Magris ha anche messo in luce come Budinich sentisse la necessità di un dialogo tra scienze e sapere umanistico. «Anche per questo ha voluto alla Sissa quel laboratorio, di cui ho fatto parte - ha spiegato lo scrittore - in cui si affrontava il tema del dialogo fra le scoperte della fisica e la loro influenza sulla visione del mondo. È stato uno dei periodi più fecondi della mia vita».
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