La sanità del Fvg fuori dal podio. Pesano ricoveri e costi dei farmaci
Il report Crea assegna al territorio solo il sesto posto in Italia. Tra i punti di forza speranza di vita e progetti di prevenzione

TRIESTE La sanità del Friuli Venezia Giulia viene promossa per il contesto demografico, la prevenzione, l’equità. Bollino rosso invece sulla spesa, la gestione delle fratture di femore e la mortalità evitabile. Luci e ombre in un quadro in cui il Servizio sanitario regionale si colloca al sesto posto nella classifica delle regioni, ma è alle spalle di quattro sistemi del Nord Italia e pure della Toscana.
La fotografia è del quattordicesimo Rapporto del Consorzio per la ricerca economica applicata (Crea) in sanità dell’Università di Tor Vergata, presentato pochi giorni fa alla Camera. Una mole di dati, distribuiti in 540 pagine di dossier in cui emergono come principali criticità del Servizio sanitario nazionale le disparità geografiche e una spesa sanitaria pubblica sempre più definanziata rispetto a quella di altri Paesi dell’Europa occidentale: il divario tra l’Italia e l’Ue precedente l’allargamento ad Est ha raggiunto il 31,3%.
Cresce anche di pari passo l’impoverimento delle famiglie per curarsi: rinunciano alle cure sanitarie il 5,5% dei nuclei, ma con picchi dell’8% al Sud, i cui abitanti hanno un anno di svantaggio in termini di aspettativa di vita, che diventano 3 per quella a 65 anni. Un nodo evidenziato da una classifica che vede nelle prime posizioni solo regioni del Nord.
Dei venti indicatori scelti dal Rapporto per la loro rilevanza e confrontabilità, il Veneto va oltre la media nazionale in 18 casi su 20, seguito a 17 dalla Provincia di Trento, lì dove lavora come dg il manager friulano
Paolo Bordon
, e dalla Toscana. Il Piemonte mette quindi in fila 16 parametri positivi, l’Emilia Romagna 15. Con 14 buoni voti, di fatto il 70% della pagella, ecco il Fvg, alla pari con Lombardia e Provincia di Bolzano. Seguono con 12 Liguria, Valle d’Aosta e Marche. Il resto delle regioni non raggiunge il 50% di risultati sufficienti. In coda, con soli 2 indicatori migliori della media nazionale il Lazio, poi la Campania (3) e la Sardegna (4).
La ricerca, pubblicata nel sito di Crea, è strutturata in quattro parti. Nella prima si fornisce un inquadramento del contesto in cui si muove il settore socio-sanitario italiano: gli aspetti socio-economici e demografici, il finanziamento pubblico, la spesa e le possibili misure di performance. La seconda parte è dedicata alle analisi per ogni area assistenziale: prevenzione, ospedaliera, residenziale, specialistica, farmaceutica, primaria, domiciliare, provvidenze in denaro. Si procede con gli impatti economici della sanità e con un focus sugli osservatori sui farmaci orfani (quelli destinati alla cura delle malattie rare) e sulle strategie vaccinali.
Anche il Ssr del Friuli Venezia Giulia viene radiografato lungo i capitoli. Tra i numerosi dati positivi la regione mostra una speranza di vita a 65 anni senza limitazioni nel quotidiano superiore alla media italiana (20,9 contro 20,7) e, seppur di poco, una minore incidenza di eccesso ponderale nei bambini di 8-9 anni (21,2% contro 21,3%). Inoltre, ha una quota inferiore di beneficiari di indennità di accompagnamento sulla popolazione over 65 (13% contro 16,2%), una buona copertura vaccinale antinfluenzale (oltre il 50%, in Italia si sta sotto) e un tasso di ospedalizzazione ordinaria in acuzie pari a 2,4 ogni 1000 abitanti.
Le difficoltà, è confermato dallo studio, rimangono i costi. Tra le sei bocciature compaiono infatti il tema della spesa farmaceutica pro capite (163 euro), la spesa sanitaria totale pro capite (2.500 euro) e pure la quota delle famiglie (3,2%) soggette a spese sanitarie definite catastrofiche, al punto da portare alla soglia di povertà. Da rimediare anche gli indicatori sugli interventi per frattura di femore effettuati entri le 48 ore, sugli over 64 che fanno ricorso all’assistenza domiciliare e sui giorni perduti pro capite per mortalità evitabile.
Il Rapporto quest’anno si intitola “Misunderstandings”, ovvero malintesi. A spiegarne il senso è il presidente di Crea
Federico Spandonaro
: «Il principale malinteso è continuare a pensare che la politica sanitaria si esaurisca con le politiche assistenziali, dimenticando quelle industriali. Un problema, prosegue Spandonaro, che si può affrontare solo rivedendo il rapporto tra sostenibilità, sviluppo economico e innovazione: «L’abbattimento delle distanze fra farmaceutica e altre forme assistenziali e la valutazione dell’indotto generato dal settore dovrebbero essere tra gli obiettivi primari». —
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