La saga decennale dei mastri gelatai arriva sino a Trieste

Chiara porta storia e segreti dei Pieruz-Soban in via Cicerone  A gennaio la consacrazione da tre coni del Gambero Rosso

TRIESTE Dalle Dolomiti alla Germania Ovest, armata solo dei suoi sedici anni e di una valigia di cartone. Gianpiera Pieruz a Colonia si è innamorata di un bisiaco, Paolo Soban. Lì hanno appreso l’arte nella quale si sono poi distinti fino a essere riconosciuti dal Gambero Rosso nella Guida delle Gelaterie d’Italia, cinquant’anni più tardi. Ma è solo l’inizio: oggi apre in via Cicerone 10 loro figlia Chiara, riportando così a Nordest l’eccellenza di famiglia. La saga dei Soban, mastri gelatai da due generazioni, finora si era svolta perlopiù in Piemonte.

 



Una saga del Nordest Lei veneta della Val di Zoldo, lui bisiaco di Monfalcone. Per incontrarsi Gianpiera Pieruz e Paolo Soban dovettero aspettare di trasferirsi nell’allora Germania Ovest. Era la fine degli anni Sessanta quando i due giovani si conobbero a Colonia. Svolgevano un impiego stagionale in una gelateria appartenente a una famiglia anch’essa zoldana. «In Germania mia madre assaggiò la pizza per la prima volta – racconta oggi loro figlia Chiara –. A Zoldo negli anni Sessanta non esisteva ancora. Lei se n’è andata a sedici anni, con la valigia di cartone. È stata via sette mesi consecutivi, per fare la stagione, e non c’erano i telefonini». Gianpiera seguiva le orme dei primi gelatai zoldani e cadorini che, nell’Ottocento, varcarono le Alpi a bordo dei loro carretti per portare il gelato a Vienna, allora capitale della Mitteleuropa, e dunque nel mondo. A Colonia lei e Paolo appresero l’arte nella quale poi eccelsero. A gennaio di quest’anno il “made in Soban” è finito nella Guida delle Gelaterie d’Italia di Gambero Rosso. L’autorità indiscussa in tema di enogastronomia li ha definiti «la famiglia del gelato per eccellenza» dando loro ben tre coni: il massimo dei voti.

 



Dalla Germania al Piemonte Esattamente quarant’anni fa a tessere la trama degli eventi successivi si aggiunse un secondo incontro dal sapore destinico. Nel 1977 Paolo e Gianpiera si trasferirono a Valenza, in provincia di Alessandria. Lì lavorarono inizialmente per la famiglia Traiber, proprietaria della storica gelateria cittadina, anch’essa di tradizione zoldana. Fondata nel 1924, nel 1982 fu tramandata ai Pieruz – Soban, i quali nel 2004 ottennero il riconoscimento di “Eccellenza artigiana” della Regione Piemonte. Nel 2010 uscirono dal Piemonte, dando il via a un’interminabile sfilza di premi nazionali e internazionali. Per dirne una, nel 2013 sono al secondo posto nella classifica delle 50 Migliori gelaterie d’Italia redatta da Dissapore.com e ripresa da Vanity Fair. Intanto i figli abbracciavano la tradizione di famiglia. Se Chiara ora apre a Trieste i suoi fratelli Stefano e Andrea tengono già le redini, assieme ai genitori, delle gelaterie in Piemonte: quella storica di Valenza e altre due ad Alessandria. «Sono nata a Monfalcone, nel 1984, ma sono abituata a fare su e giù da sempre – dice Chiara –. D’inverno frequentavo la scuola a Gorizia e d’estate lavoravo in Piemonte, assieme ai miei».

Lo sbarco a Trieste Dal ghiacciolo allo spritz a “Ma la ga malaga”: il celebre gusto di gelato, rivisitato in chiave triestina. Chiara oggi ha una valigia piena di idee e poco più di trent’anni. In passato ha provato a svolgere qualche lavoro d’ufficio ma non faceva per lei. Come per i suoi genitori, l’amore ha giocato un ruolo nelle sue scelte professionali e di vita: «Ho conosciuto mio moroso a Trieste e mi son stabilita qui – continua –. Ho tanto cercato il locale giusto e l’ho trovato in via Cicerone: poche gelaterie in zona, interni belli e soprattutto la possibilità di avere il laboratorio a vista. Dalla strada i passanti mi vedranno lavorare: dalla pastorizzazione alla rottura delle noci di cocco, farò tutto io, senza surgelati né basi». E adatterà i gusti a Trieste. Ecco qualche anticipazione: «Il gusto Malaga diventerà “Ma la ga malaga”, col liquore di Terrano al posto dello zibibbo. Preparerò gusti balcanici, come baklava o gubaniza. Ghiaccioli innovativi allo spritz o al mojito. Ma anche semifreddi, yogurt e granite secondo la ricetta di Catania, dove ho svolto un tirocinio in pasticceria siciliana».

Chiara è sola, in gelateria, ma non demorde: «Alla faccia del “no se pol”, me l’hanno detto in tanti. Di notte sbrigo preventivi e fatture. La fatica è tale che nessuno potrebbe fare questo lavoro senza passione».

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