La rotta prosegue pure verso Longera. Per terra restano i vestiti abbandonati

Chi ce la fa a passare si inoltra tra sentieri e borghi periferici arrivando pure alla ciclabile Cottur. Gli avvistamenti sia di notte che in pieno giorno. «Ormai li vediamo quasi quotidianamente»
Lasorte Trieste 29/07/18 - Draga S.Elia, Sentiero Bigolo, Vestiti e Documenti lasciati dagli Immigrati
Lasorte Trieste 29/07/18 - Draga S.Elia, Sentiero Bigolo, Vestiti e Documenti lasciati dagli Immigrati

TRIESTE «Siamo in Italia?», è la prima domanda che pongono. Poi, solitamente, chiedono indicazioni per arrivare in città e per raggiungere Milano, Bologna o Roma. I migranti che approdano a Trieste attraverso il Carso spesso non sanno nemmeno di aver già varcato il confine. I flussi dalla rotta balcanica sono ripresi con l’estate e già nei primi giorni di giugno si era assistito a un aumento di presenze sull’altipiano. Una tappa obbligata, dove i profughi si spogliano dei bagagli e di ciò che non serve più per meglio confondersi con quelli che fanno già parte della rete di accoglienza cittadina, in modo da non essere bloccati prima.

Il fenomeno si è verificato di recente anche a Sottolongera: una sera di alcuni giorni fa i residenti hanno avvistato un gruppo di una ventina di donne e uomini che attraversavano via del Timo in direzione di via Damiano Chiesa. Lungo il bordo della strada hanno posizionato un cappello, presumibilmente come segnale di “luogo sicuro” per i futuri migranti che avrebbero compiuto il medesimo cammino. Probabilmente questo gruppo di persone è disceso da strada per Basovizza, giungendo dai boschi della Val Rosandra, uno dei punti di passaggio più noti e frequentati, dove non è difficile imbattersi in cumuli di vestiti, scarpe, coperte, avanzi di cibo, bottiglie e scatolette abbandonati dai migranti. Un’abitante di Basovizza, Sara, riporta di aver assistito al passaggio di piccoli gruppetti tra il centro e le foibe, di un altro durante la notte sul curvone e di un ulteriore all’alba che scendeva dalla sopraelevata. Nell’area del laghetto dove si trova un’area giochi per bambini, i residenti sono ormai abituati al movimento pure nelle ore notturne.

«Quando il cane del vicino abbaia, sappiamo che stanno passando», racconta una famiglia che abita nella zona. Proprio lì a pochi passi, lungo un sentierino, tra le fessure dei muretti a secco si possano trovare numerosi fogli e documenti in lingua croata, rilasciati come visti d’ingresso temporanei, tra cui quelli di una famiglia proveniente dall’Iraq con tre bambine e un maschio. Più spesso, invece, i Paesi principali di provenienza sono l'Afghanistan e il Pakistan, da cui partono soprattutto giovani uomini. I migranti abbandonano i documenti perché l’Italia possa risultare come paese di primo ingresso nell’Unione Europea. In questo modo possono venir accolti come previsto dal regolamento di Dublino: con la richiesta di protezione internazionale, secondo le convenzioni di Ginevra. Nel caso venissero intercettati dalla polizia a varcare irregolarmente il confine, sarebbero riportati in Slovenia dopo l’identificazione e la segnalazione alle autorità giudiziarie. Si muovono su questa sottile linea i migranti che stanno varcano il confine tra Italia e Slovenia, in bilico tra la condizione di clandestini e di richiedenti asilo.

Anche a San Antonio in Bosco sono frequenti nell’ultimo periodo gli avvistamenti. Nina afferma di aver visto a fine luglio quattro persone dirette verso la fermata dell’autobus e poi un’altra ventina camminare alle 5 di mattina. Risalendo fino a Draga Sant’Elia, ai limiti della Val Rosandra, le tracce dei migranti si fanno ancora più consistenti, come anche quella delle volanti della polizia che pattugliano il territorio. Sulla pista ciclabile Cottur, a pochi passi dal paesino, lungo il cosiddetto percorso “a bigolo”, sono ammassati mucchi di pantaloni, giubbotti e scarpe - soprattutto invernali -, poi bottigliette e confezioni di cibo - quasi sempre di marca slovena e croata - e ancora coperte, zaini, spray, spazzolini, salviette, pastiglie e sigarette. Infine, anche qui si trovano dei documenti d’identità abbandonati a terra. Alla Locanda "Mario" di Draga riferiscono che risulta frequente il passaggio di gruppi dalle 2 alle 14 persone, le quali alcune volte si sono anche fermate a mangiare nel locale. Tutti chiedono come poter scendere a Trieste. Nei primi tempi alcuni tentavano di utilizzare i taxi, poi gli autobus. Ora si muovono soprattutto a piedi.

In questi giorni, attorno a mezzogiorno, è stato avvistato un altro gruppo di pakistani: sei giovani spuntati dalla pista ciclabile. Si sono cambiati indossando dei vestiti casual e si sono spruzzati addosso del profumo. Arrivavano dalla Bosnia e puntavano a raggiungere Milano. Temevano che la polizia li trovasse e li rispedisse in Slovenia. Usavano sim italiane, sui cellulari avevano attivato Google Maps. La loro prima tappa italiana doveva essere Basovizza.


 

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