La Rosolen: «Non mi dimetto. E non lascio il Pdl»

Intervista all'assessore "a rischio", Alessia Rosolen che attende "serenamente" l’eventuale revoca da parte del presidente Renzo Tondo. "Ormai mi sento in scadenza ma non faciliterò la vita a chi vuole epurarmi. A Trieste il mio partito ha l’encefalogramma piatto"
TRIESTE «Non mi dimetto. Chi ha creato il problema se ne dovrà assumere le responsabilità». È il «problema politico», per ammissione pure di Renzo Tondo. Ma Alessia Rosolen non vuole facilitare «l’operazione epurazione» di un Pdl triestino «dall’encefalogramma piatto». E allora, per quanto si senta «in scadenza», l’assessore al Lavoro tira dritto. Attende «serenamente» l’eventuale revoca del presidente. Pronta, nel caso, «a prendere semplicemente atto di una scelta politica».


Assessore Rosolen, più sorpresa o più delusa dalla protesta del Pdl di Trieste?

Non sono sorpresa perché mi ritrovo in un clima che vivo da due anni. Nemmeno delusa perché quelle persone non mi possono deludere.


Delusa dal presidente Tondo che pare non escludere la sua revoca?

Credo che Tondo abbia preso atto di ciò che gli vado dicendo da anni. Dopo di che, anziché limitarsi a leggere la cronaca di un giornale, avrebbe dovuto almeno ascoltare il suo assessore prima di fare quel tipo di considerazioni. Non può essere un articolo di stampa a far diventare una persona un problema politico.


Ha parlato con lui?

No.


Il Pdl è come la vecchia Fi?

Magari. Fi era una grande partito. Il Pdl, almeno a Trieste, è il nulla. È da un anno che il direttivo non si riunisce o, se lo ha fatto, non sono stata invitata. È da tempo che non fa una iniziativa pubblica. Encefalogramma piatto su tutta la linea.


Per colpa di chi?

Di chi pensa che si faccia politica riempiendo i giornali con i nomi da mettere sulle varie poltrone. E ancora di chi considera un nemico da epurare chiunque muova della critiche.


Pensa di lasciare il partito?

No. Credevo al progetto del Pdl come dimostra il mio intervento, uno dei pochi, all’ultimo congresso di An. E continuerò dunque la sfida nonostante quello che ho visto in città nell’ultimo anno. Qualcuno dovrà spiegare come in nove mesi si sia riusciti a distruggere la credibilità di due partiti e creare così tanto malcontento da far sì che un’assemblea di un’associazione in un qualsiasi lunedì di un maggio lontano da scadenze elettorali sia diventata un enorme successo.


È stato il pretesto per attaccarla?

Un pretesto risibile. Quell’associazione fa politica riempiendo il vuoto del Pdl.


Dicono che, partecipando, ha rovinato l’immagine della giunta regionale.

Rispondo chiedendo che immagine ha il Pdl triestino che si distingue solo per costanti attacchi alla giunta su commercio, bonifiche, rigassificatore, posizioni della Lega Nord.


Si dimetterà?

Mi sento in scadenza ma non lo farò. Chi in questi anni ha lavorato in maniera sotterranea adesso è venuto fuori. E dovrà assumersi responsabilità precise rispetto a problemi politici posti più volte, richieste di chiarimenti reiterate e a una situazione che ha fatto più male al Pdl che a me.


Con che spirito lavorerà?

Con la libertà, finalmente, di dire tutto quello che non ho potuto dire da troppo tempo.


Dispiaciuta che una situazione familiare diventi politica?

Non è un problema politico. Di famiglie ne vedo altro. Quelle sono il problema.


Il leghista Narduzzi dice: se salta la Rosolen si ridiscute la giunta.

Non è un problema mio. Ma ringrazio la Lega che in questi due anni ha sempre dimostrato di apprezzare quello che facevo.


In molti la apprezzano. Trasversalmente.

Ringrazio tutti. Penso di avere fatto sempre il mio dovere senza cadere in dibattiti che non riguardassero il mio ruolo.


Dovessero sostituirla sarebbe un’ingiustizia?

Solo una scelta politica. Di cui prendere serenamente atto.

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