La Romania vota sì all’eutanasia per i cani randagi

Ce ne sono cinquantamila soltanto a Bucarest. Gli animalisti: «Norma aberrante, inutile e demagogica»

Bucarest ha deciso. Per risolvere il problema dei cani randagi che assilla la Romania, il Parlamento ha reso legale l’eutanasia per i migliaia di quattrozampe che circolano per le strade del Paese. Il provvedimento è passato martedì in aula con 168 voti a favore e 111 contrari e prevede che i randagi, una volta catturati, siano custoditi nei canili fino a trenta giorni e poi eliminati. L’obiettivo, ridurre il randagismo.

Oggi, nella sola Bucarest, si contano circa 50mila cani di strada. Una buona parte, segnalano le associazioni per la protezione degli animali, è tuttavia sterilizzata, ma per le autorità rappresentano un problema di sicurezza. A luglio, la Romania è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani a risarcire con 9mila euro la famiglia di una pensionata, che era stata ferocemente attaccata nel 2000. Secondo la Corte, il caso non era un’eccezione: «Migliaia di persone vengono azzannate ogni anno nelle città romene», riporta la sentenza.

Le argomentazioni sulla sicurezza non convincono però gli animalisti. «La Romanian Animal Welfare Coalition, con il sostegno di Dogs Trust, chiede al governo romeno di sospendere i piani per eliminare 250mila randagi. Non siamo ciechi: il numero dei cani di strada, che minacciano turismo e sicurezza di bambini e adulti, deve essere ridimensionato. Ma le uccisioni di massa non sono la soluzione. Sfortunamente, il governo cerca risposte a breve termine, ma queste non esistono», spiega David Newall, International Director di Dogs Trust, la più grande ong inglese che si occupa dei cani. Newall che poi ricorda che «solo l’8% dei romeni è a favore delle soppressioni».

«In Parlamento c'è stato un voto tirato, con una differenza tra pro e contro non significativa, dopo un iter complesso e faticoso che testimonia che questo è un tema spinoso e sentito dai politici e dall'opinione pubblica. Questa legge non si oppone solo a ciò che dicono le associazioni animaliste, ma va contro ciò che dice il mondo. Dai principi dell'Oms alla Convenzione europea dei diritti degli animali, ratificata dalla Romania, che afferma che i metodi preferenziali per gestire il problema randagismo sono sterilizzazione e controllo delle nascite», spiega Sara Turetta, presidente di Save the Dogs. Non solo. L’eutanasia è già stata applicata in passato con zero risultati: «I cani sono già stati uccisi dal 2001 al 2007, in massa. Se questo metodo non funziona, insistere sulla stessa strada pensando di ottenere un effetto diverso è un nonsense. Bisognerebbe puntare invece su metodi alternativi», sterilizzazioni, adozioni, «ma ciò comporterebbe non guadagnarci sopra», aggiunge.

Il punto-chiave che le ong animaliste sottolineano è il fallimento delle passate campagne di eutanasia in Romania: 14 milioni di euro sprecati tra il 2001 al 2007 e migliaia di cani uccisi, senza effetti concreti. Turetta conclude: «Noi operiamo nella provincia di Costanza, città che uccide ogni mese 600 cani, da dieci anni, ed è ancora piena di randagi. Il modo con cui vengono uccisi è aberrante e la soluzione non è adeguata. La società privata che ha l'incarico di eliminare i cani ottiene circa 300mila euro all'anno dal comune. Parliamoci chiaro: la legge non è fatta nell'interesse dei cittadini, ma a vantaggio di qualche sindaco un po' demagogico e di società private legate alla classe politica, che si arricchiranno».

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