La Romania pronta al referendum contro i matrimoni gay

La "Coalizione per la famiglia" ha già raccolto tre milioni di firme
Protesters stand in front of police during a demonstration in Bucharest, Romania, August 10, 2018. Inquam Photos/Adriana Neagoe via REUTERS ATTENTION EDITORS - THIS IMAGE WAS PROVIDED BY A THIRD PARTY. ROMANIA OUT.
Protesters stand in front of police during a demonstration in Bucharest, Romania, August 10, 2018. Inquam Photos/Adriana Neagoe via REUTERS ATTENTION EDITORS - THIS IMAGE WAS PROVIDED BY A THIRD PARTY. ROMANIA OUT.

BELGRADO L’Europa è ancora segnata da tante fratture, difficili da ricomporre. Ci sono quelle politiche e quelle economiche. Ma c’è anche un altro discrimine: quello che divide i Paesi che considerano le unioni matrimoniali tra persone dello stesso sesso un diritto da difendere. E quelli che sostengono che quel matrimonio non s’ha da fare e per impedirlo si spingono fino a cambiare la propria Costituzione.

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Il secondo fronte – che già oggi include Paesi come Lituania e Lettonia, Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Croazia, Ungheria, anche se gli ultimi due Paesi ammettono le unioni civili – è in procinto di allargarsi. Includendo la Romania. Romania dove nei giorni scorsi – sulla spinta di tre milioni di firme raccolte dalla “Coalizione per la famiglia” - è stato sbloccato l’ultimo intoppo prima del lancio di un referendum che permetterà agli elettori di dire la loro sul concetto di matrimonio.

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Protesters stand in front of police during a demonstration in Bucharest, Romania, August 10, 2018. Inquam Photos/Adriana Neagoe via REUTERS ATTENTION EDITORS - THIS IMAGE WAS PROVIDED BY A THIRD PARTY. ROMANIA OUT.

Dopo la Camera, anche il Senato di Bucarest ha infatti adottato una proposta di legge per modificare la definizione di matrimonio in Costituzione, stabilendo che l’unica accettabile in Romania è «l’unione consensuale di un uomo e di una donna». A votare a favore, quasi tutti i partiti. Per confermare la scelta, servirà un referendum, in agenda forse già il 7 ottobre, che rischia di infiammare ancora di più l’atmosfera politica a Bucarest. Il leader socialdemocratico Liviu Dragnea ha definito la consultazione «un momento cruciale per i valori fondamentali», mentre il numero uno dei liberali, Ludovic Orban, ha lasciato libertà di coscienza. A lottare contro il referendum saranno poche minoranze, ma combattive. Come l’Ong MozaiQ, che ha denunciato che la consultazione è una «scorciatoia» per affrontare in maniera distorta «complicati temi sociali e portare a un’ulteriore erosione della democrazia».

Dura, ieri, anche Amnesty International, che ha auspicato una marcia indietro di Bucarest sul referendum.

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