La Romania conferma l’europeista Iohannis
Il presidente uscente si impone con un largo distacco sull’ex premier Dancila e ottiene il secondo mandato
epa08022895 Romanian acting President Klaus Iohannis smiles while addressing to media after first exit-polls results were announced, at the PNL headquarters, during the presidential elections runoff in Bucharest, Romania, 24 November 2019. According to exit polls, Romania's centre-right acting president Klaus Iohannis won presidential elections in Romania. EPA/ROBERT GHEMENT
BUCAREST Un’ottima performance all’andata, un trionfo al ritorno. E dopo i due match, la Romania conserva un capo di stato sinceramente europeista, liberale, modernizzatore. E pure nemico acerrimo di corrotti, malaffare e mazzette.
Si chiama Klaus Iohannis, attuale presidente della Repubblica, centrista che rimarrà sull’ambita poltrona a Bucarest per altri cinque anni. Così hanno deciso ieri gli elettori romeni, chiamati a scegliere al ballottaggio tra lui e Viorica Dancila, ex premier e leader del Partito socialdemocratico (Psd).
Il verdetto è stato chiarissimo. Secondo i risultati ufficiali del secondo turno delle presidenziali resi pubblici in tarda serata (spoglio completato all’95%), Iohannis ha conquistato il 63% dei consensi, staccando e di molto Dancila, ferma al 37%. A spingere Iohannis verso la vittoria anche il voto dei tantissimi romeni emigrati all’estero. Secondo quanto hanno anticipato sondaggisti e analisti, i romeni che oggi vivono e lavorano in Italia, Spagna o Germania dovrebbero aver optato anche questa volta in massa per Iohannis, con Dancila che aveva raggranellato tra di loro al primo turno un misero 3%. In calo rispetto al 2014 l’affluenza, che ha toccato il 50% (-14% rispetto al ballottaggio di cinque anni fa), ma è record di sempre di voti tra gli emigrati romeni, con 940mila andati alle urne.
Si tratta della «vittoria più categorica» mai registrata contro i socialdemocratici, di un trionfo della «Romania normale», il primo commento di Iohannis dopo il trionfo alle presidenziali. Di parere opposto Dancila, che ha cercato di sviare l’attenzione dalla sconfitta, sottolineando che i socialdemocratici, in base alle preferenze ottenute al secondo turno delle presidenziali, «hanno riconquistato i voti persi alle Europee, ne abbiamo più di tre milioni», ha aggiunto. Ma di certo Dancila non può festeggiare - a differenza di Iohannis - perdente com’è fra due avversari che non si sono risparmiati colpi bassi in campagna elettorale. Iohannis è un dittatore che ha architettato la caduta del governo, «un codardo e arrogante», era stato l’attacco della ex premier. Iohannis aveva risposto a tono, rifiutando persino un confronto pubblico con l’avversaria, da lui bollata come «l’incarnazione di un regime tossico».
Ma più che le schermaglie tra cavalli in corsa, a far presa sull’elettorato sono state le promesse di normalità fatte da Iohannis, che ha assicurato che lavorerà per una Romania moderna, europea, normale. «Andate a votare» per confermare «la direzione in cui il paese andrà», l’appello. Direzione che Iohannis sicuramente potrà più agevolmente decidere, dopo che è stata messa la parola fine alla conflittuale era della coabitazione tra lui, liberale e i socialdemocratici al governo. Oggi, invece, sulla poltrona di premier siede Ludovic Orban, leader del Partito Nazionale Liberale (Pnl), lo stesso di Iohannis, che traghetterà la Romania – a meno di sorprese - fino alle elezioni parlamentari del 2020. —
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