La rivolta dei bulloni, sette feriti al Cie di Gradisca
GRADISCA. Sette immigrati ricoverati all’ospedale per episodi autolesionismo. Tre evasioni riuscite anche se in due casi i protagonisti sono stati riacciuffati. Ingenti danni al sistema anti-fuga appena ripristinato. E uno stato di massima allerta 24 su 24. È il bilancio dell’ultima rivolta al Cie di Gradisca. La struttura isontina di espulsione per stranieri non ha fatto neanche in tempo a vedere nuovamente incrementata la sua capienza che già è ripiombata nel caos.
Polveriera Polonio
La miccia che ha innescato nuove tensioni sono i recenti trasferimenti all’ex Polonio di immigrati provenienti da altre strutture italiane, stracolme, e in particolare da Trapani. Le presenze sono aumentate da 24 a 104, complice l’avvenuto restauro della “zona blu”, l’ala più capiente rimasta inagibile per oltre un anno. I nuovi arrivati, in massima parte maghrebini, si sono dimostrati subito inclini alla rivolta. E un contingente di altri 19 nordafricani è atteso per le prossime ore.
Il precedente
Una prima avvisaglia si è avuta nel weekend quando diversi ospiti si erano arrampicati sul tetto delle camerate. Divisisi in sei gruppetti nel tentativo di spezzettare il contingente di forze dell’ordine deputato alla sorveglianza esterna, gli immigrati hanno tentato la fuga. Quattro hanno utilizzato una camionetta dell’esercito come trampolino per scavalcare l’alto muro di cinta e dileguarsi nella campagna. Due sono stati intercettati dopo poche ore.
L’autolesionismo e la rivolta
Meglio è andata a un compagno che, ingeriti alcuni bulloni reperiti nel cantiere esterno, ha ottenuto il ricovero all’ospedale di Gorizia. Dà lì sarebbe fuggito nella notte. Già l’altroieri gli immigrati avevano preparato un altro tentativo di evasione, ma la pioggia li aveva scoraggiati. Ieri, attorno alle 13, ci hanno riprovato in 15. Arrampicatisi sul tetto hanno fatto bersaglio gli agenti di insulti e bulloni. Oppure hanno ingoiati questi ultimi per cercare il ricovero ospedaliero. La situazione è ritornata alla normalità solo dopo tre ore ma per una dozzina di nordafricani si è reso necessario il trasferimento in ospedale, dove sono piantonati: si temono nuovi tentativi di fuga. Nessun ferito fra le forze dell’ordine. Ma un primo bilancio parla di danni «ingenti» alla struttura, dal tetto al sistema anti-fuga appena ripristinato.
I sindacati di polizia
Giovanni Sammito, del direttivo nazionale Siulp, è convinto sia appena l’inizio: «Questa è la struttura più grande e pericolosa d’Italia ma il contingente di forze dell’ordine impiegato è ridicolo. Senza contare che il territorio rimane sguarnito. Ieri tutte le volanti della provincia sono state impegnate al Cie, più gli agenti distolti per i piantonamenti in ospedale». Sammito chiede pertanto «un protocollo nazionale che dia uniformità di regole ai Cie: sicurezza, gestione, servizi agli ospiti. Non è possibile che a Trapani non vi siano restrizioni sull’ora d’aria, le sigarette o i telefonini mentre qui vigono disposizioni molto più rigide». Una miscela micidiale anche per il fatto che il tempo di permanenza degli “ospiti” è salito a 6 mesi. «Se questa è la situazione ora che la capienza è dimezzata, figuriamoci quando il Cie tornerà a regime con 248 posti - commenta Angelo Obit, segretario provinciale Sap - . Agli agenti servono sistemi efficaci per la sicurezza di tutti. E nel rispetto delle leggi».
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