La rivolta anti-governo contagia la Croazia

Dopo gli scontri in Bosnia, i manifestanti sfilano in corteo a Zagabria e a Fiume. Nella capitale “ribelli” arrestati dagli agenti in tenuta antisommossa

TRIESTE. Il virus della rivolta contro il potere, le lobby economiche, la corruzione politica, ma in sostanza la rivolta contro la fame e la povertà che avanzano a fronte di un èlite che continua a vivere nell’oro, la maggior parte delle volte non guadagnato ma rubato, sta lentamente ma inesorabilmente contaminando tutti i Balcani. E ieri a mezzogiorno anche in Croazia si sono svolte le prime manifestazioni con relativi scontri con la polizia e alcuni fermati, almeno dodici, a Zagabria.

Il “mezzogiorno di fuoco”, anche se non ci sono stati scontri cruenti, è scattato nella capitale croata e a Fiume. A Zagabria si sono radunate alcune centinaia di persone richiamate dal solito “tam tam” via Facebook e altro social network. Il ritrovo nella centralissima piazza ban Jela›i„. La pagina Facebook si chiama emblematicamente “Sistema di resistenza” e su di essa si legge a chiare lettere quale è l’obiettivo della rivolta: «Demolire un governo corrotto». Qui si incitano «uomini e donne croati a effettuare attacchi a questo potere», «basta stare solo a belare su Facebook è l’ora di agire di impedire che i nostri figli e i nostri nipoti domani si sveglino affamati, abbiamo combattuto per la vittoria finale del popolo croato ma ora traditori e ladri ci privano anche dell’ultimo pezzo di terra ci rubano l’ultima moneta che abbiamo in tasca. Andiamo in piazza a combattere o finiremo a vivere sulla strada».

A mezzogiorno, come detto, il ritrovo ma degli organizzatori nemmeno l’ombra, o forse c’erano, ma non si sono palesati forse per capire l’umore della folla. Immediatamente hanno preso l’iniziativa i più giovani che hanno iniziato a marciare verso piazza San Marco dove c’è la sede del governo. Durante il corteo sono passati davanti alla sede del Partito socialdemocratico (del premier Milanovi„) e dell’Accadizeta (opposizione di centrodestra) dove ci sono stati lanci di monetine al grido di «ladri, ladri».

Ma la polizia in assetto anti-sommossa ha bloccato il corteo subito dopo la Porta di pietra a qualche centinaio di metri dai Banski Dvori, sede dell’esecutivo. Ci sono stati spintoni e momenti di tensione con la polizia che filmava i manifestanti e questi che in risposta hanno estratto da borse di plastica e scatoloni dei rami di ulivo che hanno consegnato agli agenti.

Tutti poi si sono fermati davanti ai cordoni di polizia con le mani alzate non tanto in segno di resa quanto volendo simboleggiare il carattere non violento della protesta. Vero è però che durante il confronto muso a muso con la polizia uno dei manifestanti ha improvvisato un brevissimo comizio dove, alla fine, ha chiesto a tutti la «ribellione armata». Parole che non sono state digerite dalla polizia che ha cercato di disperdere la folla. Ci sono stati degli scontri e almeno dodici persone sono state fermate dagli agenti.

Manifestazione, come detto, anche a Fiume. L’obiettivo lo stesso: abbattere il potere che affama il popolo. Ma nel capoluogo quarnerino a radunarsi sono state un centinaio di persone che sono sfilate lungo il centralissimo Corso gridando slogan contro i politici e soprattutto contro il concittadino Slavko Lini„, ministro delle Finanze del quale sono state chieste le dimissioni. Il tutto nel cuore di una delle città più a sinistra, o meglio, più socialdemocratiche della Croazia.

E qui i manifestanti se la prendono con una classe dirigente politica che non è riuscita, a loro detta, a portare a compimento una riforma territoriale in grado di creare un nuovo equilibrio nel Paese, non ha ripulito la pubblica amministrazione dai corrotti e ha portato avanti una politica clientelare senza attuare una riforma del mercato del lavoro in grado di dare più dinamicità al sistema economico e produttivo nei mercati dell’Unione europea.

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