La rivolta al Cpr, chieste barriere in ferro: tunisino fugge dopo una scorta sanitaria
GRADISCA Quei divisori in plexiglass all’interno del Cpr di Gradisca non bastano. Lo sa il questore di Gorizia, lo sa anche il prefetto. «Del resto, questo è il tallone d’Achille di una struttura che è nata, sino a prova contraria, come caserma», rimarca Gropuzzo. E, allora, più di qualcuno fra le forze dell’ordine inizia ad auspicare l’installazione di barriere in ferro, come veicolato anche dai sindacati di polizia. Nella zona, poi, si rileva ancora una volta l’esasperazione dei residenti gradiscani, degli operatori della struttura oltre che dei sanitari del 118 e delle forze dell’ordine che, anche recentemente, hanno denunciato aggressioni da parte di immigrati in attesa di espulsione.
Oggi, al Cpr di Gradisca sembra essere tornata la calma. E si definiscono con maggiori dettagli i momenti salienti della rivolta. Un tunisino, in realtà, è riuscito a scappare nella notte della rivolta fra il 14 e il 15 agosto. A confermarlo il questore Paolo Gropuzzo. È riuscito a fuggire di rientro da una scorta sanitaria «in una nottata – sottolinea – davvero molto concitata». Aveva ingoiato una batteria con il chiaro obiettivo di tentare l’evasione una volta ricoverato. E, a quanto pare, è riuscito nel suo intento.
«La protesta – fa sapere il questore Gropuzzo – era già iniziata al pomeriggio e ha coinvolto cittadini di nazionalità tunisina che, evidentemente, maldigerivano la prospettiva di essere rimpatriati in Tunisia, nella loro terra d’origine. Protestavano strumentalmente per la qualità del pane che, ovviamente, è buono e non ha nessun problema. Poi, hanno creato un diversivo dando alle fiamme suppellettili e materassi: questo con lo scontato obiettivo di distogliere l’attenzione degli operatori e delle forze dell’ordine sul loro vero scopo che era la fuga».
Hanno cercato di scappare da un vecchio pertugio. Ma senza fortuna. «Le forze dell’ordine hanno lavorato molto bene e in condizioni di grande rischio. E mi sento di ringraziare anche l’aliquota dell’Esercito il cui apporto è stato importantissimo in quei frangenti difficili». L’incendio ha finito con il far “saltare” gli ormai arcinoti lastroni di plexiglass. E proprio uno di questi è stato utilizzato per colpire un carabiniere che ha rimediato una ferita lacero-contusa alla testa. «Per fortuna, sta bene. Una settimana la prognosi. Nessun ferito fra i migranti», aggiunge Gropuzzo. Tre i fermati (tutti tunisini) per i quali si è in attesa della convalida degli arresti.
A Ferragosto era intervenuto anche il prefetto Massimo Marchesiello che, pur trascorrendo un breve periodo di ferie, è rimasto costantemente in contatto con i suoi uffici, i suoi collaboratori, le forze dell’ordine. «Alla fine, la rivolta si è ricomposta – racconta il prefetto –. Confermo che c’è stato un tentativo di evasione». In sostanza, gli immigrati hanno iniziato a protestare già nel pomeriggio del 14 agosto per poi, attorno alle 22, dare alle fiamme suppellettili e materassi in due stanze del Cpr. «Evidentemente – prosegue Marchesiello – l’hanno fatto per attirare l’attenzione degli operatori che, di fronte al fuoco, sono prontamente intervenuti allertando i vigili del fuoco che di gran carriera sono arrivati a Gradisca». Nel frattempo, coloro che avevano architettato la rivolta hanno cercato di scappare. Ma senza fortuna. «Le forze dell’ordine sono riuscite a sedare la rivolta ma è rimasto ferito un carabiniere. Per fortuna, le sue condizioni sono buone. Ha avuto sei giorni di prognosi dall’ospedale di Gorizia». I vigili del fuoco del comando provinciale di via Paolo Diacono hanno lavorato di filato per un paio di ore, sino a poco prima della mezzanotte. –
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