La rinascita dell’ex Ospedale militare

Oltre la finestra lo sguardo spazia su tutta la città: tetti, torri, cupole e in fondo il mare incendiato dalla luce primaverile. Dentro, in una grande sala all’ultimo piano dell’ex Ospedale militare, l’ingegner Pierpaolo Ferrante, autore della rinascita dell’edificio, passeggia con il docente della facoltà di Architettura Giovanni Fraziano. Sono i due Virgilio che hanno accompagnato “Il Piccolo” alla scoperta del restauro appena concluso che, nel weekend, sarà accessibile ai triestini. «Questo edificio è contemporaneo a Miramare e alla torre del Lloyd - dice Fraziano -. Rientra in quel momento gotico quadratico che ancora oggi delinea l’identità della città». Il modello di riferimento è l’arsenale di Vienna, «espressione di uno stile in cui lo storicismo romantico si unisce a una nuova funzionalità». Una caratteristica che consente a palazzi come questo di trovare nuove destinazioni d’uso. E che permetterà all’ex Ospedale di diventare una sorta di campus triestino.
Oggi nei suoi locali si sovrappongono senza stonare gli spazi del XIX secolo alla tecnologia e alle necessità del XXI. «Prima della scoperta del cemento armato - spiega Ferrante - si costruiva il primo solaio in ferro e laterizio, quelli superiori in legno.
L’Ospedale è un’eccezione, fu costruito interamente in ferro e laterizio, così da reggere stanze grandi e luminose anche ai piani superiori». Questa caratteristica è stata esaltata in corso di restauro, lasciando libere alla vista le travi metalliche: rivettate a caldo una a una, danno un aspetto vagamente bellico agli interni. «In fondo è la stessa tecnica che si usava allora nella tecnologia militare», commenta Fraziano.
L’ex Ospedale è costituito da due edifici: la Casa del comandante, che guarda alla strada, e alle sue spalle il grande Edificio ad H. I due corpi sono uniti da un ponte. La futura Casa del comandante avrà funzioni di servizio, tanto che al piano terra è previsto un bar. All’esterno di quest’ultimo ci sarà uno spazio all’aperto, realizzato recuperando i vecchi masegni.
Un grande scalone in pietra d’Aurisina porta ai piani superiori: lo decorano balaustre in getto di ghisa. Sono quasi tutte originali, le copie sono state realizzate in modo da essere riconoscibili all’osservatore attento. I pilastri calcarei che scandiscono le rampe sono tagliati in pezzi unici che i lavori hanno riportato alla luce, eliminando gli strati di coperture successive.
Al terzo piano una cappella neogotica: sulle volte di un azzurro pallido si affacciano stelle dorate e disegni di angeli, decorazioni accumulate lungo la storia dell’Ospedale. «Le capriate che reggevano la copertura erano marce - dice l’ingegnere -, sicché le abbiamo ricostruite con le stesse tecniche del tempo». Il balconcino della cappella guarda sul retro della Casa, verso la facciata dell’Edificio ad H: è lì, nella struttura più grande del complesso, che sono state collocate le 163 stanze della casa dello studente. Lo raggiungiamo attraversando il ponte. «Nei Kriegsarchiv di Vienna abbiamo ritrovato i progetti originali in dettaglio - dice Ferrante -, ci hanno aiutato molto».
Le stanze sono una diversa dall’altra: tutte luminosissime, verranno dotate di cucina e di bagno. Anche con la copertura dell’Edificio ad H si è presentato il problema delle travi marce: «In questo caso abbiamo adottato una tecnica di recupero delle travi dell’epoca per mantenere il più possibile il legno originale: abbiamo fatto 180 interventi», precisa l’ingegnere. Mentre i piani inferiori sono dedicati quasi interamente alle stanze, all’ultimo livello troviamo nuovamente grandi spazi: saranno aule studio e biblioteche.
Una delle grandi stanze è ancor oggi pavimentata a masegni. «Arriviamo a questo punto al termine di una lunga vicenda nata quasi per caso a inizio millennio», dice Fraziano. La tesi di laurea di una studentessa che risvegliò l’attenzione dell’ateneo, una legge sul recupero di edifici storici, il precoce interessamento della Fondazione CrTrieste: tutti fattori che dopo anni di lavori e traversie di cantiere hanno contribuito a ridare a Trieste un patrimonio che potrà tornare ad essere uno degli edifici simbolo della città.
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