La resa dei conti in casa azzurra dopo il voto flop Savino ora trema
Sandra Savino non risponde al telefono. Qualcuno, già ieri, si sarebbe aspettato le dimissioni. Ma per il rinnovo dei vertici di Forza Italia, anche in Friuli Venezia Giulia, pare essere solo questione di tempo. Stavolta ci potrebbero essere davvero i congressi regionali e, dopo il flop del voto europeo, è inevitabile che gli azzurri del Fvg svoltino verso un nuovo coordinatore. C’è già chi fa pressing su Rodolfo Ziberna, che rimane però convinto di doversi dedicare a tempo pieno al suo ruolo di sindaco di Gorizia.
Proprio Ziberna è intenzionato a promuovere tra una decina di giorni un’assemblea di analisi post-elezioni. Sarà a Gorizia, ma sede e data vanno ancora definiti. Potrebbero esserci, tra dirigenti, amministratori e iscritti, anche volti negli ultimi mesi “invisibili” come quelli di Elio De Anna e Stefano Balloch. Di certo, anticipa il sindaco, «cercheremo in quell’appuntamento di mandare a Berlusconi e Tajani la proposta per una nuova Fi». Una prima idea c’è, anche se il movimento non potrà essere il protagonista: «Quello che serve oggi è che il centrodestra torni unito. Con un modello Piemonte, nuove elezioni ci manderebbero ben sopra il 40% e sarebbe così possibile, un decreto al mese, cambiare realmente l’Italia. Speriamo che qualcuno riesca a farlo capire a Salvini e alla Lega».
Nell’attesa i berlusconiani locali credono che, a cambiare, debba essere il vertice del partito in Fvg. Oggi dall’assemblea del gruppo parlamentare azzurro a Roma potrebbe emergere qualche novità sul fronte dei coordinatori regionali. Di fatto tutti sconfitti alla conta dei voti. Per il Fvg, da quando è evaporato il Pdl ed è tornata Fi, non era andata mai così male. Alle europee 2014 le preferenze erano state 81.756 (14,3%) e in cinque anni se ne sono perse oltre 43 mila (le 38.593 di domenica valgono un deludente 6,7%, con il sorpasso subito da Fratelli d’Italia). Alle politiche dell’anno scorso, con una affluenza alta, si era superata quota 73 mila, alle regionali c’era stata la tenuta a 51 mila (con una percentuale salita dal 10,7% al 12,1%), ma le cose non sono migliorate dopo un anno di governo del territorio, anzi.
Secondo molti, anche se fuori verbale, Savino deve fare un passo indietro. Per agevolare un ricambio non rimandabile. Ziberna papabile? «Devo lavorare in Comune», risponde il sindaco. Il dopo Savino, dunque, va ancora costruito. Ma arriverà, assicurano gli ultimi big forzisti, senza riuscire a trovare un solo “salvagente” per la coordinatrice. L’unico riconoscimento è al sacrificio bis. Certo, è stato Berlusconi a chiamare, ma sia nel 2014 che nel 2019, in assenza di concrete possibilità di conquistare un seggio, Savino ha risposto «presente» e si è confrontata con candidati di regioni ben più popolose del Friuli Venezia Giulia.
Le parole più dure nei confronti della deputata sono quelle di Bruno Marini, il forzista triestino che era stato molto chiaro in campagna elettorale. «L’atteggiamento di Savino mi ha deluso in più occasioni – le sue parole –. L’ultima nella squallida vicenda dell’assessore Maurizio Bucci sostituito da Francesca De Santis. Attendo ancora una spiegazione su una scelta che ha pure determinato l’uscita dal partito di Manuela Declich». Dopo il voto l’azzurro rincara la dose: «È stato un disastro totale. A livello nazionale paghiamo il fatto che Berlusconi ha fatto il suo tempo e, non fosse stato per il Sud e per le Isole, avremmo fatto pure peggio. A livello locale raccogliamo quanto seminato, in assenza perfino di un congresso provinciale, oltre a scelte sciagurate come l’assessorato a Tiziana Gibelli, totalmente slegata dal partito, per voler “fare una marchetta” a Stefania Craxi. Grave anche l’aver umiliato Walter Zalukar, con il risultato di aver perso il suo contributo di voti in queste europee». Non stupisce che Marini abbia dato una mano a Irene Pivetti negli ultimi giorni di campagna. Come pure qualche altro forzista l’ha fatto a Gorizia, il territorio più lontano da Savino dopo lo scontro di un anno fa con la famiglia Romoli. «L’unica soddisfazione – ammette non a caso Marini – sono le 277 preferenze di Pivetti a Trieste. Credo di avere gran parte del merito, fermo restando che, con Savino, sono stato comunque molto corretto».
L’aria che tira, insomma, è di un partito che vuole cambiar pagina. Ma forse non sa come. Consapevole che un altro al posto di Savino non potrà fare miracoli da solo. Il deputato Roberto Novelli preferisce evitare la caccia all’unico responsabile: «Inutile nasconderlo, abbiamo ottenuto un risultato non all’altezza e l’intero livello locale è chiamato a riflettere. Gli errori? Tanti, a partire dalla comunicazione. Serve più empatia, più capacità di raccontare emozioni. Fi rimane il partito che ha i migliori amministratori, ma non andremo da nessuna parte senza avviare una vera riorganizzazione generale. Perché eravamo pieni di avarie, ma – conclude – nessuno ci ha portato in officina». —
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