La Regione taglia il 30% dei primari
TRIESTE. Tagliare i doppioni: di solito è una slogan. Stavolta la Regione, e il tema è quello delicato della sanità, usa davvero le forbici. Il risultato pratico sarà di contare in non pochi casi un solo primario dove ora ce ne sono due. L’intenzione, nei prossimi tre anni, è di eliminare 80 delle 288 strutture complesse (in sostanza i primariati) distribuiti tra ospedali e università. Poco meno del 30% arrivando a quota 208. L’operazione, spiega l’assessore Maria Sandra Telesca, fa parte della fase di “appoggio” alla riforma approvata in ottobre. In tempi di contenimento delle risorse, sono gli aborriti doppioni. Quelli serviti in passato a distribuire posti di lavoro di alto livello, anche economico. Telesca non lo nasconde: «Non mancano reparti creati spesso più per interesse politico che sanitario, quindi più per assicurare poltrone che servizi. Noi vogliamo invece che la politica esca dagli ospedali. Vogliamo che i primari e i medici siano scelti in base alla loro capacità, alla loro comprovata esperienza, non per l'appartenenza».
È giunto perciò il momento di intervenire. Lo prevede una delibera di indirizzo approvata dalla giunta: l’obiettivo è «incidere sull’assetto organizzativo degli enti del servizio sanitario, riducendo una frammentazione ridonante, inutile, dispendiosa». I cittadini «non si spaventino», chiarisce però sin d’ora Telesca. «Non ci saranno minori servizi - assicura l’assessore -. Tenendo conto degli standard di qualità e sicurezza previsti dalle linee guida nazionali, continueremo a erogare le stesse funzioni di prima pur facendo a meno, per questione di razionalizzazione del lavoro e delle risorse, di alcune strutture complesse». Tutto questo «con organici e dotazioni accresciuti rispetto a prima». In sintesi: «Meno primari, ma non meno medici e meno infermieri».
In coerenza con quanto previsto dalla legge di riforma, a essere accorpati, nelle intenzioni della giunta, saranno i reparti che, in uno stesso ospedale, si ritrovano a erogare le stesse prestazioni. Reparti che, «per le ridotte dimensioni, si trovano a non avere una casistica sufficiente a garantire livelli adeguati di qualità e sicurezza». Sotto il profilo strettamente tecnico, il provvedimento definisce dunque per quali delle funzioni dei presidi ospedalieri viene ora prevista una sola struttura complessa, ovvero un primariato. L’operazione taglio ridurrà 80 “sedie” da primario delle attuali 288. Anche se in realtà, di quelle 80, già oggi una quarantina risulta scoperta. L’input, entrando nel dettaglio dei territori, riguarda molto più Udine che Trieste. Nel capoluogo friulano la recente fusione tra ospedale e università ha lasciato nodi irrisolti. Tra l’altro si dovrà dimezzare al Santa Maria della Misericordia anatomia patologica, chirurgia plastica e maxillo facciale, neurologia e dermatologia. A Trieste invece la riduzione dei doppioni è cosa quasi fatta. «Delle due ortopedie se ne farà solo una - anticipa Telesca -, ma già oggi una risulta scoperta». Così come ci dovranno essere una sola oculistica e altre chirurgie specialistiche, come l’otorinolaringoiatria, uniche. Unici pure i laboratori (Burlo escluso per quel che riguarda la missione scientifica e di ricerca). Le medicine, al contrario, non si toccano: «I numeri confermano che l’assetto attuale è ottimale». Una rivoluzione, certo. Ma graduale. E «senza cacciare nessuno».
Tra tre anni dei 40 primari da tagliare una parte sarà fisiologicamente uscita dal sistema sanitario. E gli altri, «secondo regole previste dai contratti di lavoro», saranno assegnati ad altri incarichi. Ma la linea è tracciata, conclude Telesca: «Tutti i professionisti che lavorano nella sanità sanno che aumentare la casistica, accrescendo le occasioni di mettere a confronto esperienze e buone pratiche, contribuisce ad aumentare gli standard di qualità e sicurezza, a tutto vantaggio dei pazienti. Parallelamente, grazie al superamento dei doppioni, riusciremo anche a liberare risorse da destinare al rafforzamento dei servizi sul territorio». Soddisfatto il commento di Sel. «Molto positiva - afferma il coordinatore Marco Duriavig - la scelta di affrontare il taglio dei doppioni, uno dei nodi più irrisolti del sistema sanitario».
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