La Regione spedisce i professori d’orchestra a scuola di contabilità

I quaranta musicisti dell’ex sinfonica del Friuli Venezia Giulia «No alla svendita della dignità professionale. Siamo sfiniti»
Di Gianpaolo Sarti

TRIESTE. Si sentono i “rottamati” della musica ora che, «a nostra insaputa», si trovano costretti a tornare sui banchi di scuola mettendo da parte violini, flauti e trombe per imparare a far contabilità e amministrazione con un futuro tutt’altro che garantito. I professori dell’ex Orchestra sinfonica del Fvg, una quarantina in tutto, non ci stanno a trasformarsi in un’azienda e puntano l’indice contro la giunta Serracchiani.

Tutto nasce dall’idea del maestro Massimo Gabellone chiamato dall’esecutivo regionale a gestire i fondi per l’attività, pari a 800 mila euro, attraverso la sua associazione Progetto musica. «Con viva sorpresa – scrivono i professori in una lettera indirizzata alla presidente della Regione – veniamo indicati come imprenditori di noi stessi, con l’Orchestra lanciata a diventare impresa, quando di certo non avevamo risparmiato critiche e perplessità a questo fantomatico progetto». Il gruppo, rappresentato dall’associazione “I Sinfonici del Fvg” proprio con l’intento di preservare l’identità dell’Orchestra, aveva accolto favorevolmente la proposta di Torrenti di un inserimento nella Fondazione Teatro Giovanni da Udine con la speranza che un’istituzionalizzazione potesse consentire all’Orchestra di uscire dai giri d’aria della politica. Un’ipotesi poi non andata in porto.

Si apre invece una percorso di formazione quadriennale, con tanto di stage artistico-musicali, indirizzato all’autogestione. Una soluzione che metterebbe ulteriormente in dubbio le prospettive lavorative dei musicisti, senza un posto da novembre. «L’idea di far frequentare a dei professionisti, attualmente in uno pseudo-stato di mobilità per cessata attività, un corso di formazione professionale – si legge nella lettera – ci sembra un modo elegante per dire a questi sfortunati reduci ormai quarantenni che, vista la situazione, non vi lasciamo a casa su due piedi ma vi diamo del tempo per riqualificarvi e trovarvi altre opportunità».

I musicisti, oltre a criticare la scelta di finanziare i corsi di formazione con fondi previsti per l’attività artistica, denunciano le mancate garanzie di riassunzione da parte dell’associazione Progetto Musica, destinataria del finanziamento regionale, di tutti i lavoratori in organico. A ciò si aggiunge la richiesta, avanzata da Gabellone, di sottoscrivere un documento liberatorio in cui si esprime la «non volontà» di utilizzare ulteriori eventuali contratti di lavoro come elemento di causa o contrattazione sindacale di alcun genere. «Ci sembrano motivi più che sufficienti per rispedire il progetto al mittente», è la chiosa degli orchestrali.

«La cosa peggiore – insistono – è voler mettere i lavoratori, senza contratto da novembre e allo stremo, nella condizione di “prendere o lasciare”, facendo ricadere su di loro l’eventuale responsabilità di aver rinunciato a svendere la propria dignità professionale. Intanto i concerti continuano a saltare, non parteciperemo alla ripresa di “Magazzino 18” con Simone Cristicchi, in programma a Gorizia e Udine, ad esempio. Noi professori dell’Orchestra sinfonica non ci stiamo a questo progressivo e, a nostro modo di vedere, scientificamente programmato smantellamento della maggior realtà musicale della Regione, seconda solo al Teatro Verdi di Trieste, che di questo passo si ritroverà ad avere il monopolio della scena musicale regionale». Torrenti, in risposta, rassicura: «Come Regione abbiamo espresso in tutti questi mesi, parlando più volte con i musicisti, l’intenzione di ridare un progetto più preciso a questa realtà nei confronti del panorama artistico complessivo. La Regione aveva fatto molti investimenti su quest’orchestra, ma non c’è ancora un profilo certo e non per niente di tanto in tanto viene messa in discussione. La nostra proposta è creare un nuovo posizionamento nel panorama culturale attraverso una serie di azioni che possano garantire qualità. Non credo che nessuno si possa offendere se, proprio per creare sicurezze per il futuro, viene messo su un piatto d’argento la possibilità di una formazione adeguata».

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