La Regione sfratta il Mini Mu e reclama l’edificio all’ex Opp

Stop all’attività del Museo dei Bambini dal 30 novembre. Ma i gestori dello spazio lanciano un appello: «Fateci proseguire l’esperienza apprezzata dalle famiglie»

TRIESTE Il MiniMu, il Museo dei Bambini di Trieste, dovrà lasciare entro il 30 novembre la palazzina dove svolge le attività dal 2008, nel parco di San Giovanni. Ma l’associazione culturale Gruppo Immagine che gestisce lo spazio fa ora appello alla Regione, da dove è partito lo “sfratto”. La richiesta è di restare o, in alternativa, avere a disposizione un’altra sede. Inoltre si chiede un po’ di elasticità nei tempi visto, in questo momento, gli ambienti è particolarmente complesso.



«Abbiamo ricevuto comunicazione dall’Erpac che dobbiamo andarcene, anche se non ci è stata fornita una spiegazione chiara - racconta Ferruccio But, vicepresidente dell’associazione Grupo Immagine -. Si parla solo di «altre finalità di pubblico interesse», anche se questo museo da anni rappresenta un punto di riferimento per tante famiglie e anche nel 2020, nonostante il Covid, ha registrato ben 2.700 presenze. Già la scorsa primavera abbiamo chiesto un incontro con gli uffici della Regione, che però non è mai avvenuto».

Il MiniMu ha aperto i battenti il 15 novembre 2008, con la mostra “fare dal nulla” opere di Bruno Munari dalla collezione di Adalberto Mestre e con i saluti istituzionali di Maria Teresa Bassa Poropat, allora presidente della Provincia di Trieste, e di Franco Rotelli, a quel tempo direttore dell’Azienda Sanitaria Triestina. Poi le convenzioni sono state costantemente rinnovate. «Anche se i primi anni con firma triennale e poi annuale - prosegue But -, cosa che rendeva difficile la programmazione e la partecipazione ai bandi. Ma siamo sempre andati avanti con entusiasmo, alimentato anche dai tanti bambini che hanno partecipato alle nostre iniziative». Nelle scorse settimane la mail spedita alla Regione, con la richiesta di un incontro e l’appello a non chiudere, è stata inviata anche ad altri soggetti, per sensibilizzare più persone possibili sul tema. «E abbiamo chiesto all’Erpac, anche alla luce dell’attuale situazione di emergenza sanitaria, di poter prorogare la nostra permanenza a marzo 2021. Questo trasloco, adesso, risulterebbe traumatico, uno sforzo enorme, soprattutto perché non ci è stata proposta un’alternativa. E ricordo che abbiamo sempre pagato l’affitto, che è di circa 600 euro al mese, oltre alle spese. Credo che una soluzione eventuale dove poterci trasferire, sarebbe stata di grande aiuto».

But ricorda anche alcuni dati: in media ogni anno sono state allestite 12 mostre, e promossi 15 eventi e 70 laboratori, per una presenza di 5 mila visitatori. «Abbiamo attestati di stima da più parti, anche dal Comune e dalla circoscrizione, e a modo nostro abbiamo contribuito a una diversa visione del parco di San Giovanni, per farlo riscoprire a tantissime persone. Chiediamo solo - conclude - un aiuto e una nuova possibilità». —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo