La Regione: «Non chiuderemo la cardiochirurgia»

Le rassicurazioni dell’assessore regionale sul piano sanitario. Ma il Pd prepara una mozione: «Adesso però discutiamo dei contenuti del libro verde»
«Questi allarmi sono assolutamente fuori luogo. Qui non si tratta di togliere nulla a nessuno ma, anzi, di dare qualcosa in più a tutti in termini di qualità. L’operatività della Cardiochirurgia non è mai stata messa in discussione, non sta scritto da nessuna parte». S’è preso un pugno di minuti e non di più Vladimir Kosic, il superinvitato del Consiglio comunale di ieri sera. Conciso, a tratti brutale, l’assessore tecnico alla sanità della giunta Tondo ha assicurato - davanti al massimo organo rappresentativo di quella che è pure la sua città - che quel Libro verde sul futuro sistema socio-sanitario della Regione, diventato di colpo famoso in questo primo scorcio di marzo, non si tradurrà in un libro nero per la Cardiochirurgia di Trieste. Kosic era atteso alle 19.30. Previsione condita da eccesso di ottimismo giacché a Udine la seduta della giunta regionale era in agenda per metà pomeriggio. Così i consiglieri comunali di maggioranza e opposizione hanno stiracchiato l’ordine del giorno fino alle 20.30. Roberto Dipiazza, che aveva evidentemente aspettato solo l’arrivo dell’assessore, l’ha salutato e quindi ha preso congedo, beccandosi in contumacia l’ironia del capogruppo del Pd Fabio Omero il quale ha ricordato come il sindaco sia il «primo tutore della sanità cittadina».


Poi la scena è stata tutta per Kosic. «D’ora in avanti - ha detto - vorrei che si facesse sul libro verde un confronto molto franco, ma senza pregiudiziali. Ci sta anche il dissenso, ma che questo sia sul merito, altrimenti non si fa un buon servizio pubblico». E via con quel chiaro di luna su Cardiochirurgia che «non sta scritto da nessuna parte, eppoi gli interventi in campo cardiologico sono talmente crescenti che non sarebbe possibile. Vorremmo promuovere, questa sì, una maggiore osmosi tra le diverse realtà regionali, attraverso un maggiore scambio di informazioni, e per questo faremo un discorso con i rispettivi direttori generali. C’è, quindi, l’intenzione di rafforzare il lavoro delle due sedi».


La morale del discorso è: aumenta l’età media dei cittadini di questa regione, e aumenta con essa l’incidenza delle patologie cardiologiche sulle quali dare risposta alla gente che ci vive. Al di là del milione e 200mila euro di popolazione regionale che stride con il milione e mezzo di bacino per ogni «hub» ad alta specializzazione. I numeri infatti - come ha specificato dopo l’intervento di Kosic il dottor Fabio Samani, funzionario dell’Agenzia regionale della sanità - dicono che dal 1995 al 2007, su scala Fvg, le «dimissioni con coronarografie diagnostiche» sono passate da 2.600 a 4.300 l’anno, mentre le «procedure di angioplastica» sono salite da 739 a 1.738 l’anno. E ancora le «dimissioni con diagnosi principale di infarto miocardico» erano 1.691 nel ’95, sono arrivate a 2.960 nel 2007. La statistica dunque farebbe a pugni con una sola Cardiochirurgia. Occhio, però, ha ammonito in chiusura Kosic, perché non di sola Cardiochirurgia parla il Libro verde. «Quello che vorremmo fare - così l’assessore - è accompagnare la comunità regionale verso un punto d’approdo socio-sanitario complessivo, affinché si condividano obiettivi comuni al di sopra delle parti. Chiediamo ai rapppresentanti degli enti locali e agli stessi professionisti di dare il loro contributo, senza pregiudiziali appunto, bensì nel merito».


A quel punto, stando agli accordi della vigilia, ci sarebbe potuta stare una riunione dei capigruppo finalizzata a una serie di domande da girare a Kosic, come sollecitava Omero. «Va bene - ha replicato un impenetrabile Kosic - se è una strategia per distruggere la resistenza fisica...». «L’assessore è stato puntuale e preciso - ha preso immediatamente la parola il capogruppo di Forza Italia Piero Camber - e pertanto non riteniamo sia necessario continuare a trattenerlo. Lo ringraziamo e può finire qui, anche perché era di Cardiologia e non di altro che dovevamo discutere stasera».


«Nessuno vuole tenerla qua e stancarla più del dovuto - ha ribattuto Omero guardando negli occhi Kosic - ma crediamo che Malpensa insegni come più di un hub non funzioni. Avremmo bisogno di maggiore chiarezza e quindi chiediamo che l’assessore Kosic venga reinvitato qui per un dibattito generale meno blindato di quello odierno. Al di là di Cardiochirurgia, sono tutte le alte specializzazioni a essere messe in discussione dal Libro verde».


La proposta Camber, di liberare l’assessore regionale, è passata con i voti di tutta la maggioranza più i sì di Luciano Kakovic del Pd e Marino Andolina e Iztok Furlanic di Rifondazione.


«Nelle prossime ore - non ha mollato Omero - presenteremo comunque una mozione che impegni la giunta e il Consiglio comunale a produrre come vuole la norma un documento con osservazioni sull’intero piano socio-sanitario».


«Non ho motivo di dubitare delle parole dell’asssessore Kosic - gli ha fatto eco Emiliano Edera della Lista Rovis - ma sottolineo come in conferenza dei capigruppo si fosse detto che si sarebbe affrontato anche l’argomento dell’eventuale chiusura delle scuole di specializzazione. Ma qui non c’è stata alcuna risposta». All’intervento di Kosic in Consiglio comunale ha presenziato pure, tra i panchetti del pubblico, il medico e consigliere regionale del Pd Sergio Lupieri, «preoccupato» dal Libro verde «là dove si parla della volontà di passsare dalle tre aree vaste da 400mila abitanti a un hub unico. Bisognerebbe invece tener conto delle liste d’attesa di Cardiochirurgia e Neurochirurgia, che giustificano non accorpamenti ma potenziamenti delle strutture esistenti, considerando anche la crescente casistica delle patologie».

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