la Regione Fvg pronta a chiudere i negozi a Natale e Pasqua
TRIESTE. Il terziario del Friuli Venezia Giulia vede la luce in fondo al tunnel. Fioca, non ancora ben definita, ma effettiva. Frenata solo da una pressione fiscale tuttora insopportabile. Tanto che la Regione si sta muovendo per dare fondi e contenuti a una ripresa piena del comparto. Il vicepresidente Sergio Bolzonello, alla presentazione della indagine trimestrale realizzata da Format Research, ha detto forse anche più di quello che avrebbe voluto. Ma l’occasione lo imponeva. «All’inizio del 2016 - ha anticipato l’esponente della giunta Serracchiani - arriveranno nuovi canali contributivi, e in particolare 10 milioni per le infrastrutture turistiche (intese come alberghi, ndr) e 2 milioni per investimenti nei negozi, e un decreto legge sul terziario, da calendarizzare il prossimo febbraio, che conterrà tra l’altro nuove norme sulle chiusure obbligatorie delle attività nelle località non turistiche».
Se l’intervento a favore di alberghi e strutture ricettive, come spiega il vicepresidente, «intende sfruttare il volano offerto dallo straordinario riconoscimento di Lonely Planet al Friuli Venezia Giulia, al quarto posto al mondo tra le méte regionali», altra cosa è il ripristino delle chiusure obbligatorie nei giorni festivi, già oggetto di polemiche al calor bianco tra i sindacati e gli imprenditori che sostengono il liberalismo a 360 gradi. Stavolta il dibattito, però, non è regionale ma nazionale. «Non ci faremo trovare impreparati e predisporremo una norma che consenta di recepire immediatamente la nuova legge nazionale sugli orari dei negozi. Siamo convinti che si debba necessariamente rispettare il giorno di festa almeno in 6-7 giorni dell’anno a partire ovviamente da Natale e Pasqua».
Mentre si attende la reazione soprattutto dei grossi gruppi che operano nel terziario, quelli del 365 giorni di apertura su 365, arrivano anche dati positivi. È vero che il 90% del terziario regionale continua ad avvertire l’elevata tassazione come un vero e proprio impedimento alle possibilità di sviluppo, ma allo stesso tempo, come si evince dall’articolata indagine, illustrata ieri dal direttore scientifico di Format Research, Pierluigi Ascani, non mancano segnali di inversione di tendenza. In particolare si riduce il saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni. In Fvg a fine 2015 si prevede la nascita di 5.988 nuove imprese e la cessazione di 7.026 attività, per un saldo negativo di -1.038 imprese (-175 del terziario e -863 negli altri settori), un dato che, seppure ancora negativo, vale un terzo rispetto al -3.500 di fine 2014.
Ancora: continua a crescere, nel terzo trimestre del 2015, la fiducia delle imprese del terziario Fvg sull’andamento dell’economia italiana e sulla stessa, propria attività. Se non bastassero gli indicatori, per il quarto trimestre consecutivo, è stato detto ieri mattina, le imprese della regione giudicano in aumento il livello dei ricavi e per la prima volta dopo il lungo periodo di crisi si assiste a un deciso miglioramento dell’indicatore relativo alla situazione occupazionale (il 9% degli operatori ha già usufruito delle agevolazioni del Jobs Act e ben 8mila dei 90mila contratti a tempo indeterminati in più tra gennaio e agosto rispetto allo stesso periodo del 2014 sono stati fatti in Fvg, tra i più “virtuosi” a livello nazionale.
In un’ipoteca classifica del recupero, volano Trieste e Udine, mantiene posizioni Pordenone mentre, è stato osservato di fronte a più indici di crisi, chi è ancora decisamente malmessa è Gorizia.
Buone news anche nel rapporto con le banche, anello fondamentale per qualsiasi azienda. Tra queste, il 47% ha ottenuto il finanziamento dell’ammontare richiesto, migliorando di almeno un paio di punti i dati precedenti. «Ci sono vari riscontri che ci fanno intravedere la luce - sottolinea il presidente di Confcommercio Fvg Marchiori - quello che chiediamo alla politica è di lavorare per il bene comune andando oltre le divisioni di schieramento».
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