La Regione Fvg: «O Roma ci aiuta o niente assestamento»
TRIESTE Il bilancio regionale è ingessato e Barbara Zilli, assessore alle Finanze, rilancia l’allarme: o lo Stato prende atto delle risorse tributarie in picchiata per il Friuli Venezia Giulia causa coronavirus e conseguente catastrofe economica o la Regione non riuscirà a varare una manovra di assestamento e si dovrà limitare a storni interni ai singoli capitoli.
Concetti ribaditi al termine della seduta della giunta, riunita ieri a Udine nella sede della Camera di commercio, per l’approvazione in via preliminare del documento. Già a inizio settimana Zilli, nell’annunciare il lavoro avviato, aveva informato che si sarebbe potuto trattare di una manovra solo tecnica, «basata su una migliore allocazione delle risorse e della spesa, senza margini per operare scelte strategiche né per la seconda parte del 2020 né per l’inizio del 2021, visto che non abbiamo ancora comunicazione della disponibilità dello Stato a venire incontro al minor gettito per i bilanci della Regione». Senza dimenticare le spese impreviste anti-Covid. Dalla Regione è stato inviato al coordinatore della commissione Protezione civile della Conferenza delle Regioni l’esborso in sanità sostenuto durante l’emergenza: tra costi diretti e minori ricavi, per il Fvg ci si aggira tra i 150 e i 160 milioni. Un quadro che ha costretto gli assessori «a limitarsi a operazioni di storni interni secondo criteri di priorità che sono stati condivisi. Di fatto – riassume Zilli – non siamo di fronte a un assestamento di bilancio, ma a una responsabile presa d’atto della situazione di difficoltà nella quale ci troviamo ad operare».
Vie d’uscita? Due le variabili: l’ammontare del riparto del fondo del Decreto Rilancio per le Regioni speciali e la quantificazione della somma sempre statale riconosciuta per le spese sanitarie legate alla pandemia. «Attualmente – ricostruisce Zilli – il riparto del fondo previsto per il Fvg ammonterebbe a 220 milioni e non sarebbe quindi sufficiente, anche se prendesse concretezza l’apertura del Mef all’incremento di un ulteriore miliardo di euro». Difficile, tuttavia, essere ottimisti: «Non sono certi tempi e modalità di questo intervento e comunque non verrebbe garantita la copertura della stima di 700 milioni di minori entrate del nostro bilancio, che sta a fondamento della richiesta del governatore Fedriga della cancellazione del contributo straordinario alla finanza pubblica per l’anno in corso». Tanto meno basterà il riparto per il Fvg degli attuali 500 milioni previsti per il Tpl, «soldi insufficienti a far fronte alle perdite delle aziende e a coprire le esigenze organizzative del trasporto studenti». —
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