La Regione Fvg: «Ezit verso la liquidazione»
TRIESTE L’Ezit è morto, viva l’Ezit. L’Ente zona industriale di Trieste è diretto verso una probabile «liquidazione», dichiara la presidente della Regione Debora Serracchiani, da cui risorgerà un nuovo soggetto. È quanto emerge dalla giornata di ieri in consiglio regionale, rilevante su questo fronte per due ragioni: la prima è una riunione fiume della presidente e del vicepresidente Sergio Bolzonello con i vertici dell’ente e i portatori d’interesse, la seconda è una norma approvata in aula che trasferisce la gestione di circa 10 milioni di fondi statali dall’Ezit alla Camera di commercio di Trieste. La ricerca della giunta per «un’ipotesi percorribile», però, desta la preoccupazione di Forza Italia e M5S.
La riunione Al tavolo sulla crisi dell’Ezit convocato dalla giunta hanno partecipato i sindaci di Trieste, Muggia e San Dorligo della Valle, i vertici dell’ente, le categorie economiche e i sindacati. Al centro della discussione, inevitabilmente, la difficile situazione economica dell’ente, aggravata da una cartella esattoriale da 8 milioni di euro recapitata da Equitalia. «Ci mettiamo a disposizione per trovare una soluzione in tempi rapidi, considerata l’importanza che l’Ezit riveste per Trieste e l’intera regione - ha affermato la presidente -. Gli obiettivi da perseguire non possono che essere la messa in sicurezza dei lavoratori, la conservazione del cospicuo patrimonio dell’ente e la gestione dei servizi e dell’attività, puntando nel contempo a rendere attrattiva l’area per gli investimenti».
Un nuovo ente Per Serracchiani «l’ipotesi maggiormente percorribile è quella di una liquidazione, che consentirebbe da una parte di garantire una continuità operativa, dall’altra di “congelare” la situazione finanziaria, permettendo di valutare quale strada perseguire e quale contenitore utilizzare per conferire il patrimonio dell’ente». Ha aggiunto Bolzonello: «L’intento non è assolutamente quello di affossare l’Ezit ma di scegliere il modello di un nuovo soggetto che porti avanti le sue funzioni».
Cosolini: «Sia l’Uti» Il sindaco Roberto Cosolini la vede così: «Se l’Ezit giunge al capolinea non è solo e non tanto per l’assurda vicenda della cartella esattoriale quanto perché le sue caratteristiche storiche di ente pubblico non economico che vende pezzi di patrimonio per pagare il funzionamento corrente non sono più praticabili». In prospettiva, per Cosolini l’unico modo per garantire continuità all’impegno di Ezit è l’Uti: «Ovvero un ente territoriale, che può assumere le funzioni pubbliche di pianificazione del territorio industriale, di sua gestione e manutenzione, di finalizzazione del patrimonio pubblico costituito dall’ente per creare sviluppo».
In aula Nel frattempo il consiglio regionale ha approvato il ddl 116, contenente un norma vitale per l’Ezit: la capacità dell’ente di gestire i circa 10 milioni di fondi statali per l’area viene trasferita alla Camera di commercio. Il consigliere forzista Bruno Marini ha chiesto: «Sembra un preludio alla chiusura dell’ente. Come e dove intendete portarne le procedure?». Analoghi i dubbi di Cristian Sergo di M5S. Bolzonello ha risposto: «Trasferire i fondi è l’unico modo per impedire che Equitalia li pignori. La Camera è una soluzione temporanea».
L’allarme di Savino Scrive la coordinatrice di Forza Italia Sandra Savino: «C’è un patrimonio di 100 milioni di euro che non deve finire in alcun calderone regionale, perché appartiene al territorio triestino. Quindi sarebbe stato auspicabile che la Regione concedesse un prestito ponte all’Ezit per poter risolvere il contenzioso con Equitalia potendo continuare in questo modo la sua mission per lo sviluppo economico dell’area giuliana». Per Savino la Regione potrebbe ricorrere a un prestito ponte o «votare il mio emendamento in proposito alla legge di stabilità. Ma il dubbio, visto quanto accaduto oggi, è che la volontà del Pd e dei suoi sommi vertici sia un’altra: a tutto danno di Trieste».
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